Luigi Grassia, la Stampa 3/10/2012, 3 ottobre 2012
UN’ALTRA STANGATA IN BOLLETTA SOVVENZIONI A CHI BRUCIA IL GAS
Sta per scoppiare un’altra bomba nelle bollette elettriche, e come al solito saremo noi consumatori ad andarci di mezzo. Se non cambia qualcosa, non solo ci troveremo a pagare l’extra (pesante) che tutti quanti già versiamo in tariffa per sovvenzionare le pur benedette energie rinnovabili, ma in più pagheremo anche un altro extra per sovvenzionare i produttori tradizionali di energia (gas, petrolio e carbone) mandati fuori mercato dalle stesse rinnovabili sovvenzionate. Soldi nostri in tasca agli uni e agli altri produttori concorrenti. Ma purtroppo c’è dietro una logica da cui non sarà facile districarsi.
La spia rossa si è accesa l’altro giorno quando i numeri di Snam Rete Gas hanno segnalato che in Italia a settembre c’è stato un crollo dei consumi di gas dell’11,7% rispetto al settembre di un anno prima. Niente di strano, si potrebbe obiettare, c’è la crisi economica. Però se si va a scorporare i dati, si scopre che i consumi privati in un anno sono scesi appena dello 0,8%, quelli industriali di un non traumatico 4,3% mentre il vero crollo è stato nella domanda di gas dalle centrali elettriche, quasi un -20% (di preciso -19,4%). Come è stato possibile? Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, spiega che «è enormemente aumentata l’incidenza delle energie rinnovabili (sole, vento, biomasse) che ha tolto spazio al gas». Di per sé questa è una buona cosa per l’ambiente, ma il problema è che le centrali a gas negli anni scorsi sono spuntate come funghi, per evitare il ripetersi di black-out come quelli del 2003 e del 2006. Queste centrali sono nuove, non sono ancora ammortizzate, ed essendo tante (troppe) già quando l’economia andava bene, avevano una quota di utilizzo degli impianti molto bassa. Adesso che questa quota si abbassa in maniera strutturale, perché guadagnano spazio le rinnovabili sovvenzionate, le compagnie elettriche sono in coda presso l’Autorità di settore per chiedere il «capacity payment», cioè (in sostanza) una sovvenzione per compensare il sottoutilizzo degli impianti che hanno costruito. Ecco allora che per noi consumatori si profila il rischio di pagare due volte. Davide Tabarelli condanna la «scelta sgangherata di aver convertito troppo in fretta il sistema energetico italiano alle rinnovabili quando molti impianti tradizionali erano ancora nuovi e non ammortizzati». Sia chiaro: la scelta strategica a favore delle rinnovabili è giusta ma non è detto che la sua applicazione pratica sia sempre saggia.
Per scendere nei dettagli esistono due «capacity payment», a lungo e a breve termine, e bisogna specificare. Quello a lungo è un meccanismo che scatterà nel 2017 ma attorno al quale l’Autorità per l’energia e il gas sta già lavorando adesso, «per evitare fenomeni di speculazione e minimizzare l’impatto - dice il commissario Alberto Biancardi - . Avremo a breve una consultazione pubblica con gli operatori». Ma c’è anche una specie di equivalente funzionale a breve termine del capacity payment, che funziona già tutti i giorni e minaccia di far impennare da subito le spese in bolletta. Ecco di che cosa si tratta. Le fonti rinnovabili essendo naturali sono instabili, perché il sole e il vento possono esserci o non esserci, non si programmano. Per coprire questi sbalzi, le centrali tradizionali devono essere tenute sempre pronte, in standby, in modo da poter sopperire. Ma tenerle sempre accese rappresenta comunque un costo, anche se non producono. Ecco perché viene loro riconosciuta una specie di «capacity payment». Con l’esplosione delle rinnovabili nell’ultimo anno l’instabilità del sistema si è accentuata e più impianti tradizionali devono restare in standby. Nel decreto sviluppo è stato inserito un emendamento a nome di Stefano Saglia che riconosce ai produttori termoelettrici il diritto a ricevere un extra (per la precisione a essere remunerati in base alla potenza installata e non in base alla loro produzione effettiva, che diminuisce per la concorrenza con il fotovoltaico e per i consumi che crollano). L’emendamenti stabilisce che questa remunerazione extra deve avvenire a costi invariati per le famiglie, lasciando all’Autorità di settore il compito (impossibile) di quadrare il cerchio. La contraddizione sembra insuperabile ma il commissario Biancardi dice che «stiamo lavorando da mesi per affrontare il problema sia a breve sia a lungo termine. Per quanto riguarda l’emendamento Saglia ci dovrebbero essere novità entro fine ottobre».
E già si profilano altri carichi extra in bolletta. Sempre per rafforzare il sistema reso instabile dalle energie rinnovabili, la compagnia Terna che controlla la rete elettrica vorrebbe costruire una quantità di batterie e accumulatori (pagherebbero gli utenti). «Su questo - dice Biancardi - con Terna c’è un confronto dialettico».