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 2012  settembre 28 Venerdì calendario

LE SPESE DEI GRUPPI? INTROVABILI

Dicono che oggi, con internet, sia impossibile sfuggire: di tutto ciò che fanno e dicono i personaggi pubblici resta una traccia, che chiunque può ripescare. Quando il campo si restringe alle istituzioni, sembra che il rigore sia massimo: l’ultimo decennio è stato un susseguirsi di ministri che hanno parlato di trasparenza e qualcuno ci ha fatto pure leggi che portano il suo nome. Ma ora provate a cercare sul web quanto spende ciascun gruppo consiliare in una Regione, per vedere dove potrebbero scoppiare altri scandali come in Lazio: sarà un caso, ma è un’impresa impossibile.
Il problema è che, nonostante proclami e nuove norme, nessuno ha ancora pensato di pubblicare con la dovuta evidenza i provvedimenti con cui si assegnano le risorse ai gruppi consiliari. E men che meno i rendiconti sull’uso di queste somme.
Il cittadino che voglia controllare potrebbe solo scorrere uno per uno nei motori di ricerca interni dei siti web regionali le migliaia di provvedimenti sulle materie più disparate, sperando di intercettare quello che ripartisce i fondi ai gruppi. Ma ci vuol molta fortuna. Così ci si deve limitare a guardare i bilanci regionali. Che però sono tutt’altro che analitici.
Trovarli non è difficile: si digita «bilancio» nel motore di ricerca del sito oppure nella maschera della sezione dedicata alle leggi e agli altri atti regionali o, ancora, in quella del Bollettino Ufficiale. Attenzione: il bilancio dev’essere quello preventivo, perché i consuntivi sono ancora più vaghi e riportano nei dettagli solo le variazioni rispetto ai preventivi.
Dunque, si prendono questi ultimi, si va nella parte relativa alle spese e si trova la voce «Consiglio regionale». Un calderone nel quale confluisce di tutto: dalle spese di funzionamento vere e proprie a quelle per gli organi statutari (come difensore civico e Corecom) che sono nell’orbita del Consiglio.
Solo in pochi casi si riesce a ottenere un dettaglio maggiore. Nello stato di previsione della spesa scaricabile dal sito della Regione Veneto, per esempio, le spese di funzionamento sono suddivise in otto «Upb» (Unità previsionali di base), la quinta delle quali è intitolata «Spese per il funzionamento dei gruppi consiliari». Ma non è dato sapere come viene suddiviso l’importo né come viene utilizzato (ci vorrebbe un consuntivo). Né è facile capire se la Regione ha aumentato o diminuito la previsione di spesa: bisogna ripescare i bilanci degli anni precedenti e fare il confronto.
Insomma, anche in una Regione "virtuosa" rischiano di sembrare comiche espressioni come «Trasparenza totale», riportata – ironia della sorte – sul sito della Regione Lazio. Che nel 2008 aveva avviato un apposito portale, definendolo «in continua evoluzione». Ma il sito si ferma al 2009, l’anno prima dell’insediamento della maggioranza travolta dallo scandalo.
Più in generale, la sezione «Trasparenza» nei siti regionali non manca mai: è obbligatoria per la legge Brunetta. Vi si possono trovare curricula, retribuzioni e valutazioni dei dirigenti, consulenze esterne e provvedimenti. Ma le spese dei gruppi consiliari no.