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 2012  settembre 28 Venerdì calendario

ELOGIO DELLE BARZELLETTE E DEI CAPIREDATTORI


Leggo un’intervista di Marco Cicala alla scrittrice Sveva Casati Modignani a proposito della sua autobiografia (Il diavolo e la rossumata, Mondadori). Si parla dell’Italia in tempo di guerra, di vecchie ricette di cucina. La cosa più interessante, per me, è quando l’intervistatore ricorda alla scrittrice di quando faceva la cronista e le chiede se ha nostalgia del giornalismo. «Zero» risponde lei. E spiega perché: «I capiredattori. Son degli stronzi... Be’, non so adesso, ma all’epoca ti castravano qualsiasi licenza di stile. Una volta scrissi di un vecchietto che amoreggiava col suo quarto di vino. Corressero: sorseggiava. A lei sembra che amoreggiare e sorseggiare siano la stessa cosa?». La domanda rimane senza risposta. Chi aveva ragione: la scrittrice o il caporedattore? Io un’idea ce l’avrei. Però, prima, permettetemi di sbrigare un po’ di corrispondenza arretrata relativa alla rubrica di due settimane fa.

corrispondenza arretrata. La rubrica citata era dedicata alle barzellette contenute in un libro di Osho, il santone e bestsellerista indiano. Mi era sembrato divertente che un mistico esprimesse il suo pensiero usando storielle umoristiche. Così ho pubblicato le barzellette senza indicarne la fonte e ho chiesto ai lettori di indovinare chi le aveva raccontate proponendo due risposte: a) Silvio Berlusconi, narratore di storielle di chiara fama (apparentemente l’ipotesi più probabile), e b) Osho, il profeta New Age (apparentemente l’ipotesi meno probabile).
La cosa non è piaciuta al lettore Giancarlo Toti che ci ha visto addirittura una manovra antiberlusconiana: «Siete patetici: pur di parlare di Berlusconi, utilizzate pagine di un giornale che avrebbero bisogno di portare al lettore scritti seri e non stupidate come questa di oggi».
La rubrica in oggetto è stata ancora meno gradita dal lettore Vittorio Lodolo D’Oria, che, convinto di trovarsi davanti a una manovra addirittura antivaticana, così si è espresso: «Tre barzellette davvero uniche quelle su Chiesa e cattolici. Non vedo l’ora di leggere quelle sui musulmani, nel prossimo numero».
Queste reazioni mi fanno pensare che le tanto bistrattate barzellette (il genere letterario più praticato al mondo) sono la più potente medicina anti-fondamentalista (dal fondamentalismo cattolico a quello berlusconiano) che ci sia al mondo. E confermano un’altra cosa, sostenuta dal grande scrittore americano Saul Bellow. Bellow diceva che ogni uomo ha una vita spirituale, anche quelli che sembrano non averne nessuna, e questa vita spirituale consiste nelle due o tre barzellette che ogni uomo conosce (mi sa che Osho era al corrente della boutade bellowiana). L’unica eccezione è probabilmente rappresentata da chi non capisce le barzellette (come sospetto sia il caso dei due lettori citati).

beviamoci sopra. Ecco fatto. Torno a Sveva Casati Modignani. Lei scrisse poeticamente: «Il vecchietto amoreggiava col suo quarto di vino». Il caporedattore corresse: «Il vecchietto sorseggiava il suo quarto di vino». Chi aveva ragione? Per me nessuno dei due. Forse era meglio scrivere semplicemente: «Il vecchietto beveva il suo quarto di vino». Prosit.