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 2012  settembre 29 Sabato calendario

EURO BUONO SOLO PER IL NORD EUROPA

L’Italia è affetta «da un’ossessione monetaria»; una sindrome che ha colpito «i Ciampi, gli Amato, i Prodi, i Monti». E li ha spinti a compiere «una scelta tecnica irrazionale: stare nell’euro», una valuta «buona per il solo Nord Europa», a cui questi «politici responsabili» si sono abbarbicati «crocifiggendo l’economia del paese».

Il motivo? «Questione di falsa identità»; i politici italiani e sudeuropei «hanno caricato di enorme valore simbolico il fatto di essere membri di un circolo monetario del Nord Europa». Ma Italia, Spagna e Grecia non sono la Germania e «la loro economia» funzionerebbe molto meglio «con una valuta più adatta» ai loro sistemi. Per questo «l’Italia è a crescita zero». Il linguaggio di Edward N. Luttwak è essenziale. Zero fronzoli e dritti al punto; anche se fa male. ItaliaOggi lo raggiunge nella sua dimora, negli Stati Uniti. Luttwak non schiva alcuna domanda, ma da stratega militare focalizza gli obiettivi con una precisione delle «italiane cose» che lascia di stucco. Esperto di geopolitica ed economia internazionale, conosce il Belpaese come le sue tasche: «È ingessato dalle caste, ha costi troppo alti per essere competitivo», dice. E, con il ghigno di un bulldog, sferza: «Marchionne guarda agli Usa, perché non c’è nessuno in Italia disposto a investire sulla Fiat».

Domanda. Partiamo dall’euro e dall’Europa. Vista dagli Usa, come vede la crisi dell’Unione?

Risposta. È una crisi dovuta al fatto che i governanti dei paesi del Sud Europa si ostinano a fare di tutto pur di rimanere con una valuta che va bene per il Nord Europa. E ciò rende i paesi dell’Europa del sud non competitivi. Oggi, queste nazioni hanno un doppio problema di debito: hanno il debito pubblico, ma hanno anche titoli di debito e obbligazioni di stati ultra-indebitati nella pancia delle loro banche.

D. Solo un problema di debito?

R. Niente affatto. Se venisse un angelo dal cielo a togliere loro il debito rimarrebbe ancora il problema di fondo: la non competitività. In Grecia e altrove nulla è stato fatto per aumentare la competitività; i paesi del Sud Europa sono sempre più ingessati da regole. Hanno economie bloccate da istituzioni obsolete. Come in Italia è il notariato. I notai, come tutte le altre caste professionali, devono essere pagati molto. E prendendo molti soldi rendono molto competitive le nazioni che non hanno questo problema. In secondo luogo, i paesi sudeuropei hanno un costo del lavoro da record. Sono quindi economie ingessate da regole e da istituzioni obsolete che non hanno riformato. Quindi sono economie non competitive. Se anche non ci fosse un centesimo di debito, avrebbero comunque il problema della crescita, bassa o nulla, e della elevata disoccupazione.

D. Dunque, il problema sarebbero le caste professionali?

R. Con costi alti si esporta poco e si importa molto. Non ci sono margini per fare impresa. Dall’inizio della crisi a oggi i governi del Sud Europa, per rimanere nell’euro in cui non dovrebbero stare, hanno aumentato i costi nei loro paesi. Con nuove tasse. Vede, in Nord Europa l’imprenditore è uno che si dà da fare per prosperare. In Sud Europa, invece, l’imprenditore deve scavalcare ostacoli inutili ogni giorno, per sopravvivere.

D. Quindi, chi è il colpevole?

R. Il vero problema dei paesi sudeuropei è il rifiuto della politica ad accettare che non sono paesi del Nord Europa. Non ne hanno i sistemi e le performance. Ma per i politici stessi è una questione psicologica, di identità, una falsa identità nordeuropea. Di più: con le loro politiche, i governanti dei paesi mediterranei stanno crocifiggendo le loro economie. Inchiodano le loro società sulla croce di questa ossessione monetaria.

D. Ossessione monetaria?

R. Esatto. Vede, ogni nazione deve scegliere razionalmente la sua valuta. La scelta non va fatta sulla base di un senso di identità. Invece, i politici hanno caricato di un enorme valore simbolico il fatto di essere membri di un circolo monetario. L’economia italiana funzionerebbe molto meglio se, invece di essere nella zona euro fatta su misura per i paesi del Nord Europa, fosse in un’area monetaria più adatta alla sua economia.

Invece, il rifiuto di riesaminare quella che dovrebbe essere una scelta tecnica, la scelta monetaria, indica che per i politici italiani, e non solo, non si tratta di una scelta economica razionale, ma di una ossessione. Per questo la crisi resiste. Siete come chi vive in un’isola del Mediterraneo e vuole frequentare il circolo di un club di Amburgo. Il solo andare e venire ti manda in rovina_

D. La crisi economico-finanziaria, però, è partita dagli Usa. Washington è riuscito a esportarla dirottandola su paesi a elevato debito pubblico. E approfittando di un dollaro debole sull’euro ha agganciato la ripresa.

R. No, no, no! La crisi si è formata negli ultimi 20 anni. Negli Usa si è solo rivelata per prima; ma in America il governo ha potuto intervenire velocemente e in maniera decisiva. Negli Stati Uniti l’economia è in crescita da due anni. La verità è che l’imperatore era nudo, sia in America sia in Europa. Le banche americane e quelle europee erano entrambe esposte troppo, «troppissimo». Ma, in Usa, il problema è stato risolto da un governo che ha potuto stampare moneta. In Europa, questo non è possibile.

D. Si riferisce al fatto che la Banca centrale europea non è prestatore di ultima istanza come la Fed?

R. La Bce non è governata dagli europei. Forse è governata da Dio_ o dal diavolo! Non so. So però che non c’è nessuna assemblea che la governa. Quindi, nel cuore dell’Unione europea c’è un’istituzione non democratica. Questo è un sistema che può funzionare se tutti siamo ogni giorno molto fortunati_

D. Gli ordini di vendita di titoli di stato, però, spesso partono dalle banche e dai fondi Usa. O dai fondi pensione americani.

R. Guardi, gli ordini di vendita possono partire da ogni parte del globo. Dagli Usa, da Singapore, da Hong Kong. Chi guarda a questo fenomeno con sospetto è stupido in partenza!

D. Perché?

R. Perché il valore totale scontato di tutte le obbligazioni emesse da un qualsiasi paese è identico al valore totale scontato degli avanzi di bilancio futuri. Prenda l’Italia ad esempio: questo paese emette obbligazioni che oggi arrivano al 2039. Ora, se fai una proiezione degli avanzi di bilancio che l’Italia può avere fino al 2039, e li equipari elle emissioni effettuate; poi osservi che l’Italia non cresce vigorosamente e, dunque, non può tassare vigorosamente, sai già che le sue obbligazioni non potranno essere ripagate totalmente. Chi ha in pancia obbligazioni italiane ha perso oggi il 20% del valore. I bund tedeschi, invece, valgono oltre il 120%.

D. Quindi?

R. Quindi, non conta chi vende, se i fondi Usa o di Singapore. Ma contano le proiezioni nel lungo periodo degli avanzi di bilancio di un paese e la valutazione sulla solvibilità dello stato. Chiunque usa la parola speculazione per spiegare ciò che succede, deve ricordarsi che lo speculatore vuole vendere a guadagno, non in perdita.

D. Monti ha definito alle Nazioni Unite la crisi attuale la più pesante crisi della storia dell’Unione.

R. Ha ragione. E nessuno può definire meglio di lui la crisi, perché Lui è la crisi. Monti è un italiano molto «nordico», parla bene l’inglese. È molto competitivo. Ma governa un paese, che non parla l’inglese e non è competitivo. Quando vedi Monti non vedi la Sicilia, non vedi la costosissima provincia di Bolzano. E non vedi i magistrati di Taranto, che bloccano una fabbrica come nulla fosse, o il pm dell’Aquila che vuole condannare la scienza perché imperfetta (processo per le vittime del Terremoto, ndr). Monti insiste, mettendo un paese del Sud Europa in competizione con la Germania, il campione europeo dell’esportazione.

D. La ricetta secondo Monti è più Unione europea_

R. Da quando Monti e i suoi amici, quelli che io considero i «rispettabili» della politica italiana, hanno portato l’Italia nell’euro, il paese è a crescita zero. In Italia esistono politici «rispettabili» e «non rispettabili». I rispettabili sono i Monti, i Prodi, gli Amato_ Tutti costoro volevano essere riconosciuti come «veri europei», cioè nordeuropei. Volevano collocare l’Italia nel centro dell’Europa, con la Germania. Strappandola alla periferia. Così, una volta al governo, hanno portato l’Italia nell’euro. Ma, in Europa, non sono stati seguiti dagli italiani.

D. Euro come cicuta. Insiste sul punto.

R. Da quando l’Italia è in Eurolandia non cresce. È un fatto: scarso lavoro, zero aumento del reddito. Certo, gli italiani possono appiccicarsi la medaglietta dell’euro, ma non esportano più. Se questi politici rispettabili si guardassero in giro e facessero una scelta razionale, cambierebbero subito valuta. I greci avrebbero dovuto farlo subito. Gli spagnoli dovrebbero uscire ancor prima dell’Italia. In Spagna, il prossimo piano economico per restare nell’euro sarà quello di mangiare i bambini.

D. I bambini? Come i comunisti? (sorrido, ndr)

R. Non c’è da ridere! Gli spagnoli hanno un tasso di disoccupazione al 25%, la disoccupazione giovanile al 50% e una fertilità femminile media che sta andando a zero. E questo è l’equivalente funzionale del «mangiare i bambini». La loro popolazione si dimezzerà. Se non si tiene conto degli immigrati, non ci sono quasi più nuovi bebè. Il futuro della Spagna sarà senza spagnoli, però con l’euro.

D. Addirittura.

R. In agosto, gli hotel parigini erano pieni di greci e spagnoli. Godevano del poter godere di questi hotel che non potrebbero mai permettersi con la dracma o la peseta... Per questo, sacrificano la loro economia. Fuori dall’Europa non c’è economista americano o asiatico che pensi di questi paesi, che debbano essere nell’euro. E sa perché? Perché questi economisti sono liberi dall’ossessione euro.

D. Lei ha parlato di «rispettabili». Ciampi, Amato, Prodi, Monti, Letta...

R. Letta non lo classifico tra i «rispettabili». Ha troppo buon senso.

D. Beh, comunque sono stati tutti o quasi consulenti a contratto Goldman Sachs. I leader italiani hanno tutti un rapporto molto stretto con la banca d’affari americana. È normale?

R. Se segui questo filone sei un cretino!

D. Prima mi dà dello stupido e ora del cretino. Grazie per la stima, ma andiamo al punto.

R. Nel 1938 mio padre, da giovane, aveva un’impresa di import/export globale. Veniva spesso in Italia, amava molto Palermo in inverno, Venezia e Roma. Diceva sempre che gli italiani erano bravissime persone, ricche di talento, ma con un grande difetto nel 1938: volevano essere una grande potenza militare. Agli amici italiani, mio padre diceva: voi avete mille talenti, ma non quello di essere soldati feroci in guerra. Proprio come adesso, volevano essere nordeuropei, tedeschi, i tedeschi del 1938. Per questo hanno fatto le leggi razziali e la guerra. Ma voi italiani non siete tedeschi, né nel male né nel bene.

D. Andiamo al punto?

R. Stai pescando male! Goldman Sachs prende i consulenti migliori per fare business. Non è una congiura imperialista; è solo un business. A Goldman Sachs interessa, ad esempio, che qualcuno porti il comune di Napoli a emettere obbligazioni. Ma mettere l’Italia nell’euro non era certo nei loro piani.

D. Resta il fatto che un recente report Goldman Sachs pubblicato da Milano Finanza, spiega che la banca d’affari vorrebbe il Pd al potere.

R. C’è un gruppo di persone, a New York o a Londra, che vuole il Pd al potere? Beh, cosa c’è di strano? I banchieri desiderano sempre che ci sia in un paese il governo più stabile e meno rivoluzionario possibile. In Italia, tra Pdl, Pd e Grillo sarebbe strano che scegliessero Grillo. Cosa vuoi che scelgano se non l’establishment. E il Pd è l’establishment! Poi, diciamolo pure, chi se ne frega! Quando mai hanno influenzato le scelte di qualcuno?

D. Fiat ha acquistato Chrysler. Ma Washington sembra prendersi Fiat.

R. Washington non c’entra nulla con Fiat. La presidenza è soddisfatta della ripresa di Chrysler, ma Obama non vuole essere più coinvolto nel discorso auto. È un problema per Washington. Quindi ne uscirà al più presto. La verità è che Marchionne ha detto che non c’è nessuno in Italia disposto a investire su Fiat. L’Italia è una terra ingessata dalle caste professionali ed economiche. La terra dei taxisti e dei sindacati. Bisogna liberare l’Italia.

D. Cambiamo scenario. Le cosiddette primavere arabe stanno svelando un forte ingresso sulla scena della Fratellanza Musulmana in tutti i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Emergono con forza i salafiti.

R. In quei paesi c’è un bassissimo livello di educazione; manca il capitale culturale. La religione è interpretata fanaticamente. Andar li è come andare in visita turistica nel Medio Evo.

D. L’odio contro l’America è tornato sui media.

R. Questa lettura è un errore: non odiano l’America ma tutti i non musulmani. E odiano gli Usa perché è la potenza più grande tra i non musulmani. Per loro gli Stati Uniti sono la potenza cristiana più forte. Se non ci fossero gli Usa, odierebbero la Germania e la Francia. Poi l’Italia. E così via_

D. Israele sembra accerchiata da paesi in cui il wahabismo sunnita finanziato dai sauditi è diventato preponderante. Troppo coinvolta dalla minaccia iraniana, sta sottovalutando il pericolo?

R. I sauditi hanno speso molti soldi per diffondere oltreconfine la loro religione di stato. Che è la forma più estremista dell’Islam. Va detto, però, che il wahabismo è solo una forma del salafismo. E la minaccia viene dal salafismo tout court. I BoKo Haram in Nigeria, ad esempio, sono salafiti, ma non sono wahabiti. Il problema, dunque, è l’assenza di capitale culturale nella religione.

D. Che corto circuito legge?

R. Nel mondo islamico, più i musulmani percepiscono la loro subalternità rispetto ai cristiani, più il risentimento è forte. E più i salafiti avanzano. Ovunque la componente di popolazione musulmana è «perdente» c’è violenza. Succede anche contro i buddisti, in Tailandia.

D. Ma perché nessuno punta il dito contro i soldi sauditi, che finanziano il radicalismo wahabita?

R. I sauditi continuano questa grande nefasta diffusione della loro religione di stato. Nessuno lo dice perché i paesi laici si vergognano di parlare di religione nelle loro relazioni internazionali. E non condannano le religioni violente; non impediscono per legge il culto di derive estremiste. L’ambasciata italiana al Cairo, ad esempio, non mi risulta abbia un attaché per le religioni, mentre ne ha per l’economia, l’energia, l’agricoltura, ecc.

D. E perché Israele grida al pericolo Iran e Hezbollah, di matrice sciita e minoritario rispetto ai paesi wahabiti, che ormai la circondano?

R. Tel Aviv lancia allarmi sugli armamenti. Non lo fa sul diffondersi delle ideologie. Vedi, è da 60 anni che Israele cresce demograficamente. La sua popolazione è aumentata di dieci volte. Il suo pil di cento volte. È un paese prospero: cresce a un ritmo del 4% l’anno. Funziona con buon governo. Oggi Israele ha la minaccia iraniana, ieri ne aveva un’altra. Domani ce ne sarà un’altra ancora.

D. Israele cresce battuta da venti di guerra, l’Italia è inchiodata in un alveo di pace?

R. Se Israele avesse adottato come propria valuta la corona danese, o l’euro, oggi avrebbe zero crescita e disoccupazione altissima. Ma non l’ha fatto. Stanley Fisher, capo della banca centrale, suda 7 camicie per deprimere lo Sheqel.

D. La Siria è abbandonata a se stessa. Tutte le missioni di mediazione sono fallite. E l’opposizione a Bashar al-Assad, di stampo salafita, non è più rassicurante del dittatore attuale. Che sta compiendo massacri. È peggio della Libia?

R. Già, l’opposizione ad Assad non rassicura affatto. Ma lo scenario è diverso rispetto a quello libico. In Libia c’è la frammentazione tribale, in Siria c’è la frammentazione etnica. Ci sono i curdi che vogliono l’indipendenza, i sunniti spinti da potenze estere nefaste, gli alauiti, gli ismailiti, i drusi, i cristiani maroniti. E c’è Assad, un dittatore assoluto, ma liberale nella vita quotidiana, per le donne _

D. I governi, prima di una qualunque azione bellica, stanno attendendo l’esito delle presidenziali americane di novembre, delle elezioni politiche di gennaio in Israele, e delle elezioni presidenziali di primavera in Iran?

R. Non penso. Il fatto è che Assad resiste. Non si arrende; gli alauiti non si arrendono. Mentre i ribelli combattono con l’aiuto di potenze esterne nefaste. Il governo turco di Erdogan, ad esempio, è sempre meno un governo laico e sempre più un governo sunnita. La Turchia subisce una islamizzazione strisciante, perfino nella vita municipale. Erdogan appare sempre più come un sunnita di stretta fede, allineato alle altre potenze sunnite contro il non sunnita Assad.

D. Quali sono le potenze sunnite con cui flirta Erdogan?

R. L’Arabia Saudita e il Qatar. Assieme alla Turchia sono impegnati per imporre in Siria un governo sunnita.

D. Quanto pesa, in questo sommovimento, la crescente influenza cinese nel Mediterraneo?

R. Non c’è traccia di Cina. Non si vede.

D. Eppure Pechino è molto attiva: acquista titoli di debito Usa e forse anche italiani. Dopo essere stata definita provincia americana, l’Italia morirà provincia cinese?

R. Dubito che la Cina abbia queste ambizioni. E sicuramente non ha queste capacità. L’Italia, poi, non è una provincia americana: è un forte alleato che ha assorbito molte cose dagli Usa. Altre no.

D. Torniamo negli Usa. Vincerà Obama?

R. Sì. A questo punto.