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 2012  settembre 30 Domenica calendario

STUDIAMO IL LAVITOLISMO PER FARE TUTTI MONOGRUPPO

MONOGAMO, monovolume, monotono, monoteismo, monopo-lio, monopetto, monogramma, monocolore, monotematico, monocolo, monouso, monografico, monocratico, monovite, monokini, monopattino e altro ancora. Monogruppo ci mancava. Una politica che arriva a codificare il monogruppo, ossimoro dal fascino sinistro, è veramente capace di tutto.
Monogruppo supera le convergenze parallele e anche le rette parallele che si incontrano all’infinito, quando sono vecchiarelle e stanche e non hanno molto da dirsi. Noi dello sport siamo sensibili alla parola gruppo, e non solo quelli che ieri hanno pensato a com’era bello il ciclismo quando correva Gimondi (8) che ieri ha festeggiato 70 anni e alla domanda di rito (come vorrebbe essere ricordato?) ha risposto allo stesso modo di Bearzot («Come una persona onesta»). Il gruppo è tema ricorrente in tutti gli sport di squadra. L’importanza di fare gruppo, le regole del gruppo, la filosofia del gruppo. Importanti atenei hanno invitato tecnici di svariate discipline a spiegare come si fa gruppo, come funziona un gruppo, come lo si tiene unito. Da Velasco a Berruto, da Gamba a Rudic, da Sacchi a Capello, da Cotelli a Lippi, tutti hanno parlato delle loro esperienze. Sembra indispensabile che si remi tutti nella stessa direzione e
che il singolo agisca nell’interesse del collettivo. Può capitare che qualcuno sia recalcitrante, il Balotelli o Di Natale di turno, ma queste sono le regole, non scritte, del gruppo. Se volete, al posto di gruppo si può usare la parola squadra.
Se queste sono le regole del gruppo, quali sono quelle del monogruppo? Fatte le dovute distinzioni tra partite e partiti, tra regione e ragione, tra razione e nazione, tra Palazzo e Palazzi, bisogna essere lieti per la riconferma (altri quattro anni) di Stefano Palazzi a capo della procura federale. Fra due anni, forse, sapremo se De Laurentiis, che l’11 agosto ha imposto al Napoli di disertare la premiazione della Supercoppa a Pechino, è deferibile oppure no. E lo dico in tono deferente (sempre meglio che deferito). Sono affascinato, dicevo, dal monogruppo. Come un topino da un pitone, ma ancora più sono affascinato dalla lettera di Lavitola a Berlusconi, pubblicata ieri dai quotidiani e particolarmente godibile (per me, almeno, sto parlando da monogruppo) sulla Stampa, con le chiose
di Massimo Gramellini. Dipende come andranno le cose, ma questa lettera la vedrei bene in futuro pubblicata integralmente sui libri di testo. Alle giovani menti servirebbe molto più della data della Dieta di Worms.
Servirebbe a capire come si può diventare direttore di un giornale (regolarmente sovvenzionato) usando l’italiano in modo forse peggiore del povero Trota. Servirebbe a capire come si fa cadere un governo. Servirebbe a capire come si fanno gli scoop e come poi si passa all’incasso, senza dimenticare nessuno, dalla propria moglie al maresciallo dei carabinieri tanto comprensivo in circostanze spinose.
Titoletto sul Corsera di ieri: «Drammatico dare del traditore a Farina». Dopo il monogruppo, questa rubrica basata sull’attualità deve fronteggiare l’omonimia. Lo so, quando correva Gimondi il mestiere era meno faticoso, ma posso dimostrare, documenti alla mano, che non è colpa mia, e anzi credo di essere l’unico monogruppo in grado di esibire documenti.
D’attualità, in questi giorni, due Farina. Stefano, ex terzino del Gubbio, ha denunciato il calcio scommesse ed è disoccupato. Blatter lo ha nominato ambasciatore Fifa, il virgolettato del titolo è suo, ma forse l’unica cosa che a Farina piacerebbe fare è dare calci a un pallone, essere in una squadra. Non è più giovanissimo e non è un campione, ma la serie C è piena di giocatori come lui. Il Gubbio lo ha lasciato libero e nessun’altra squadra lo ha ingaggiato. Forse lo farà il West Ham, come insegnante di fair play ai ragazzini, ma è una squadra inglese. Si diceva che, ingaggiando Farina, una squadra italiana avrebbe lanciato un segnale. Vero. Ma è ancor più forte e non ignorabile il segnale lanciato in blocco dal calcio italiano: chi, come Farina, sta con la legalità va isolato, terra bruciata intorno, così impara altre regole (sempre non scritte) del gruppo. L’altro Farina, Renato, è un giornalista radiato dall’Ordine perché foraggiato dai servizi segreti. Siede regolarmente in Parlamento e ha continuato a scrivere con il nom de plume di Dreyfus. L’articolo per cui rischia di andare in carcere (ma sicuramente non ci andrà) il direttore del Giornale l’ha scritto lui. E lo ha pubblicamente ammesso giovedì, a qualche anno di distanza. Un coraggio titanico, d’avvero (lavitolismo conclusivo).