Luca Vinciguerra, Il Sole 24 Ore 28/9/2012, 28 settembre 2012
IN CINA INIEZIONE RECORD DI LIQUIDITÀ
La Cina si accoda alle altre banche centrali del mondo e allenta nuovamente i cordoni del credito per sostenere la crescita economica.
Questa settimana la People’s Bank of China ha operato un’iniezione di liquidità sul mercato monetario senza precedenti: in soli tre giorni, la banca centrale ha effettuato operazioni di reverse purchase agreement (Repo) per un valore complessivo di 365 miliardi di yuan (circa 45 miliardi di euro). In sostanza, secondo lo schema classico delle manovre di mercato aperto, la Pboc ha acquistato a termine titoli dalle banche andando così a rimpinguare simultaneamente di denaro fresco le loro casse.
La valanga di Repo scaricata da Pechino sul mercato ha centrato l’obiettivo: nel giro di pochi giorni, il tasso di riacquisto a sette giorni, un indicatore chiave delle condizioni di liquidità sull’interbancario, è sceso di quasi un punto percentuale rispetto ai massimi trimestrali toccati la settimana scorsa.
Le tempistiche e le modalità dell’intervento della Pboc non sono casuali. L’utilizzo massiccio dei Repo è stato effettuato proprio ora per due ragioni. La prima: far fronte alla maggior domanda di liquidità che in Cina caratterizza tutti i periodi prefestivi (da domenica il Paese chiude i battenti per un’intera settimana per celebrare l’anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese). La seconda: soddisfare la consueta sete di fondi delle banche in coincidenza della chiusura degli esercizi trimestrali.
E la scelta di uno strumento di breve termine come i Repo ha una sua logica precisa. Le operazioni monetarie di mercato aperto, infatti, consentono di incrementare rapidamente la liquidità sull’interbancario senza particolari effetti collaterali sul quadro macroeconomico. Ma il loro impatto sull’offerta di moneta è assai meno efficace e duraturo rispetto al taglio della riserva obbligatoria o alla riduzione del costo del denaro.
Qui sta il dilemma che, di questi tempi di fronte a una crescita economica che sta rallentando progressivamente il passo, affligge i timonieri della politica monetaria cinese. Da un lato, la banca centrale deve cercare di stimolare la congiuntura aumentando il credito bancario. Dall’altro, deve calibrare attentamente i propri passi per impedire che l’inflazione rialzi la testa e che il settore immobiliare finisca nuovamente preda di pericolose bolle speculative.
Ciò detto, però, il rischio che nel 2012 l’economia cinese cresca a un tasso appena sufficiente a tenere in equilibrio il mercato del lavoro (+7%) è concreto. E questo è un rischio che Pechino non può permettersi di correre per troppo tempo. Anche perché, come ha sottolineato ieri Chen Yulu, accademico e consulente della stessa People’s Bank of China, «la Cina ha sottovalutato la gravità della situazione economica internazionale, che potrebbe restare debole ancora per lungo tempo».
Ergo: la banca centrale dovrà continuare a fare la sua parte per sostenere la congiuntura. Ciò significa che, sebbene rappresenti un record, la montagna di liquidità immessa sul mercato interbancario in questi ultimi giorni tramite i Repo è solo un palliativo di breve momento. Nei prossimi mesi, scommettono tutti gli analisti, Pechino sarà costretta a tagliare nuovamente la riserva obbligatoria e, forse, anche a diminuire il costo del denaro.