Piero Bianucci, la Stampa 30/9/2012, 30 settembre 2012
I CORPI DEI MORTI ARTE, DIVULGAZIONE O DANZA MACABRA?
Prima i fatti. La mostra «The Human Body Exhibition» si è aperta ai torinesi, che potranno visitarla fino al 13 gennaio al Palaolimpico. Vedranno più di 200 corpi e reperti anatomici di uomini e donne cinesi. I loro cadaveri sono stati trattati con la plastinazione, una tecnica inventata nel 1978 dal medico tedesco Gunther von Hagens. Polimeri di silicone ne hanno riempito il sistema vascolare fino ai minimi capillari. I corpi possono così essere conservati senza limiti di tempo nella loro interezza. Hanno i colori della persona vivente, sono inodori e possono essere atteggiati nella posizione desiderata al momento della plastinazione, procedimento che permette di mostrare con realismo impressionante muscoli, nervi, vene, ossa, singoli organi.
Von Hagens è incerto se considerarsi un artista o un anatomista che fa divulgazione scientifica. Nella metropoli cinese di Dalian agisce per lui un laboratorio con 170 dipendenti. Risulta che la ditta ad oggi possa contare su 13 mila donazioni di cadaveri. Una parte imprecisata è di condannati a morte (in Cina le esecuzioni capitali sono circa 5000 all’anno). Con la tecnica ideata da von Hagens operano sul mercato della plastinazione altre due ditte, una irlandese e una statunitense. Reperti umani plastinati stanno diventando un genere artistico. Il web offre un’opera d’arte dal titolo «Sexual Act» in vendita a 5355 euro più le spese di spedizione. Una penetrazione plastinata.
Della mostra esistono due versioni: una più cruda, «Body Worlds – The true world of the human body»: sono corpi di condannati a morte fissati in pose quotidiane o nell’atto di praticare attività sportive (Roma ha scelto questa), e una più orientata alla didattica, «The Human Body Exhibition», quella in arrivo a Torino. Presentandola, gli organizzatori hanno dichiarato di avere documentazione che si tratta di «donatori» e non di condannati a morte. Si prevede che affluiranno molte scolaresche e saggiamente si sta addestrando una squadra di guide in grado di mediare agli studenti i messaggi della mostra, tra i quali spiccano quelli sul rischio del fumo, di una alimentazione squilibrata e del sovrappeso: è per questi aspetti didattici che la Fondazione Umberto Veronesi ha concesso il suo patrocinio. C’è tuttavia qualche svista scientifica. Si afferma, per esempio, che «il midollo spinale invia impulsi alla velocità della luce».
Dagli Stati Uniti all’Estremo Oriente 33 milioni di visitatori hanno posato il loro sguardo sui cadaveri cinesi. Le reazioni sono state varie. C’è chi ha provato orrore, chi curiosità, chi ammirazione. Molti intellettuali ne hanno preso spunto per dibattiti bioetici. Lady Gaga (che già in vita apprezza il silicone) ha espresso la volontà testamentaria di essere plastinata: una (parziale) eternità che richiede più di un anno di lavorazione e che al tariffario di von Hagens costa 75 mila euro. Analoga volontà aveva manifestato Michael Jackson. In Francia la Corte di Cassazione ha fatto chiudere la mostra in corso a Parigi (ma era già passata per Lione e Marsiglia) con una sentenza che giudica «indecente l’esibizione di cadaveri umani a fini commerciali».
Dopo i fatti, molti potrebbero essere i commenti. E’ divulgazione scientifica, arte o speculazione sul voyeurismo necrofilo? Il fine didattico giustifica l’uso commerciale di cadaveri? Siamo davanti a una versione moderna delle medievali danze macabre con i loro memento mori e vanitas vanitatum? Quali problemi etici solleva una operazione come questa?
Sono spunti che altri dibatteranno. Da parte mia, vorrei solo portare una testimonianza in qualità di curatore dei testi del Museo Lombroso di antropologia criminale recentemente riaperto a Torino. Anche lì si tratta di reperti umani, collezionati da un importante esponente del positivismo scientifico. C’è persino un vaso di vetro con il viso di Lombroso sotto formalina: un lascito che l’antropologo destinò alla scienza. Ci sarebbero state buone ragioni di documentazione storica per inserire questo materiale nel percorso del museo. Ma i curatori scientifici hanno deciso di custodire nel deposito questi reperti, a disposizione degli studiosi, non di un pubblico di cittadini che può essere meglio informato con altre soluzioni espositive.
Ultima annotazione. Con un biglietto di ingresso di 16 euro, quella di cui abbiamo parlato è una mostra che nasce dall’iniziativa privata per fare, come è giusto, profitto. Regione, Provincia e Comune compaiono con i loro marchi sul manifesto di «The Human Body Exhibition». Sarebbe interessante sapere se c’è stata una riflessione o se gli assessori si sono limitati a firmare un modulo presentato da qualche funzionario altrettanto ignaro delle delicate questioni che la mostra solleva. E’ certo invece che l’Università di Torino, legata alla Regione da un contratto di consulenza e dotata di un museo di anatomia aperto al pubblico, si è dissociata dalla mostra argomentando che «non c’è arte, non c’è dottrina che possa superare il rispetto umano».