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 2012  settembre 28 Venerdì calendario

Cento milioni per «La7»: piace, ma non va a ruba - Tre offerte per Ti Media. Gli advisor Mediobanca e City dovreb­be­ro aver fatto pervenire alla socie­tà le proposte del fondo italiano Clessidra, quella degli americani di Discovery Channel e quella di 3 Italia (gruppo H3G)

Cento milioni per «La7»: piace, ma non va a ruba - Tre offerte per Ti Media. Gli advisor Mediobanca e City dovreb­be­ro aver fatto pervenire alla socie­tà le proposte del fondo italiano Clessidra, quella degli americani di Discovery Channel e quella di 3 Italia (gruppo H3G). Ma il condizio­nale è d’obbligo in quanto Tele­com, alla fine del cda ieri a Milano, si è trincerata dietro a un «no com­ment » limitandosi ad affermare che «per Ti Media sono arrivate al­cune proposte di acquisto». E an­che un consigliere, come Tarak Ben Ammar, di solito molto loqua­ce si è rifiutato di fare commenti. Stando alle indiscrezioni le offerte dei tre pretendenti sarebbero: 100 milioni quella di Discovery Chan­nel che vorrebbe solo i canali televi­sivi e soprattutto il prezioso tasto 7 del telecomando de La7; 320 milio­ni per H3G che prende tutto e pun­ta alle frequenze a 700Mhz che so­no quelle usate per il digitale terre­stre che potrebbero forse essere convertitesulletlc; infine380milio­ni per il fondo Clessidra di Claudio Sposito, in cerca di partners. Tutte le offerte non contemplano però il debito di Ti Media di 200 milioni che resterebbe a Telecom e dun­que non sono particolarmente al­lettanti anche perché il presidente Franco Bernabè ha già detto di non voler vendere a qualsiasi costo. Quanto al contratto pubblicita­rio con Cairo Communication, che prevede ricavi minimi garantiti di 120 milioni e che oggi vale molto di più (168 milioni la raccolta del 2011), secondo fonti finanziarie la rescissione non è un tema che ri­guarda il procedimento di vendita. Anche perché il meccanismo che Cairo e La7 hanno rinegoziato a fi­ne 2010 non prevede più un mini­mo garantito secco di 120 milioni, ma lega i ricavi all’audience:fino al 2010 c’erano solo i 120 milioni, a fronte di uno share medio del 3%. Dal 2011 il contratto prevede inve­ce anche un’obiettivo di raccolta proporzionalmente legato alla cre­scitadell’audience. Così, peresem­pio, nel 2011 il 3,8% di share equiva­le a una raccolta di 160 milioni (la concessionaria ha comunque fatto meglio, 168). E così sarà per il con­suntivo 2012 e fino alla scadenza che è stata per questo motivo pro­lungata dal 2014 al 2019. Un mecca­nismo studiato per riequilibrare i margini della raccolta rispetto agli investimenti in nuovi programmi. In caso di mancato raggiungimen­to dell’obiettivo, Cairo perde il con­tratto. Per questo il contratto non dovrebberappresentareunostaco­lo particolare. Semmai il problema è rappresentato dai costi dei nuovi programmi di La7 che, da un certo livello in poi (soprattutto dopo la campagna acquisti dell’anno scor­so) non hanno generato una cresci­ta­dello share sufficiente a sostener­li. In ogni caso il gruppo Cairo, che doveva essere della partita per l’ac­quisto di Ti Media, potrebbe suben­trare al fianco di H3G, che vuole le frequenzeedècertamentepocoin­teressata al business televisivo a meno che non voglia cambiare bu­siness. Ora comunque per la vendi­ta di Ti Media parte la fase due ossia l’accesso alla cosidetta data room, l’accesso ai dati sensibili della so­cietà per riuscire alla fine a formula­re le offerte vincolanti. Nel cda di Telecom si è parlato an­che di scorporo della rete fissa, una mossa che l’agenzia Fitch ritiene difficile da calcolare a livello di im­patto nei conti. E sempre ieri è parti­ta una raccolta deleghe dei piccoli soci per bocciare la transazione con gli ex manager Ruggiero e Buo­rane­ll’assembleastraordinariaTe­lecom prevista per il 18 ottobre.