Niccolò Zancan, la Stampa 30/9/2012, 30 settembre 2012
GETTONI, TRASFERTE E PARENTI LA GARA DEI CONSIGLIERI PER AVERE SEMPRE DI PIÙ
Ma cosa volete più di così? Più di un presidente del consiglio regionale che, messo alle strette, ammette candidamente: «Non posso rendere più severo il controllo delle presenze in aula e tantomeno togliere i gettoni, altrimenti devo comprami un’auto blindata». Era una battuta? «Assolutamente no, Valerio Cattaneo era serissimo», dice Davide Bono, capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Regione. La frase era rivolta a lui. Un’auto blindata serviva per mettersi al sicuro. E questa è la morale: non si scherza con lo stipendio della casta.
Ogni consigliere regionale del Piemonte guadagna 122 euro netti in più per il semplice fatto di presenziare in aula, chiamiamolo incentivo all’impegno. Il consiglio si riunisce tredici volte al mese. Fanno 1600 euro. Che sommati alle voci fisse dello stipendio, attestano il reddito mensile procapite sulla ragguardevole soglia dei 9 mila euro netti. Però richiedono un piccolo sforzo non indifferente, bisogna esserci. Fino a un anno fa bastava una firma all’ingresso per certificare la presenza. «Era un gioco da ragazzi raccontano - firmare, incassare, sparire». Ma da un anno, in un afflato moralizzatore, hanno reso obbligatoria anche la firma in uscita. Firma elettronica, per di più. Il che ha creato seri grattacapi. «Eppure - racconta ancora Davide Bono - ne vedo a bizzeffe arrivare correndo alla fine della seduta, convocati d’urgenza via telefono dai colleghi di turno in aula». Si scapicollano per non perdere il gettone. E qui viene il bello. Quello che si potrebbe definire «il lodo ritardatari». Ovvero 15 minuti concessi da regolamento, oltre la fine dei lavori, per apporre la propria firma. È facile essere sarcastici di fronte a certi aneddoti. Ovviamente non tutti i consiglieri regionali si comportano così. La maggior parte lavora. Quasi tutti, però, confidenzialmente ti dicono: «Ma sì, è un fatto risaputo. Roba da basso impero».
Ed è in questo contesto che i tentativi del Movimento Cinque Stelle di fare abolire i gettoni di presenza si sono scontrati contro il realismo del presidente del consiglio regionale Valerio Cattaneo, in quota Pdl. «Mi ha detto: “Non insistere, Bono, lascia perdere, è meglio. Che se togliamo i gettoni, finisce che in aula ci ritroviamo in tre». Quel che si dice l’attaccamento alla maglia.
Sono piccole storie dalla Regione Piemonte. Dove si può arrivare a chiedere 37 mila euro all’anno per rimborsi chilometrici e missioni autocertificate. Del genere: fidatevi, sono andato là, era per lavoro. Ecco la top five dei rimborsi 2011: Boniperti, Lupi, Cattaneo, Cantore, Cortopassi, ovvero Pdl, Verdi Verdi, Pdl, Pdl, Lega. «Ma questa storia è niente rispetto al nepotismo che c’è in Regione», sbotta un consigliere anonimamente indignato. Ed ecco, allora, i nomi della «parentopoli» piemontese. La figlia del leghista Carossa lavoranella segreteria del governatore Cota. La moglie dell’assessore Ravello lavorava nella segreteria dell’assessore Casoni. La sorella del consigliere Toselli lavora al gruppo del Popolo della Libertà, dove divide l’ufficio con la figlia del consigliere Rosanna Costa. Anche il consigliere Giovine ha piazzato la sorella. Ci sono poi, secondo i bene informati, giri di fidanzate, parenti di secondo grado, amici e affini. Chi non manca di sicuro è Maurizio Lupi. Ancora lui. L’uomo che ha inventato due partiti con nomi che erano un chiaro programma di serietà, come «l’Orsetto che ride» e «L’ambientalista W.W.F.F». Ebbene, al telefono Lupi risponde affabile: «Sì, faccio lavorare mia moglie con me. Ma prende 1200 euro al mese, non mi sembra uno stipendio tanto ambito. Sì, faccio lavorare i miei due fratelli con me, ma prendono anche meno. Sì, faccio lavorare anche mia figlia. Ma è la legge regionale che ci obbliga a prendere persone di assoluta fiducia. Altrimenti si dovrebbe indire un bando pubblico». Lupi, per inciso, è anche quello fotografato nel 2010, in piena campagna elettorale, alla festa per i cinquant’anni di Lele Mora in una discoteca di Ivrea: «Che male c’è? Ho scambiato due parole con le ragazze presenti, non capisco dove sia il problema. In genere non faccio vita notturna. Voi state parlando con una persona che fa volontariato con gli anziani in palestra». Ed ecco lo spunto per tracciare un breve curriculum di Lupi stesso, attingendo a piene mani dal suo profilo Facebook scritto in terza persona: «Capricorno. Passa gran parte del suo tempo collezionando poster di Alex Del Piero. Docente di educazione fisica e scienze motorie, trascorre le serate insegnando in una delle peggiori palestre della capitale sabauda. Fondatore dei Verdi Verdi. Se il ragazzo si impegnasse potrebbe fare di più...». Oddio. Ma cosa c’entrano i Verdi e le tematiche ambientaliste con la sua storia personale? «Ho lavorato a lungo in una ditta di pellicce ecologiche». Verrebbe la tentazione di arrendersi. E invece no: Lupi, per favore, può dirci dove ha viaggiato tutto agosto 2011, considerati i rimborsi da lei richiesti? Risulterebbe una partecipazione alla sagra della rana di Vercelli e cinque allo stesso spettacolo sulla Resistenza. «Di sicuro sono stato al forte di Fenestrelle, poi a Macugnaga, una volta a Borgo Ratto Alessandrino». Ma a fare cosa, Lupi, a fare cosa? «Ragazzi, scherziamo? Non posso mica ricordarmi tutto. Però è ora di cambiare. Voterò a favore dell’abolizione delle autocertificazioni. Non dico che sono pentito, ma...».
«Guardi qui: 558 chiamate perse. E l’ho azzerato il 13 settembre, giorno della delibera sulla caccia». Ma le vicende di questi giorni lo fanno riflettere: «A volte penso: chi me lo fa fare? Se seguo il mio lavoro di assicuratore prendo gli stessi soldi e forse anche di più. Magari ripenserò un po’ alla mia vita. Cercherò di stare di più con mio figlio, che ha 10 anni ma dorme ancora nel lettone: è naturale, ti sente distante e cerca di starti vicino».
Resta un’ultima domanda: paga davvero sfinirsi di impegni? «Altrochè... significa l’elezione». La premiazione a Pella è finita: «Per oggi basta. Vado a cena da un amico che compie 80 anni, a piedi, perché è vicino a casa». Per una sera l’Audi riposa.