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 2012  settembre 28 Venerdì calendario

LA NUOVA AGRICOLTURA HA UN FUTURO ROSA

Quali sono i cibi che cambiano il mondo? State tranquilli, non vi risponderò una melanzana, una patata o una carota. Serve una diversa politica alimentare per cambiare il mondo e dare una risposta concreta alla crisi economica».

Così Carlo Petrini, presidente di Slow Food, ha presentato ieri a Roma il Salone del gusto e Terra madre 2012, che si terranno a Torino dal 25 al 29 ottobre dove - promette - si toccherà con mano la passione con cui le comunità portano avanti i loro progetti e dove si capirà che il ritorno alla terra sarà una delle risposte fondamentali per uscire dalla crisi.

Protagonisti della nuova agricoltura sono i giovani, dunque, ma soprattutto le donne. Stando a una ricerca condotta nel 2011 dalla Flai Cgil, sono circa 650 mila le donne occupate nel settore agroalimentare italiano, ovvero il 36% del totale. Di queste circa 400 mila lavorano in agricoltura mentre le restanti 250 mila nelle aziende di trasformazione dell’industria alimentare.

Dal punto di vista geografico, è nel Mezzogiorno che le donne trovano più facilmente occupazione nel settore agricolo. La Puglia risulta la regione con il maggior numero di «contadine», con 113 mila donne occupate, seguita dalla Calabria con 85 mila, dalla Campania con 73 mila e dalla Sicilia con 48 mila. Chiude, infine, la Basilicata con 18 mila impegnate. In Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, il numero delle donne che lavorano in agricoltura supera quello degli uomini.

Nel Nord la regione che impiega il maggior numero di donne è l’Emilia-Romagna con 39 mila, seguita dal Veneto con 14 mila, dalla Lombardia e dal Piemonte con 5.600. Al centro, il Lazio e la Toscana contano 12 mila lavoratrici e la Sardegna 5.500. Particolarmente significativa la presenza femminile nell’industria agroalimentare del Nord, in particolare nelle aziende di trasformazione alimentare del Piemonte, dove sono occupate 117 mila donne; 23 mila lavorano in Lombardia, 39 mila in Emilia-Romagna. La Campania si distingue come unica regione del Mezzogiorno ad avere alte quote di presenza delle donne in questo settore: 17 mila. Nella classifica seguono, infine, il Veneto con 12 mila, il Lazio con 6.500 e la Toscana con 5.800.

Una realtà che non appartiene solo all’Italia ma secondo la Fao nei Paesi in via di sviluppo quasi una persona su due che lavorano la terra è donna, per la precisione il 43%.