Maurizio Assalto, La Stampa 28/9/2012, 28 settembre 2012
IL LATINO NON È BELLO SE NON È LITIGARELLO
Prendete una ventina di illustri antichisti di tutto il mondo e chiudeteli in una sala attorno a un tavolo: che cosa ne uscirà? Ore e ore di pallosissimi discorsi, si potrà ironizzare. Sbagliato. Dal castello di Cividale sede della Fondazione Canussio, che organizza ogni anno a fine settembre un importante consesso di cotali personaggi, una volta una professoressa americana è uscita in lacrime. E molti, in più di un’occasione, sono usciti con i nervi tesi.
Quest’anno, nei primi due giorni (oggi le conclusioni) del convegno dal titolo « Sacerdos . Figure del sacro nella società romana», non è andata così, ma il confronto è stato come sempre serrato, ricco di distinguo, di richieste di chiarimento. «Sono io che mi raccomando: litigate - rivendica la presidente della Fondazione, Carla Canussio -. È un modo per tenere vivo l’interesse». «Da noi i professori discutono, si scontrano, non se ne perdonano una», aggiunge il figlio Corrado, vicepresidente.
Uno «spettacolo» coinvolgente per il pubblico che segue i lavori dagli schermi disseminati nelle salette del castello - studenti locali ma anche tanti professori che accorrono da diverse parti d’Italia. Sui monitor scorrono le immagini dei relatori che disquisiscono sulla figura dei fratres arvales , un collegio sacerdotale arcaico di cui anche i liceali più ferrati probabilmente ignorano l’esistenza: e tutti attenti, con le cuffie che offrono la traduzione simultanea in italiano, inglese e tedesco, mentre a tratti sugli schermi compaiono i testi di riferimento in latino, i passi dei commentari antichi, le citazioni delle riviste specialistiche.
Passione per l’antico, ma non solo. «Cerchiamo di individuare dei temi che possano avere un legame con il presente», spiega Corrado Canussio. È stato così quando si è fatto il convegno sui precedenti greci e romani dell’euro nell’anno di esordio della moneta unica, o quello sul terrore e la violenza nel mondo antico quando era al culmine la sfida di al Qaeda.
Titolo del convegno e relatori sono individuati con un anno di anticipo dal Comitato scientifico della Fondazione, composto da specialisti italiani e europei. Oltre 250 gli ospiti (alcuni più volte), nelle 14 edizioni che si sono succedute dal 1999 a oggi. 150 mila download delle loro relazioni pubblicate in Rete (www.fondazionecanussio.org), a cui si aggiunge la pubblicazione cartacea degli atti entro l’inizio del convegno successivo: «Una cosa straordinaria, che non si vede da nessuna parte», fa notare Jean-Michel Roddaz, professore di Storia romana a Bordeaux. «E questi atti sottolinea Werner Eck dell’Università di Colonia - non sono pubblicazioni che dormono nelle biblioteche: vengono davvero utilizzati e citati in tutto il mondo, proprio come avviene per le rivista specialistiche».
Risultati tanto più ragguardevoli se si considerano gli effettivi della Fondazione: quattro persone in tutto, presidente, vicepresidente, segretaria e coordinatore scientifico, Giampaolo Urso, anche lui dell’Università di Bordeaux. Quella della Fondazione Canussio è una storia per molti versi eccezionale. Anche per le circostanze della sua nascita. All’origine di tutto è proprio il castello, costruito su diversi livelli di mura romane e con alcune parti edificate risalenti al VI secolo, proprietà dei Canussio da almeno 900 anni e a fine ’400 dimora dell’umanista Niccolò, autore di un importante testo di storia locale, a cui la Fondazione è intitolata. Venduto nell’800, trasformato in caserma dei carabinieri e talmente degradato da rischiare l’abbattimento, il maniero tornò agli antichi proprietari grazie a Vittorio Canussio, ginecologo alla Mangiagalli di Milano con la passione per gli studi classici, che nel 1988 lo riacquistò e poi restaurò, con il contributo dei Beni culturali. «A quel punto che farne? - ricorda la signora Carla, moglie di Vittorio -. Mio marito ebbe l’idea: facciamone una fondazione per le scienze antichistiche».
Il fondatore ebbe appena il tempo di assistere al primo convegno, nel ’99. Morì due mesi dopo. A quel punto i suoi famigliari si sentirono costretti a proseguirne l’opera, inventandosi una vocazione che non avrebbero sospettato di avere. «Nel 2000 organizzammo una seconda edizione - prosegue la signora Canussio -, in omaggio alla memoria di mio marito. E così anche l’anno successivo, e un anno dopo l’altro siamo arrivati fin qui».
Adesso però l’avventura della Fondazione sembra giunta al capolinea. Di taglio in taglio alla cultura - nel Paese dei Fiorito e dei festini in costumi omerici, che solo pochi giorni fa un rapporto della Ue accusava di non avere «una strategia nazionale per lo sviluppo del suo settore culturale e creativo» - i contributi pubblici, che in passato coprivano non più del 20% delle spese, sono da quest’anno azzerati. In simili condizioni i Canussio - il cui mecenatismo non ha alcuna finalità di immagine - si pongono seriamente il problema se sia il caso di continuare. Ma non ci sono solo le considerazioni economiche. E qui la storia della Fondazione diventa esemplarmente (e deteriormente) italiana. Corrado Canussio lamenta la freddezza delle istituzioni, che non si fanno mai vedere ai convegni, a parte la medaglia conferita quest’anno per la terza volta dal Presidente della Repubblica: «Mia madre, quando una volta è andata come Fondazione a Madrid, è stata accolta con un mazzo di fiori da un rappresentante dell’Università Complutense. Per me, quando vado a cercare contatti a Roma, ci sono solo corridoi, corridoi, corridoi». Tutto si trascina, tutto è complicato: «Una volta la Corte dei Conti ci ha mandato indietro la contabilità perché non si leggeva uno scontrino di cartoleria di 5 o 6 euro…».
Quando la possibilità di chiudere, almeno con i convegni, è stata ventilata martedì nella riunione del Comitato scientifico, c’è stata una mezza sollevazione. Forse si continuerà in forma diversa, con una conferenza annuale tenuta a Milano da uno studioso che abbia da comunicare qualche novità - come suggerisce Luciano Canfora, ascoltato membro del Comitato - e un convegno a Cividale ogni 3-4 anni. C’è tempo per riflettere. Intanto nel 2014 cadrà il bimillenario della nascita di Augusto, princeps epontifex maximus , «il politico più importante di sempre», dice il prof. Roddaz, «quello che ha cambiato tutto proclamando di non voler cambiare niente, e che ha garantito una pace durata tre secoli». Alla Fondazione Canussio ci pensavano da molto tempo, per l’edizione del 2013. Chissà se si potrà fare.