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 2012  settembre 26 Mercoledì calendario

Quella fabbrica di clientele e mediatori - Ognuno ha il Virgilio che si merita. Quello che è tocca­to a te in fondo si presenta perfino bene

Quella fabbrica di clientele e mediatori - Ognuno ha il Virgilio che si merita. Quello che è tocca­to a te in fondo si presenta perfino bene. Ha più o meno qua­rant’anni, smilzo, elegante, cattoli­co sociale, professore universita­rio in un ateneo di periferia, si mi­metizza bene, senza braccialetti da prima comunione al polso e macchinoni in garage. A vederlo pensi che in un’altra era avrebbe volentieri fatto il prete. Nulla a che vedere in apparenza con Fiorito o con quelli come lui. In realtà que­st’ombra che ti accompagna in uno dei gironi infernali delle regio­ni è­la controparte sgamata del poli­tico, quasi sempre un signore delle preferenze. L’accordo è che non si fanno nomi. Il mestiere sì. È un pro­fessionista di finanziamenti pub­blici. Li intercetta, li cattura, ti dice come fare per rendicontarli. Spes­so non serve. Sono quindici anni che conosce tutti i segreti della «fab­brica di clientele ». Perché è questo che sono le regioni, un enorme ba­raccone che smista soldi agli amici degli amici. Da sempre, da quando sono nate. Attenzione, il professo­re, il nostro Virgilio, non è un cliens , è un mediatore, è uno che ti dice a quale porta andare a bussare, di so­lito si attiva a ogni inizio di legislatu­ra, quando il parlamentino regio­nale cambia i suoi uomini e il cliens si trova per un attimo spaesato. Che ci guadagna? La percentuale. Le regioni sono nate marce. Nel Lazio come per altre regioni è già tutto scritto nello statuto ed è roba che risale al 1973. In sintesi i gruppi consiliari ricevono da sempre sol­di per fare quello che gli pare. Li danno ai sindaci amici, alle associa­zioni vicine, se li mettono in tasca, ci pagano le ostriche o finanziano concerti di musica classica. L’uni­ca cosa certa è che non rendono conto a nessuno. Il contributo che va ai gruppi è ogni anno assegnato con deliberazione dell’ufficio di presidenza. Questo dice la carta. Ma il nostro professionista ci rac­conta come funziona e funzionava la storia. Fino a qualche anno fa il si­stema era semplice. Ogni consiglie­re regionale aveva in dote soldi, tan­ti soldi, da distribuire a pioggia. Co­no­scere uno di questi onorevoli mi­nori poteva cambiarti la vita. Tu fa­cevi il suo vassallo, gli acchiappavi voti e in cambio ti assicurava dena­ro e posti pubblici, assegni e assun­zioni. «Il vero scandalo è che finora quasi nessuno ha mai detto nulla. Si sapeva, si faceva e di soldi ne gira­vano tanti. Il ciociaro Fiorito non sarebbe mai stato scoperto se non litigava con l’etrusco Battistoni. Guerra tra capibranco, tra feudata­ri ». Qualcosa in realtà accade nel 2007, quando il governatore era Marrazzo. C’è una denuncia del Codacons al Tar. Il consiglio regio­nale di allora­ eroga 25 milioni di eu­ro a un lunghissimo elenco di asso­ciazioni. La scusa è finanziare ma­nifestazioni di carattere sociale, culturale e sportivo. «Ha mai senti­to parlare dell’associazione cultu­rale Paperotto?». «No». «Bravi ra­gazzi che fanno iniziative per i bam­bini dei castelli romani. È una di quelle che ha ricevuto i soldi. E co­me loro l’associazione Dance Fore­ver, Stazzo Pazzo,Ciociaria C’è,Li­cenza Poetica, Affabulazione, l’as­sociazione culturale C.A.G.A., quella Bonum diffusium sui , oquel­la per la sagra della bruschetta con il pane di Lariano. Nulla di male. Tranne che tutto questo avveniva senza trasparenza e con il solo dito alzato del consigliere regionale». Alla fine interviene la Corte Costitu­zionale, che chiede la restituzione dei soldi e spiega che non si può da­re denaro a uno discriminando un altro senza alcun criterio. I consi­glieri regionali del Lazio fanno sì con la testa. Ma in cuor loro pensa­no: se non puoi più dare soldi a pioggia a che servono le regioni? E infatti si inventano un nuovo criterio.Tocca ai dirigenti dell’am­ministrazione regionale fare ban­di pubblici. Solo che i vari gruppi consiliari fanno un patto tra di loro. Ogni politico deve segnalare le as­sociazioni territoriali che ritiene meritevoli. In pratica con questa scusa indicano ai manager pubbli­ci chi e quanto finanziare. «Ha mai sentito parlare di tabella H?». «Mai».«Colpa sua.Si informi.In Si­cilia sono tuttora maestri in questo settore. Chieda all’ex governatore Lombardo. È una lista con tutti gli enti, le fondazioni, le associazioni, i consorzi, i teatri da foraggiare. Si tratta di contributi protetti. Pochi mesi fa in Sicilia con la Finanziaria, alla vigilia della caduta della giun­ta, hanno spalmato 32 milioni di eu­ro ai privilegiati della tabella H. È una pratica che si ripete ogni anno. Il bello che questa volta per trovare i soldi hanno tagliato 6 milioni de­stinati al buono sanità e 5,6 milioni per il buono scuola. È la filosofia del nostro welfare alla rovescia». Nel Lazio la simil tabella H è stata però abolita?«Sì,per volere dei diri­genti pubblici. Non volevano assu­mersi responsabilità che spettava­no ai politici. Così si sono inventati la pagliacciata dei soldi gestiti diret­tamente dai gruppi consiliari. Di fatto è un ritorno al passato. Ogni consigliere si ritrovava con cento e passa mila euro da gestire senza controlli. I conti si conoscono: 160mila a testa nel Pdl, 144mila nel Pd,147mila la lista Polverini e stes­sa cifra per l’Udc, 243mila l’Idv,161 a testa per i quattro consiglieri del Sel e della federazione della Sini­stra e così via, fino al monogruppo del consigliere del Gruppo Misto, un chiaro caso di sdoppiamento della personalità, uno ma misto». Tutti quelli che prendono que­st­a montagna di soldi sono convin­ti che gli appartengono. Alcuni ci fi­nanziano i clientes, altri vanno a bruschette o feste varie, Fiorito li ha spediti in banche spagnole. L’unica cosa certa è che le regioni sono fabbriche di sprechi e di clien­tele. Chiudete i rubinetti.