Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  settembre 30 Domenica calendario

A CHONGQING LA CRISI NON ESISTE

Il miracolo economico ha traslocato nel cuore della Cina, a Chongqing, per quattro anni feudo politico dell’ex segretario cittadino espulso dal partito comunista della Repubblica popolare cinese. La fine di Bo Xilai forse non basterà a travolgere il suo "modello Chongqing" sul quale si è scagliata l’ira dei vertici di Pechino, almeno in quella parte che ha innescato lo sviluppo inarrestabile della città più grande del Paese.
C’è chi ne raccoglie i frutti, come quei cinquecento imprenditori della città di Wenzhou (provincia dello Zhejiang) che, noncuranti del calo nazionale dei profitti dell’industria – meno 6,2 % in agosto sullo stesso mese del 2011 – da grandi protagonisti di questo miracolo locale, hanno dato un ricevimento di gala all’Hotel Meridien. Si è brindato alle Feste della Luna e della Repubblica ma, soprattutto, alla crescita dei "loro" profitti che sgorgano copiosi dagli investimenti fatti , con timing perfetto, già sei-sette anni fa in questa megalopoli da 38 milioni di abitanti sullo Yangtze elevata, nel 2007, al rango di municipalità autonoma.
Il resto della Cina rallenta e fa i conti con i continui ribassi delle attese di crescita per il terzo trimestre consecutivo. Loro, i wenzhouren trapiantati a Chongqing, continuano ad arricchirsi gloriosamente. E si capisce: il Pil dell’area nel 2011 è cresciuto del 16,5%, più del doppio del Paese. Hanno annusato la vera corsa all’oro, il real estate, in una realtà urbana che assorbe 300mila nuovi abitanti all’anno, in arrivo dalle aree più interne e arretrate, e si sono fiondati sugli affari immobiliari.
I complessi residenziali in cantiere hanno nomi evocativi: Central district, Elegance, Riverfront, Living of elegance, e sorgono ai bordi di un’area metropolitana tentacolare che, entro il 2020, si dice, guadagnerà altri 10 milioni di abitanti. Qui, a Chonqing, la corsa dell’economia non si fermerà tanto presto. Nella prima metà del 2012 il volume totale dell’import-export è stato di 25 milioni di dollari, il doppio dell’anno precedente. L’export è cresciuto del 2,5%, l’import del 77,4. La Liangjiang Xinqu two rivers trade zone va a pieno ritmo, il costo del trasporto cargo, molto competitivo, è sceso del 14% e promette di calare nei prossimi tre anni del 10%. Il porto di Anversa ha appena siglato un protocollo d’intesa per la dogana semplificata.
«Quest’area sta soppiantando Shenzhen per la produzione di computer, nel 2011 ha sfornato dieci milioni di auto, il 10% del Paese, e prodotto il 25% dei motocicli del mondo, il Pil è stato di un trilione di renminbi, in crescita del 16,5%, facendo di Chongqing l’area prima per attrattività di investimenti diretti stranieri - dice Xin Liu, direttore dell’Mba dell’Università di Chongqing agli allievi della Summer school della Bicocca, università milanese gemellata con Chongqing - e, soprattutto, qui esiste anche un mercato locale che assorbe parte di ciò che si produce».
Ma Pan Wei, wenzhouren purosangue, è un po’ in ansia per certi suoi affari: «Bisogna sperare – dice – che l’economia cinese non rallenti troppo». Logico che faccia il tifo per uno dei quattro capisaldi del "modello Chongqing": lo sviluppo del l’edilizia popolare, come il progetto da 600mila appartamenti a prezzo agevolato in grado di "aggiustare" le quotazioni del mercato, perché precisa Xin Liu «chi guadagna 30mila renminbi all’anno non ha mezzo milione per comprare in vent’anni un modesto bilocale e se ha più di 40 anni non trova chi gli fa credito». Il mercato non deve bloccarsi, la "Chonqing vivibile" dell’ancora popolare Bo Xilai, il cui fantasma circola per la città, tanto che un libro intitolato "L’incidente di Chongqing" dà la colpa della sua caduta alla moglie e al figlio, s’ha da fare. Milioni di cinesi poveri aspettano di occupare un appartamento al prezzo giusto, da riscattare e trasferire in eredità ai figli e Pan Wei, dal canto suo, deve pur vendere i suoi residence extralusso.