Claudio Laugeri, la Stampa 30/9/2012, 30 settembre 2012
REGIONI, I CONTI DEI PARTITI AL SETACCIO DELLA FINANZA
Scontrini, fatture, ricevute. E soprattutto, bonifici. Nella caserma della Guardia di Finanza di Torino ci sono una ventina di scatoloni di documenti sui rimborsi ai gruppi consiliari nella Regione Piemonte dal 2008 a oggi. Nessuno ha ancora avuto il tempo di studiare quel materiale, anche perché gli ultimi faldoni sono arrivati soltanto ieri mattina. Portati a mano dai politici. Il primo ad arrivare in caserma è stato Deodato Scanderebech (ex Udc, ora Fli), seguito dall’ex capogruppo della Lega Nord (Claudio Dutto), dall’attuale (Mario Carossa) e da Michele Giovine (Pensionati per Cota).
Anche in Emilia-Romagna sarà necessario attendere la prossima settimana per gli incarichi al pool di investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria (due ufficiali e tre sottufficiali), che lavoreranno a stretto contatto con i pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari. Magistrati esperti, che hanno scoperchiato lo scandalo, con svariate persone finiti sotto inchiesta: dall’ex vicepresidente della Regione (poi divenuto sindaco di Bologna) Flavio Delbono, già condannato per uso illecito di denaro pubblico; al presidente della Regione Vasco Errani, inquisito per un milione di euro pubblici finiti alla coop Terremerse all’epoca guidata dal fratello Giovanni; ai vari consiglieri che avrebbero beneficiato di interviste a pagamento (ipotesi di peculato a carico di ignoti); all’ex consigliere regionale Paolo Nanni, che la procura ritiene responsabile di un utilizzo disinvolto dei fondi dell’Idv dal 2005 al 2010, con tanto di ricevute di ristoranti per cene alla stessa ora e in luoghi diversi.
Prima ancora di analizzare la documentazione, i finanzieri dovranno ricostruire il quadro normativo. L’accertamento bolognese (come quello ordinato dal procuratore aggiunto torinese Andrea Beconi e dalla collega Enrica Gabetta) riguarda due aspetti della procedura che porta i soldi nelle tasche dei politici: i rimborsi per le attività del gruppo consiliare e quelli chilometrici, liquidati nello stesso capitolo di spesa dei gettoni di presenza.
Ai piedi della Mole, i maligni raccontano le furberie per ottenere cifre più alte. Come i cambi di residenza, in località lontane da Torino, nonostante sfruttino «pied-àterre» in città per partecipare in modo più agevole ai lavori del Consiglio. Ma la normativa sarebbe molto generica: il rimborso è legato alla residenza anagrafica. E a null’altro. «Certo, capisco che possa far storcere il naso. Forse sarebbe necessaria qualche modifica» dice con imbarazzo Dutto, in attesa di incontrare un sottufficiale della Finanza. E la storia dell’autocertificazione? «Nel materiale della Lega Nord non ne troveranno. Da noi questo sistema non funziona» interviene Carossa, arrivato anche lui di buon’ora con gli scatoloni.
A sentire i politici, la normativa concede loro la massima discrezionalità. «Nelle spese confluiscono anche piccoli aiuti finanziari agli attivisti - aggiunge Dutto -. Se qualcuno va ad appendere manifesti, fa volantinaggi o svolge qualsiasi altro incarico nell’interesse del movimento, è evidente che in qualche modo dobbiamo andargli incontro. Così, magari, gli paghiamo la ricarica telefonica oppure lo invitiamo a pranzo. Ma non pensate a banchetti come quelli romani finiti sui giornali, ci fermiamo a un piatto di pasta». Così, nel calderone può finire tutto e il contrario di tutto. E anziché il partito, paga la Regione. «La normativa è sempre stata interpretata così» dice Dutto.
«Paghiamo soltanto quando ci sono i riscontri delle spese, da noi le autocertificazioni non esistono - dice Carossa -. E buona parte dei rimborsi riguardano gli stipendi dei collaboratori, ci sono le buste paga, difficile ingannare». Possibile che qualche collega abbia ceduto alla tentazione di chiedere rimborsi per spese mai sostenute? «Vedremo i risultati delle indagini della Finanza» risponde Carossa.
«Non faccio autocertificazioni» dice Giovine. E sarebbe da stupirsi del contrario dopo la condanna a 32 mesi per falso legata a firme per la presentazione di liste elettorali. Aggiunge: «Possiamo discutere sull’opportunità di tante spese, ma la legge consente ampi margini. Sono tra quelli che percepiscono un rimborso chilometrico, ho la residenza a Verbania e il Consiglio è a Torino. È giusta una norma di questo tipo? Non lo so, ma c’è». Così, nel calderone delle spese finiscono pranzi, cene, viaggi, persino l’iPad. «Credo proprio che rientri fra i costi rimborsabili» dice Giovine. Già.