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 2012  settembre 29 Sabato calendario

MA I PAPERONI NON PIANGERANNO PER LA SUPER TASSA

Nell’etto e mezzo di «dossier de presse» rimesso alla stampa per illustrare la legge di bilancio, c’è anche lei, l’imposta sui Paperoni, la madre di tutte le tasse. François Hollande mantiene l’impegno: nel 2013, l’aliquota per chi guadagna più di un milione di euro l’anno salirà al 75%. Ma sarà meno punitiva di quel che si pensava. Intanto perché colpirà solo i redditi da lavoro (quindi non stock options, dividendi e plusvalenze) e, in quanto sforzo «patriottico» ed eccezionale, sarà limitata a due anni.
E poi perché ingloberà altri balzelli, quindi ricorda l’abborrito «scudo fiscale» di Sarkozy. A Bercy, sede dei ministeri economici, sono tutt’altro che entusiasti del 75%, che colpirà pochi contribuenti, circa duemila, e renderà appena 210 milioni. Ma rischia di scatenare il fuggi-fuggi dei francesi più ricchi.

Come si è visto nel caso di Bernard Arnault, il magnate del lusso, l’uomo più ricco d’Europa e il quarto del mondo. Quando i giornali belgi hanno rivelato che aveva chiesto la doppia cittadinanza in vista di una fuga fiscale a Bruxelles, dall’altra parte del confine si è scatenato l’inferno: polemiche, invettive, inchieste giornalistiche sui francesi che vivono a Uccle, quartiere chic della capitale belga, e una «prima» di «Libération» che apostrofava Arnault con lo stesso garbato invito già rivolto da Sarkò a un contestatore: «Casse-toi, riche con», vai a farti benedire (diciamo così), ricco coglione.

Arnault è stato costretto a annunciare che continuerà a pagare le tasse in Francia. E Hollande a confermare la nuova aliquota, che già gli era costata un battibecco con Cameron quando il premier britannico aveva promesso di stendere il tappeto rosso per gli esiliati fiscali francesi che avessero scelto Londra.

I francesi ricchi (almeno 86.700 euro all’anno) sono l’1% della popolazione, i più ricchi (223.100 euro) lo 0,1%, i ricchissimi (651.300 euro) lo 0,01%. E in media ogni anno circa 800 si trasferiscono all’estero. I redditieri preferiscono il Belgio, dove non esiste la patrimoniale: per esempio, parte delle famiglie Mulliez (Auchan) e Defforey (Carrefour), Bernard Darty fondatore dell’omonima catena di supermercati dell’elettronica, lo scrittore Eric-Emmanuel Schmitt. Ma il ministro dell’Economia, Pierre Moscovici, vuole ridiscutere la convenzione fiscale franco-belga.

Chi invece guadagna molto dal suo lavoro preferisce la Svizzera, dove le aliquote sono miti. Pagano (poco) le tasse nella Confederazione i titolari di cognomi e patrimoni celebri come Benjamin de Rothschild, Eric Guerlain, Michel Lacoste, Daniel Hechter e qualche Peugeot, Wertheimer (Chanel), Bich, Taittinger. E poi sportivi (Jean Alesi, Marion Bartoli, Jo-Wilfried Tsonga) e artisti (Johnny Hallyday, Alain Delon, Charles Aznavour). Manca Montecarlo. Qui gli stranieri non pagano tasse. Tranne... i francesi, a causa di una convenzione fra il Principato e la République. E, scrive «La Tribune», questa potrebbe essere la vera ragione della scelta di Arnault, e non solo esiliarsi a Bruxelles per protesta contro Hollande come già Victor Hugo contro Napoleone III. Trasferendosi a Montecarlo come belga e non come francese, addio tasse...