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 2012  settembre 29 Sabato calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 49

(Peter Englund, «La bellezza e l’errore. La Grande Guerra narrata in diciannove destini») –


Fame 1 Regola empirica usata nell’esercito giapponese durante la Seconda guerra mondiale per stabilire quanto rimanesse da vivere a un essere umano che stava morendo di fame: «Chi riesce ad alzarsi in piedi: trenta giorni. Chi riesce a mettersi a sedere: venti giorni. Chi deve urinare da disteso: tre giorni. Chi non riesce più a parlare: due giorni. Chi non riesce più a battere le palpebre: morto all’alba».

Fame 2 Primavera-estate 1918: a Vienna il cibo scarseggia. Vengono consumati solo 70.000 litri di latte al giorno (erano 900.000 prima della guerra). L’apporto calorico è di 1.721 calorie al giorno (normale fabbisogno: 3.000). Molti adulti hanno perso dieci o venti chili. Il peso medio dei bambini di nove anni è sceso da 30 a 22,8 chilogrammi. Certe case di riposo e manicomi hanno dovuto chiudere perché i ricoverati sono morti di fame.

Donne Le zone di combattimento erano vietate alle donne. Unica eccezione le prostitute, che potevano avere speciali lasciapassare per esercitare il mestiere (per certe donne particolarmente disperate, un espediente per mettersi in contatto con il marito al fronte).

Mercato Grande incremento del mercato del sesso durante la guerra. Le prostitute affluivano da tutta la Francia a Parigi, dove ogni giorno arrivava un gran numero di soldati in licenza. Gli arresti per prostituzione illegale aumentarono del quaranta per cento negli anni del conflitto (e le autorità, incoraggiate dai militari, spesso chiudevano un occhio).

Infette A volte le prostitute infette guadagnano più di quelle sane perché attirano i soldati che vogliono ammalarsi per evitare il fronte.

Catarri Il commercio delle secrezioni della gonorrea: alcuni soldati acquistano il muco infetto e se lo spalmano sui genitali nella speranza di finire in ospedale e rimanere così lontani dalle zone dei combattimenti. Stesso obiettivo alla base del commercio del catarro espettorato dai malati di tubercolosi.

Cinema Testimonianza del proprietario di un cinema apparsa su una rivista tedesca nel giugno 1915: una sera, durante l’intervallo, aveva avvisato il pubblico che si era appena presentato un uomo in uniforme per sorprendere la moglie con l’amante. Per evitare scandali aveva indicato una piccola e discreta uscita di sicurezza. Immediatamente, trecentoventi coppie avevano lasciato la sala al riparo della penombra.

Ossa «Non ero andato molto avanti quando sentii cedere qualcosa di schianto sotto di me. Era uno scheletro le cui ossa erano state ripulite dall’esercito di topi che si aggiravano nei campi di battaglia» (dalle memorie del fante britannico Alfred Pollard).

Tabacco Nel 1914 i britannici ricevevano mezzo etto abbondante di tabacco alla settimana, i tedeschi due sigarette o sigari al giorno. Il fumo serviva per tenere a bada il nervosismo, diminuiva la fame, rendeva meno insopportabile il tanfo di putrefazione (a volte le unità sistemate in trincee infestate di cadaveri ricevevano razioni supplementari di tabacco).

Cocaina Durante la guerra la cocaina era molto diffusa nella società, nonostante le restrizioni messe in atto in diversi Paesi negli anni immediatamente precedenti il conflitto. A Parigi si poteva acquistare più o meno liberamente nei caffè, a Londra si trovava facilmente nei night club. In Inghilterra prostitute e soldati erano considerati due gruppi particolarmente dipendenti da questa droga. Un’aggravante, per le autorità inglesi: la produzione era quasi esclusivamente nelle mani di aziende tedesche.

Piccione Cher Ami, il piccione che durante la battaglia delle Argonne dell’ottobre 1918 riuscì a portare a destinazione il messaggio di un’unità americana circondata, nonostante una ferita al petto e una zampa amputata. Decorato con la Croix de guerre, è impagliato allo Smithsonian di Washington.

Odio «Il 10 novembre (1918, ndr) arrivò all’ospedale il pastore per rivolgerci una breve allocuzione, e così sapemmo tutto. Anch’io, molto eccitato, ero presente. Quel vecchio e dignitoso signore sembrava tremare in tutto il corpo, mentre ci comunicava che la dinastia Hohenzollern non portava più la corona imperiale tedesca, che la Patria era diventata una repubblica […]. Cercò di continuare, di dirci che bisognava ormai cessare la guerra, che avendo perso la guerra ed essendo ormai alla mercé del vincitore ci attendevano tempi bui […]. Ciò che seguì furono giorni orrendi e più orrende notti: sapevo che ogni cosa era perduta. Solo dei pazzi, o dei bugiardi e criminali, potevano sperare nella generosità del nemico. In quelle notti crebbe in me l’odio contro i colpevoli di quel misfatto. In quei giorni previdi quale doveva essere il mio destino. […] Così decisi di diventare uomo politico» (Adolf Hitler, «Mein Kampf»).

Notizie tratte da: Peter Englund, «La bellezza e l’errore. La Grande Guerra narrata in diciannove destini» Einaudi 24 €