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 2012  settembre 29 Sabato calendario

LE TRENTAMILA CAUSE DEI BAMBOCCIONI CONTRO I GENITORI

È il nuovo lato oscuro della famiglia, la guerra più devastante e dolorosa: i figli che fanno causa ai genitori. Non bastavano le separazioni traumatiche, gli ex coniugi pronti a scannarsi per la fine di un amore. La guerra dei Roses ha cambiato volto, e nelle aule dei tribunali si registrano ogni anno trentamila nuove cause che vedono la prole schierata contro il genitore, padre o madre che sia. Il dato è sorprendente, oltre che avvilente. Perché sempre più spesso a citare in giudizio non sono i figli trascurati, che non ricevono il mantenimento, ma trentenni che pretendono lussi, telefonini di ultima generazione, scarpe alla moda, vacanze. E soprattutto che non hanno alcuna intenzione di lasciare la casa di famiglia.
Colpa della crisi, del lavoro che non si trova, degli affitti esagerati, è la giustificazione che muovono durante il processo. Sarà. Certo è che alla fine i giudici, anche se obbligati dalla legge che non fissa l’età limite per il mantenimento, cercano di limitare i danni e danno l’assegno mensile alla cifra più bassa possibile, probabilmente mossi a compassione da genitori che, a volte, neanche si presentano in aula per quanto sono umiliati e sofferenti. In tutto questo - va detto - il figlio-bamboccione riesce anche a non pagare gli avvocati, perché non avendo reddito, o avendone uno non superiore ai diecimila euro, può godere del gratuito patrocinio.
A raccogliere i dati su questo nuovo e triste fenomeno è stata l’Associazione matrimonialisti italiani. Queste le cifre: nel 58 per cento dei casi a essere citati in giudizio sono i padri, nell’8 per cento le madri e nel 34 per cento entrambi i genitori. L’età media dei figli che richiedono l’assegno è di 29 anni, mentre quella dei genitori trascinati in Tribunale è di 59 anni per il padre e 57 per la madre. L’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Ami, spiega così il fenomeno: «La legge 54/2006, avvalorata dalla costante giurisprudenza della corte di Cassazione, sancisce l’obbligo per i genitori di mantenere i figli anche maggiorenni, senza indicare un limite di età. Per di più - dice - tale obbligo permane, sotto forma di assegni perequativi, anche se i figli hanno un reddito ma questo sia considerato insufficiente. Nel 70 per cento dei casi da noi evidenziati si tratta di figli iscritti all’Università, anche fuori corso da anni. Nel 30 per cento, invece, di figli disoccupati o con occupazione precaria, temporanea o a nero. E comunque, il 65 per cento dei casi giudiziari riguarda figli di sesso maschile».
L’Italia, poi, detiene il record mondiale di giovani che non si staccano da casa. Da una ricerca dell’Eurostat emerge che sono circa 7.144.000, di questi il 91,8 per cento sono maschi e l’82 per cento sono femmine, e hanno un’età che va dai 18 ai 24 anni. E anche nella fascia tra i 25 e i 34 anni la situazione non cambia: 47 per cento dei maschi e 32 per cento delle femmine. Con un particolare, le ragazze, superati i 25 anni, sono più propense a lasciare la famiglia e a cercare una nuova abitazione. «Pur comprendendo la crisi economica che sta attraversando il nostro Paese - conclude Gassani - occorre individuare parametri giuridici certi, almeno sui limiti di età massima per l’assegno di mantenimento, al fine di evitare un pericoloso scontro generazionale che sta scollando i rapporti genitore-figlio e sta mettendo a dura prova la famiglia italiana, sia sul versante giudiziario che sociale».