VARIE 29/9/2012, 29 settembre 2012
APPUNTI PER GAZZETTA - TUTTE LE REGIONI SONO CORROTTE
REPUBBLICA.IT - LEGGE ANTICORRUZIONE
ROMA - Le recenti inchieste sulle spese delle regioni 1 e il ddl contro la corruzione nelle pubbliche amministrazioni sono ancora al centro del dibattito politico italiano. Il presidente Giorgio Napolitano invita a non generalizzare: "Bisogna saper vedere tutti gli aspetti di determinate istituzioni - afferma da Cesena dove ha preso parte all’inaugurazione del Tecnogym Village - e non cogliere solo il lato negativo di malcostume o peggio che si può annidare e che poi viene rivelato dagli episodi di questi giorni".
Più duro, invece, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera che, ospite degli Stagi generali della Lega a Torino, ribadisce la necessità di "premiare le amministrazioni virtuose" e "commissariare sul serio quelle che non lo sono per rimetterle a posto"
Sullo stesso tema, a Courmayeur, il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino 2, paventa che il disegno di legge per battere la corruzione nelle pubbliche amministrazioni possa incontrare "resistenze" nel suo iter.
La congiuntura. Passera ha continuato il suo discorso nel capoluogo piemontese soffermandosi sulla situazione economica italiana con parole cariche di ottimismo: "Abbiamo superato un momento di gravissimo rischio. Il nostro Paese era vicinissimo a perdere la sua sovranità, la sua indipendenza. Ma il pericolo è stato evitato"."Un Paese amministrato da commissari esterni - sottolinea- sarebbe diventato di serie B. Tutti insieme siamo riusciti a evitare questo rischio".
"Pil, poteva andare peggio". Anche l’andamento del Pil viene giudicato dal ministro "ragionevole" e in linea con le aspettative: "Il 2012 - ha detto - non poteva chiudersi meglio che con un calo del 2 per cento, anche se qualcuno era più ottimista. Pensavamo che l’Europa si sarebbe comportata in modo diverso, che avrebbe preso in mano il problema della crisi del debito e abbassato velocemente gli spread. Cosa che non è avvenuta se non negli ultimi mesi".
Meno tasse per tutti. Su un tema caldo come le tasse, Passera ha ripetuto quanto già affermato al Festival di Confartigianato ieri ad Arezzo: "Quello della riduzione delle imposte, soprattutto nei confronti delle imprese, deve essere l’obiettivo numero uno di chiunque gli italiani manderanno al governo, da realizzare nei prossimi cinque anni. Ma in un momento di salvataggio del Paese e di recupero della credibilità internazionale farlo subito avrebbe fatto crollare il progetto".
Trattativa Fiat. "Siamo già al lavoro, i tavoli con la Fiat sono già iniziati", ha rassicurato il ministro. Nell’incontro di Palazzo Chigi governo e azienda hanno concordato di costituire insieme un gruppo di lavoro per studiare misure di sostegno all’export delle imprese.
(29 settembre 2012)
REPUBBLICA.IT
ROMA - "Stiamo arrivando alla meta, mi sento più ottimista che pessimista". Così il ministro della Giustizia Paola Severino traccia un bilancio del lavoro sul Ddl anticorruzione del governo. "Sto ancora studiando gli emendamenti - ha aggiunto - e valutando se emergono suggerimenti utili".
Poi insiste sull’urgenza del provvedimento: "La gravità dei fenomeni che sono sotto gli occhi di tutti induce ad alcune riflessioni e anche ad un rafforzamento dell’apparato di prevenzione e di sanzione".
"Come cittadino - conclude - c’è lo sconforto".
Segnali sono intanto arrivati dal partito che finora ha più ostacolato la legge: "Sono il primo firmatario del
disegno di legge anticorruzione - ha detto il segretario Pdl, Angelino Alfano - per cui ne rivendico la paternità e per questo il Pdl agevolerà una sua rapida approvazione".
Più duro, questa mattina, è stato il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera 1, che ha parlato della necessità di "premiare le amministrazioni virtuose" e "commissariare sul serio quelle che non lo sono per rimetterle a posto". Mentre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha smorzato i toni, invitando a non generalizzare e a non cogliere negli enti pubblici solo il lato negativo di malcostume.
Anche il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, dopo aver già ribadito la necessità di una legge anticorruzione, 2 si augura che "non si arrivi a scaricare sulla magistratura tutta la responsabilità di fare pulizia. Penso sia bene, prima che sia troppo tardi, che tutti, a cominciare dalla politica, si rimbocchino le maniche e impugnino la scopa".
(29 settembre 2012)
PEZZO DI REPUBBLICA DI STAMATTINA
PUÒ apparire strano che il Ministro dell’Economia reputi necessario sancire ora una prassi di attenzione e di vigilanza che avrebbe dovuto essere ovvia da sempre, affermando che se ci sono notizie penalmente rilevanti «su amministratori o altri componenti importanti delle società di cui il Tesoro è azionista, deve essere fatta la massima chiarezza in modo trasparente sui fatti e sulle implicazioni sul funzionamento delle società».
Lo stesso potrebbe valere per le decisioni prese dalla Conferenza delle Regioni e presentate al governo; riduzioni del numero dei consiglieri regionali, delle spese dei gruppi consigliari, pubblicità dei bilanci, aumenti dei controlli della Corte dei conti. Tutte iniziative che ora, nel convulso susseguirsi degli scandali, possono sembrare dettate più dal panico che non invece – come sicuramente sono – da ottime intenzioni. Il che dimostra che le riforme non solo devono andare nella direzione corretta, ma devono anche essere tempestive. La politica ha molto a che fare con il senso dell’opportunità, del momento giusto, dei segni colti per tempo.
Segni che invece le
élitesnon
hanno ben messo a fuoco, se non in ritardo: alcuni politici sono presi con le mani nel sacco, smascherati nelle loro pratiche di sperpero del pubblico denaro divenute ormai costume diffuso, e introiettate come normalità, come privilegi di una casta irresponsabile; altri mettono il turbo ad iniziative lodevoli ma che fino a ieri procedevano con tranquillità; mentre la magistratura prende a indagare in tutta fretta, dando rapido inizio a controlli certamente benvenuti e da tempo attesi, o accelera con energia inchieste aperte da tempo.
La verità è che l’Italia, oggi, si sta forse svegliando, e che il risveglio ha colto molti di sorpresa. La dura crisi economica nella quale il Paese si dibatte, i severi tagli alla spesa pubblica – che hanno colpito la società, le famiglie, i ceti più deboli – stanno rendendo i cittadini più attenti alle spese del sistema politico, meno rassegnati a sopportare come un destino, come una inevitabile maledizione, l’essere governati da ceti politici spesso inadeguati. L’Italia costretta a guardarsi nello specchio della recessione, obbligata a una dura dieta dimagrante, a una nuova austerità, non si limita più a sogghignare della politica: chiede i rendiconti, reclama giustizia, esige rigore anche e proprio dai politici che glielo impongono. I quali, appunto, reagiscono come se fossero presi in contropiede, anche quando non sono sorpresi in flagrante. E mancano di lucidità. Basta vedere la reazione assolutamente controproducente della destra, ferma alla posizione che fu già di Craxi, e che lo rovinò – “siamo tutti ugualmente colpevoli” –, e che enumera gli inquisiti di sinistra come se questa fosse una risposta adeguata a chi l’accusa del malaffare del Lazio o della Lombardia; una destra goffamente collocata di traverso rispetto al disegno di legge anticorruzione, necessario sotto il profilo economico e ancora più sotto il profilo etico, che pure è bloccata dalla resistenza di un partito che pare non curarsi di essere finito nell’angolo, a combattere la battaglia sbagliata nel tempo sbagliato. La battaglia contro le tasse, contro l’euro, contro la magistratura, che negli anni passati tante volte fu vinta da Berlusconi; e che invece oggi sta prendendo un’altra piega.
Ciò che sta facendo pendere i piatti della bilancia nella direzione opposta è appunto il ddl anticorruzione, divenuto il punto di coagulo di un nuovo protagonismo dei cittadini, i
quali con le loro firme – ormai più di centomila – chiedono che sia approvato al più presto. E si sottraggono così tanto all’inerzia e alla rassegnazione davanti al malcostume politico, quanto alla deriva qualunqui-stica, alla protesta generalizzata, alle tentazioni anti-sistema, consegnando al governo – all’istanza centrale, uscita dalla pesante cappa di compromissione del recente passato – anche questo nuovo compito: riportare alla decenza e alla legge i territori degradati, le autonomie dissipate, le regioni che aprono voragini nei loro conti e nello spirito pubblico degli italiani (non sarà facile, dopo la riforma del Titolo V della Costituzione; e molto difficile per le regioni a statuto
speciale).
Un compito da svolgere con risolutezza, con pochi proclami e con molte iniziative concrete. Un compito, tuttavia che non deve essere interpretato come la lotta del governo e dei cittadini contro i partiti e contro le regioni – sarebbe troppo facile, e anche ingiusto: non tutte le regioni sono uguali, non tutte possono esibire le stesse realizzazioni, non tutte sono segnate dal malaffare – ma come un cammino che un intero Paese e un intero
sistema politico, per fuggire il rischio di una crisi sistemica, devono intraprendere verso nuovi costumi pubblici, verso un nuovo incivilimento. Che potrà consistere solo nel risincronizzare i tempi del Paese e i tempi della politica, nel nuovo incontro fra il bisogno di serietà degli italiani con una politica liberata da personaggi inqualificabili e pratiche scandalose, e riportata alla sua dimensione di potere trasparente e di severa responsabilità.
PEZZO DI REPUBBLICA DI OGGI SULLE INCHIESTE
SARA STRIPPOLI - OTTAVIA GIUSTETTI
OTTAVIA GIUSTETTI SARA STRIPPOLI
TORINO
— Dopo il Lazio, il Piemonte. Poche ore dopo la notizia dell’inchiesta in Emilia. Ieri mattina, alle nove e mezza, Palazzo Lascaris, sede del Consiglio piemontese, ha cominciato la sua giornata con la visita del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. Un controllo capillare con la richiesta di tutta la documentazione sui bilanci dei gruppi dal 2008 sino ad oggi, scatoloni su scatoloni che si sono accumulati nelle sedi dei gruppi consiliari di maggioranza e opposizione e portati via solo nel tardo pomeriggio dal furgone messo a disposizione dall’ufficio di presidenza. Il blitz della Finanza arriva dopo che la Procura di Torino, mercoledì scorso, ha aperto un fascicolo. Un’indagine per il momento solo conoscitiva: nessuna ipotesi di reato e neppure indagati. Malversazione dei conti, irregolarità nei rendiconti delle spese e nelle richieste di rimborsi: questo il senso degli accertamenti in corso.
Un ruolo importante nell’accelerazione decisa dagli inquirenti è dovuta alle recenti dichiarazioni nell’onorevole del Pdl Roberto Rosso. In un’intervista rilasciata a Telelombardia ha raccontato la vacanza al Sestiere di un consigliere regionale rimborsata con mille euro al giorno dal Consiglio. Parole seguite da una lettera di scuse al Consiglio piemontese, ma nessuna smentita ufficiale: «Così fan tutti», è la provocazione lanciata da Rosso, che sarà ascoltato
in Procura nei prossimi giorni, dopo aver rifiutato di svelare l’identità del consigliere.
Il governatore del Piemonte, il leghista Roberto Cota, proprio ieri ospite di casa degli Stati Generali del Nord che si tengono al Lingotto, è amareggiato: «Ma il Piemonte non è il Lazio ma ben venga tutto quello che va nella direzione della chiarezza». Personalmente non credo ai complotti, risponde sull’ipotesi che si tratti di una manovra politica. Secondo il governatore la via d’uscita è il federalismo: «Significa responsabilità. Chi governa risponde ai cittadini delle scelte che fa». Molti i provvedimenti decisi dalla sua amministrazione per il contenimento delle spese, ribadisce: «L’abbiamo fatto in tempi non sospetti, cominciando a tagliare il numero di assessori e delle auto blu e la mia indennità». Il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo (Pdl) ci aggiunge una nota polemica per quanto non è stato fatto nelle precedenti legislature: «Comincio a provare fastidio
quando mi chiedono di fare in mezz’ora quello che non è stato fatto in tutti gli anni precedenti ».
La fibrillazione per le verifiche che hanno tenuto impegnati i consiglieri di Palazzo Lascaris per tutta la giornata di ieri si è sommata alla curiosità e alle tensioni per la pubblicazione dei dati su indennità di presenze e rimborsi chilometrici rimborsati dal Consiglio nel 2011 per le attività istituzionali. Dati attesi da giorni, comparsi sul sito dell’assemblea regionale proprio nelle ore in cui gli agenti della Finanza passavano di gruppo in gruppo per raccogliere la documentazione. Una somma complessiva di 600 mila euro. Gettoni di presenza anche ad agosto, quando attività
del Consiglio è chiusa, e cifre che per alcuni consiglieri e un assessore superano i 35 mila euro. Cifre giudicate abnormi dal capigruppo regionale del Pd Aldo Reschigna. In mattinata l’approvazione dei provvedimenti
per ridurre le spese: le autocertificazioni saranno abrogate e così i viaggi all’estero. Un risparmio complessivo calcolato
in sedici milioni di euro.
LE INCHIESTE A BOLOGNA - REPUBBLICA DI STAMATTINA
LUIGI SPEZIA
BOLOGNA
— L’inchiesta della Procura che ha costituito un pool anti-sprechi della Finanza per fare i conti della spesa ai gruppi consiliari della Regione Emilia-Romagna, non nasce all’improvviso ed è solo per caso che venga dopo lo scandalo alla Regione Lazio. Quella di Bologna è stata la prima procura, la primavera scorsa, ad andare a guardare i bilanci di due gruppi consiliari, Lega e Idv nei cinque anni tra il 2005 e il 2010, dopo le denunce esaminate dal procuratore Roberto Alfonso e dal procuratore aggiunto Valter Giovannini. Il terreno era dunque preparato per una maxi-inchiesta, affidata a due donne, Morena Plazzi e Antonella Scandellari da estendere a tutti i gruppi politici e non solo: un’«inchiesta ad ampio raggio» che potrebbe toccare, se necessario, altri centri di spesa. Nello stesso tempo, sui medesimi documenti, è in piena attività la Procura della Corte dei conti.
Ecco nel dettaglio le indagini che
nel corso degli anni hanno toccato a vario titolo amministratori e consiglieri dell’Emilia-Romagna.
LE CENE DEL CONSIGLIERE IDV
Paolo Nanni, al quale ieri Antonio Di Pietro ha consigliato di presentarsi ai magistrati, è stato capogruppo Idv e due anni dopo la fine del mandato, passato alla Provincia di Bologna, viene iscritto nel registro degli indagati per peculato. Gli trovano fatture di cene con tanti ospiti in ristoranti diversi ma consumate nella stessa sera o taxi con orari sovrapposti o convegni organizzati solo sulla carta, anzi sulla locandina, perché non ci sono mai stati. In totale, Nanni ha speso 450 mila euro in cinque anni oltre ad aver fatto lavorare in Regione moglie, figlia e un nipote.
LE FATTURE DEL LEGHISTA
E’ finito in una Provincia, quella di Piacenza, come vicepresidente, anche Maurizio Parma, indagato
come Nanni per le spese del suo gruppo che ha guidato per 15 anni all’Assemblea regionale. Cene, spese di rappresentanza, viaggi «non istituzionali» denunciati da un dirigente emiliano della Lega di Reggio Emilia, Marco Lusetti, che ha mostrato le fatture sospette in
conferenza stampa.
LE INTERVISTE A PAGAMENTO
Ad agosto, dopo Idv e Lega, i pm di Bologna aprono un’inchiesta per peculato contro ignoti che coinvolge trasversalmente ben sette gruppi consiliari, quasi tutti. I capigruppo
di Pd, Pdl, Lega, Movimento 5 Stelle, Sel, Federazione della Sinistra e Udc hanno firmato contratti con quattro tv locali per poter andare in video a farsi intervistare. Aperta anche un’inchiesta disciplinare dell’Ordine per quattro
giornalisti.
IL FRATELLO DEL PRESIDENTE
Si conoscerà la sorte del presidente della Regione Vasco Errani il prossimo 7 novembre, quando il gup Bruno Giangiacomo deciderà se le accuse sono sostenibili o se invece va archiviato tutto. Per i pm, Errani ha commesso un falso quando di sua iniziativa ha mandato in Procura, nel 2009, una relazione con la quale affermava che era stato regolare il finanziamento di un milione concesso dalla Regione tre anni prima alla coop vinicola Terremerse di suo fratello Giovanni. Alla fine delle indagini si è scoperto che tutto regolare il comportamento
di Giovanni non era stato e la Regione gli ha richiesto indietro il milione. Ma per la difesa Errani non fece nulla per quel finanziamento e fu proprio la sua relazione
a dare il via all’inchiesta.
I VIAGGI DI DELBONO
Il caso di Flavio Delbono, l’ex sindaco di Bologna che si è dimesso nel 2010, va in scena in realtà in Regione, dove era stato vicepresidente. Accusato di peculato per viaggi con la sua ex fidanzata Cinzia Cracchi (pende ancora il fascicolo per corruzione), il suo caso è uno spartiacque. I vecchi vertici della Procura volevano archiviare, il gip ha rimandato indietro le carte e il pm Plazzi è riuscita a ottenere due condanne per il professore universitario di Economia diventato sindaco. Dopo il caso Delbono e con i nuovi vertici della Procura, a Bologna le inchieste sulla pubblica amministrazione si sono moltiplicate.
LA RESIDENZA FITTIZIA
Il consigliere di An Alberto Vecchi potrebbe andare a processo per
aver dichiarato falsamente di risiedere non più a Bologna, ma a Porretta Terme, a sessanta chilometri dalla sede regionale. Per i percorsi casa-lavoro ritenuti fittizi (i vigili di Porretta non l’hanno mai trovato a casa) ha chiesto un rimborso di 86 mila euro.
L’INCHIESTA SUGLI APPALTI
È indagata Anna Fiorenza, ex assessore comunale di Bologna, ora al vertice di Intercenter, la centrale degli appalti regionale. Sotto la lente della Procura la gara per un servizio di “global service” da 100 milioni nel 2008.
IL GIRO DI CONSULENZE
Sotto inchiesta è infine la direttrice degli Affari Istituzionali Filomena Terzini (oltre che per il caso Terremerse) per troppe consulenze concesse ad avvocato esterni alla Regione (anche tre di loro sono indagati).
CARLO BONINI SUL LAZIO
CARLO BONINI
ROMA
— Finisce in gloria la storia della giunta Polverini. Nel giorno in cui il presidente dell’Assemblea regionale Mario Abbruzzese firma il decreto di scioglimento del Consiglio e tira un ultimo calcio dell’asino alla ex governatrice («Nessuno può dire di non sapere come venissero affidati i fondi ai gruppi regionali »), il governo, per la seconda volta in un anno, impugna di fronte alla Corte Costituzionale la legge regionale sul «piano casa». E non per qualche cavillo di forma. Ma per violazione dei principi di tutela paesaggistica a vantaggio degli interessi del potente cartello dei costruttori romani che della Polverini
sono stati una delle principali
constituency
elettorali. In un baratto che ha scambiato il consenso con un progetto di aumento delle cubature sul territorio del 23 per cento.
È un epitaffio che documenta la qualità e il segno del lavoro di una ex giunta e di una ex maggioranza che, in attesa di conoscere quale giro prenderà l’inchiesta penale su Franco Fiorito (nella quale è indagato, per il solo reato di peculato e non di associazione per delinquere come confermavano
ieri sera qualificate fonti inquirenti, insieme ai suoi ex segretari Pierluigi Boschi e Bruno Galassi), si lascia alle spalle due anni e mezzo di governo della cosa pubblica in cui l’assenza di trasparenza nella gestione di una spesa da 23 miliardi di euro l’anno è stato lo strumento per beneficiare amici, clientele, gruppi di pressione. Come, spulciando tra le centinaia di delibere e le 40 leggi regionali (nello stesso periodo erano state 91 con Marrazzo), documentano almeno tre storie
esemplari.
LE PALESTRE
Nel 2008, la morte a Roma, in un campo di periferia, di Alessandro Bini, un giovanissimo calciatore stroncato dall’impatto con un rubinetto dell’irrigazione, convince la giunta Marrazzo a varare una legge che eroghi fondi necessari alla messa in sicurezza degli impianti sportivi pubblici. I soldi non sono molti (per ogni struttura il limite del contributo regionale è di 30 mila euro). Ma è qualcosa. Però, con la giunta Polverini le regole, su sollecitazione dell’assessore allo sport Fabiana Santini, cambiano. Nella logica per cui i soldi da spendere sono di tutti, ma il profitto è di uno solo, si stabilisce che al contributo possano accedere anche i privati. E così, tra i 13 beneficiati finiscono la palestra dell’hotel Hilton dell’aeroporto di Fiumicino (15.200 euro) e due centri “Dabliù” (la “Ssd Salario arl” e la “Polisportiva dilettantistica” ricevono 22.800
euro ciascuno) della catena di centri “fitness” della famiglia di Cesare Pambianchi, l’ex potente presidente della Confcommercio arrestato nell’estate del 2011 per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta e all’evasione fiscale.
VILLA FAZZONE
Del resto, la filantropia della giunta dà prova di sé anche nell’estate 2011. In una seduta notturna in cui si discute l’assestamento del bilancio, la maggioranza presenta un maxi-emendamento di 172 commi dove, al comma 153 l’ostinazione dell’Idv in Consiglio scopre una norma che ha la chiarezza di un quesito da Sudoku e consente la riapertura del condono edilizio a chi non lo ha presentato entro i termini. Ma non a un “chi” generico. A un solo cittadino del Lazio la cui villa abusiva insiste in un particolare angolo del territorio. Al senatore del Pdl Claudio Fazzone, l’ex guardia del corpo di Nicola Mancino diventato ras delle tessere e del consenso in quel di Latina e di Fondi, dove è nato e dove ha tirato su a sua gloria un abuso edilizio “bifamiliare” da 900 metri quadrati e due piscine. La norma passa e il rumore che la accompagna è soffocato nello spazio dedicato alle “curiosità” di qualche cronaca locale.
LA NORMA ANGELUCCI
Anche il senatore Pdl e re delle cliniche private Antonio Angelucci trova in Renata Polverini e nella sua giunta interlocutori comprensivi. Perché quando si tratta di tagliare i 2 mila posti letto e gli ospedali periferici nella Regione, le regole che valgono per tutte le strutture sanitarie private accreditate conoscono un’eccezione. Al criterio che vuole i tagli dei “rami secchi” effettuati secondo una ripartizione della Regione in quattro macro-aree sfugge la clinica Angelucci “San Raffaele” di Montecompatri con una complicata norma che consentirà alla struttura non solo di sopravvivere, ma di vedersi travasati anche 225 posti letto accreditati presso la sua struttura gemella di Velletri. È una mossa che appare abusiva, pensata per tenere in vita una clinica (Montecompatri) altrimenti destinata alla chiusura per mancanza di clientela, e che la Polverini difende minacciando querele a chi (la consigliera Giulia Rodano) si azzarda a sollevare obiezioni. Fino a quando, a maggio, non arriva il Tar. Quella delibera che travasa posti letto — si legge nella sentenza — «è illegittima e adottata in palese sviamento di potere», non fosse altro perché non tiene in conto, «non motivandolo adeguatamente», l’impatto che quel trasferimento di posti letto avrebbe prodotto nel distretto sanitario di Velletri. Già, prima i problemi delle cliniche, poi quelli dei malati.
LEGGE ANTICORRUZIONE - PEZZO SU REPUBBLICA DI STAMATTINA
ROMA
— Fiducia sì, fiducia no. Sull’anticorruzione si scontrano Fornero e Camusso. Il ministro del Lavoro dice che “sarà una grave colpa del Parlamento” se non si approva il ddl. Lei conosce “la determinazione di Severino” e sa che “ha fatto la sua parte”. Le ribatte subito la segretaria della Cgil: “Il governo non ha esitato a mettere la fiducia sulle pensioni, perché non la mette sull’anti-corruzione?”. Lo scontro avviene a Rimini, al festival Francescano. Ma a Roma l’alternativa è non solo fiducia sì, fiducia no, ma soprattutto Ghedini sì. Ghedini no. La prossima partita dell’anti-corruzione si gioca proprio sul quell’emendamento, carcere da due a sei anni per quei politici che hanno intascato soldi dello Stato in forza del loro ruolo pubblico e li hanno utilizzati a fini illeciti e anomali. I Lusi e i Fiorito insomma. Da 48 ore queste poche righe dividono lo stesso Pdl e gli altri partiti. Mentre si scatena un braccio di ferro all’inter-
no dei gruppi di Camera e Senato che potrebbero essere investiti da future indagini.
Il ddl è tuttora un cantiere aperto. Che però potrebbe chiudersi a metà settimana quando il Guardasigilli Severino, che ha cominciato a studiare gli emendamenti, deciderà come procedere. Nello suo staff l’ipotesi più accreditata è quella di un
suo maxi-emendamento come punto di mediazione. Tra Trieste (congresso degli avvocati) e Courmayeur (convegno sulla corruzione), Severino non si sposta di un millimetro: “La legge va approvata entro la fine della legislatura”. Il maxi-emendamento piace al Pdl che ufficialmente sponsorizza l’anti-Fiorito alias Batman. Meno convinto il sostegno sul salva-Ruby
(concussione possibile solo se ci sono di mezzo i soldi), frenata di Berselli su traffico di influenze e corruzione tra privati. Reati su cui Severino cerca una mediazione che accontenti il Pdl.
Resta forte il partito di chi vuole la fiducia subito sulla versione Camera — quindi senza l’anti-Fiorito — per guadagnare tempo. Pd e Udc insistono. E dal presidente
del Senato Schifani sembra arrivare un invito in questa direzione. A Trieste ha definitivo la legge “indifferibile”, ha parlato di “un testo che non va alterato”, ha chiesto un “sì subito, anche se il ddl è perfettibile”. Di rimando il capogruppo Pd Finocchiaro dice che il suo gruppo è pronto al ritiro degli emendamenti che in ogni caso “non possono né peggiorare, né
rallentare il testo”. Ovviamente il Pd non si fida affatto dell’anti-Fiorito e ne vede solo le conseguenze dilatorie. Ribatte il Pdl che 15 giorni in più non avranno di certo conseguenze.
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Elsa Fornero. Economista e accademica, dal 16 novembre 2011 è ministro del Lavoro e delle Politiche sociali nel governo Monti
PARLA FORMIGONI - CORRIERE.IT
MILANO - Abolire le regioni esistenti e creare tre macroaree nel Nord, nel Centro e nel Sud d’Italia. È la proposta di Roberto Formigoni, intervenuto sabato al convegno «Ripartiamo dal Nord per far crescere l’Italia» della Fondazione «Liberamente», promossa da esponenti Pdl come Mariastella Gelmini e Franco Frattini. «Per abbassare i costi della politica - ha detto - è arrivato il momento di porre il nodo del riordino delle regioni, che sono troppe e troppo piccole. Ci vogliono meno regioni e regioni più grandi». In particolare, una macroregione del Nord «servirebbe per dare più fiato alle famiglie, alle imprese e all’economia».
I COSTI - «Le Regioni faranno saltare 331 posti di consiglieri regionali su un totale di 1.111, pari a una riduzione del 30% dei posti attuali. Anche il Parlamento segua il nostro esempio: è ora di dimezzare il numero dei deputati e dei senatori». È questa la proposta lanciata da Roberto Formigoni nel nuovo Forcaffè, il webeditoriale online. Tema all’ordine del giorno del Forcaffè è l’iniziativa di questi giorni dei presidenti delle Regioni: «Abbiamo discusso di una radicale autoriforma. Abbiamo invitato il Governo a un’iniziativa comune, un’intesa Stato-Regioni in modo da metterla in un decreto, così che il Parlamento la renda legge cogente per tutti in tempi rapidi.
IN PIEMONTE E IN EMILIA - Quanto alle verifiche della guardia di finanza sulle spese dei consiglio regionali in Piemonte ed Emilia Romagna, a giudizio di Formigoni «al momento sono solo indagini conoscitive, è presto per parlare di scandali. Sono indagini legittime, vedremo come andranno e se ci saranno novità le commenteremo». Infine il governatore lombardo ha escluso che ci possano essere delle indagini anche in Regione Lombardia: «Le spese dei gruppi sono regolamentate e devono essere rendicontate da tempo».
REPORT - CORRIERE.IT
ANTICIPAZIONE - Secondo la Corte dei Conti, il costo della corruzione per il nostro Paese è di 60 miliardi l’anno. Una cifra impressionante. E ora, dopo l’ennesimo scandalo sui finanziamenti, abbiamo finalmente iniziato il faticoso cammino verso la discussione di un disegno di legge contro la corruzione nella PA. Ma il nostro Parlamento, per come è composto, è in grado di approvare una legge che consenta una lotta seria alla corruzione nella Pubblica Amministrazione, visto che molti dovranno in sostanza decidere sulla propria sorte?
Tra Deputati e Senatori a oggi si conta un numero rilevante di indagati e condannati per reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione, concussione, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta, finanziamento illecito, associazione per delinquere e favoreggiamento alla mafia. Per molti, si è toccato il punto più basso della storia della Repubblica. Dal 1994 ad oggi solo la Giunta delle Autorizzazioni della Camera ha analizzato 500 casi di procedimenti giudiziari.
CORRIERE.IT
La Guardia di Finanza venerdì mattina è entrata negli uffici del Consiglio Regionale del Piemonte per acquisire documentazione relativa alle spese dei gruppi parlamentari. Si tratta di un’inchiesta senza indagati («modello K») avviata nei giorni scorsi dalla Procura di Torino. Lo conferma Gian Carlo Caselli, procuratore capo di Torino: «È una ricognizione di situazione». Ma il blitz piemontese non è stato l’unico. Anche in Emilia Romagna è stata aperta un’indagine conoscitiva, sull’uso dei fondi ai gruppi politici rappresentati in Consiglio regionale. Intanto proseguono le indagini nel Lazio, dove per l’ex capogruppo del Pdl Fioritosi ipotizza l’associazione per delinquere, mentre il Consiglio regionale è stato sciolto
I FASCICOLI - In Piemonte l’acquisizione dei documenti ha riguardato tutti i gruppi consiliari per le spese e i rimborsi a partire dal primo gennaio 2008. Al momento i pm Andrea Beconi ed Enrica Gabetta, titolari dell’inchiesta, non hanno formulato ipotesi di reato e non vi sono persone sottoposte a indagini.
COTA: TAGLI GIÀ DAL 2010 - Il presidente della Regione Roberto Cota, commentando l’indagine, ha spiegato: «Nasce dalla polemica che c’è in questi giorni sulle Regioni, la Procura ha detto che non ci sono state denunce o esposti - ha dichiarato a SkyTg24 - Da quando sono entrato in carica nel 2010 ho varato una incisiva politica di tagli ai costi della politica, dal numero degli assessori al taglio del mio stipendio, dall’indennità di fine rapporto alle spese di funzionamento del consiglio regionale. Tutto questo in tempi non sospetti prima della vicenda Lazio». Il presidente ha poi aggiunto: «In ogni caso il meccanismo delle autocertificazioni ora non c’è più, lo abbiamo tolto e tutti i dati relativi alle certificazioni sono on-line e chiunque può andare a controllare».
PRIMI RISCONTRI? - A quanto si apprende, dal 2008 a oggi il maggior numero di rimborsi si sarebbe registrato sempre durante il mese di agosto, quando il Consiglio è chiuso. Il sospetto quindi è che qualcuno si sarebbe fatto invitare in sagre, manifestazioni e fiere per rappresentare la Regione, mentre in realtà era in vacanza (si parla insistentemente di un consigliere che risultava in missione mentre postava su Facebook le foto dalla villeggiatura).
LA POLEMICA - Il senso degli accertamenti è verificare se esistono casi di malversazione dei fondi o di irregolarità nella rendicontazione di spese e nelle richieste di rimborso, o di percezione irregolare di benefit. La Procura ha aperto l’indagine di propria iniziativa dopo la polemica innescata lunedì da un parlamentare del Pdl, Roberto Rosso, che venerdì ha però provato a smorzare i toni: «La mia era solo una provocazione, un modo per sollevare un problema che esiste non soltanto in Piemonte, ma in tutte le Regioni. Non può essere risolto dalla Guardia di finanza, ma dalla politica».
CONTI ONLINE - Quasi contemporaneamente il Consiglio regionale ha pubblicato sul sito istituzionale i rimborsi chilometrici autocertificati dei suoi membri (guarda il pdf) per il 2011 e l’elenco delle indennità di presenza (122,07 euro a presenza). Successivamente saranno pubblicati i rimborsi relativi al primo semestre 2012 e quelli del 2010 e della precedente legislatura: si tratta, infatti, di dati non ancora informatizzati. Per quanto riguarda il solo Consiglio regionale le spese dei 50 membri del 2011 sono state di poco superiori ai 300mila euro. I due che hanno certificato più km sono Maurizio Lupi (Verdi Verdi - l’Ambienta-lista per Cota) e Roberto Boniperti (Progett’Azione), rispettivamente con 37mila euro nell’anno 2011 e 31.000.
LA GIUNTA - Il presidente Cota ha messo invece a nota (il pdf) circa 17.900 euro, mentre fra gli assessori il record è dell’assessore all’Agricoltura Claudio Sacchetto (Lega) che ha presentato un conto di 35.846 euro con oltre mille km percorsi ogni mese (e un picco di 3.100 euro nel gennaio 2011). Cota risiede a Novara e Sacchetto a Cuneo: sono gli unici due membri della Giunta ad aver presentato richiesta di rimborso chilometrico. In totale, Consiglio e Giunta, hanno ottenuto oltre 520.000 euro tra rimborsi e indennità di presenza. A questa cifra vanno aggiunti anche i circa 67mila euro di costo dell’Ufficio di presidenza (sei membri, nel 2012 lo stesso Boniperti è subentrato a Valerio Cattaneo, cui per il 2011 sono stati rimborsati olte 18.000 euro).
LE REAZIONI - I vari gruppi del Consiglio non hanno dato parere negativo all’operazione: «Ci siamo resi assolutamente disponibili e abbiamo consegnato tutta la documentazione che ci è stata richiesta, non abbiamo nulla da nascondere», ha spiegato il capogruppo della Lega Nord Mario Carossa; «Non sono affatto stupito, ho messo a disposizione la documentazione richiesta e sono assolutamente favorevole ai controlli esterni sull’utilizzo delle risorse dei gruppi», ha ribadito quello del Pd Aldo Reschigna; Sel non ha ancora ricevuto la visita delle Fiamme gialle e Monica Cerutti ha sottolineato che il gruppo non ha «mai presentato autocertificazioni per ottenere rimborsi legati chilometrici legati alle presenze sul territorio»; Luca Pedrale, del Pdl, ha aggiunto che «è bene che la politica dia un segnale forte nel senso della trasparenza».
GOVERNO PREOCCUPATO - Il ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi, analizzando le vicende che hanno riguardato Lazio e Sicilia, e ora anche il Piemonte, ammette che «il governo è molto preoccupato per le ultime vicende, però dobbiamo riconoscere il grande valore che hanno gli enti locali. Non sapevo nulla sul Piemonte, ne prendo atto e vedremo. Volevo mettere in evidenza le assurdità che si possono verificare in tutte le Regioni d’Italia, e non solo in Piemonte. Perchè è così dappertutto».
COSTITUZIONE, ARTICOLO 117 (gli enti locali dal 114 iAL 133)
Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato.
ARTICOLO 119
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.
(...)
Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite.