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 2012  settembre 29 Sabato calendario

Ho letto e ho visto che un nutrito gruppo di scrittori e critici, tra cui Marco Belpo-liti, Franco Cordelli, Andrea Cortellessa, ha deciso di intervenire in difesa di Vincenzo Ostuni dopo l’azione civile per diffamazione intentata ai suoi danni da Gianrico Carofiglio

Ho letto e ho visto che un nutrito gruppo di scrittori e critici, tra cui Marco Belpo-liti, Franco Cordelli, Andrea Cortellessa, ha deciso di intervenire in difesa di Vincenzo Ostuni dopo l’azione civile per diffamazione intentata ai suoi danni da Gianrico Carofiglio. Che era successo a monte? Era successo che durante la campagna elettorale dell’ultimo premio Strega – a cui poi Il silenzio dell’onda di Carofiglio (Rizzoli) si sarebbe classificato terzo – Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alla Grazie, lo aveva definito sulla sua pagina facebook un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di “responsabilità dello stile”. Quelli di Ponte alle Grazie sono soliti non andare troppo per il sottile. Per loro, ad esempio, ogni volta il premio Strega «è combinato». Per essere davvero pulito, un premio Strega dovrebbe far vincere solo il libro loro. Quelli degli altri sono sempre schifezze. Carofiglio, però, stavolta ha querelato e adesso tutti quei settanta critici e scrittori sono insorti a difesa d’Ostuni: «Le storie letterarie sono piene di stroncature assai feroci, eppure questa è la prima volta che uno scrittore italiano ricorre alla magistratura contro un collega (AH, MO’ E’ UN COLLEGA? PRIMA ERA UNO “SCRI-BACCHINO” E MO’ E’ UN COLLE-GA?) per far sanzionare dalla legge un giudizio critico sfavorevole». E concludono parlando di «intento intimidatorio », da parte di Carofiglio, «ver- so coloro che si occupano di letteratura nel nostro paese». Io sto con Carofiglio, e non solo perché mi stanno antipatici non tanto quelli di Ponte alle Grazie, ma quanto tutti quelli che prima menano e dopo piangono. “Giudizio critico” e “letteratura” infatti sono una cosa, ma gli insulti personali un’altra e “scribacchino” non è un giudizio sul libro, è un insulto bello e buono alla persona di Carofiglio. E lui che dovrebbe fare, secondo loro? Se lo dovrebbe tenere perché loro sono coloro che si occupano di letteratura nel nostro paese? E perciò sono abilitati a insultare le persone come meglio gli pare? Ma vaffallippa, va’. Dice: «Ma le storie letterarie sono piene di stroncature assai feroci». Vero. Ma a quei tempi c’erano pure i duelli, però, a restituire giustizia. Tu insultavi, stroncavi, e quello ti sfidava a duello. Oppure partiva da Milano, pigliava il treno come Balla e Marinetti magari, e veniva fino a Firenze a gonfiarti di botte al Caffè delle Giubbe Rosse (Papini e Prezzolini poi però gli corsero appresso, dopo avere chiamato gli amici loro, e gliele ridiedero tutte quante alla stazione prima che riuscissero a ripartire, ma questa è un’altra storia). La gente comunque, la volta dopo, ci pensava due volte prima di scrivere le cazzate. Che doveva fare allora Carofiglio? Si teneva lo “scribacchino” e amen – “Non c’è più il duello…” – in attesa degli altri impunibili insulti che venissero eventualmente in mente ai più svariati stuoli di letterati italiani? Io avrei voluto vedere se Carofiglio invece avesse preso pure lui il treno e fosse andato a dargli una fraccata di botte a Ostuni – Carofiglio è cintura nera di karate – poi Ostuni che diceva. Vuoi scommettere che ci andava lui – insieme a tutti i letterati – a querelare Carofiglio? Io comunque – pur essendo solidale con lui – m’unisco all’appello loro: no alla querela, Carofi’! Vagli a mena’.