Marco Pedersini; Antonio Talia, Panorama 26/9/2012, 26 settembre 2012
LA VERA STORIA DELL’INGLESE CHE CON LA SUA MORTE HA SCONVOLTO IL VERTICE DELLA CINA
Nei prossimi giorni, in una data ancora segreta, scopriremo che cosa sarà della potenza cinese. Basterà seguire l’ordine in cui gli alti gerarchi di Pechino si presenteranno sul palco della Grande sala del popolo all’apertura del 18° congresso nazionale del Partito comunista cinese per capire chi comanderà da ora e per altri 10 anni. È un evento raro, che di solito è preceduto da spargimenti di sangue. Nel 2002, per la prima volta nella storia, non era accaduto. Quest’anno, invece, c’è almeno un morto conclamato. Ma non è cinese, non fa parte del partito: si tratta di un 41enne inglese, nato a Kensington e trasferito in Cina da vent’anni. Si chiamava Neil Heywood e molto di quello che si è detto sul suo conto è falso, o difficilmente verificabile, a parte un dettaglio: sul suo cadavere, trovato in un hotel a due stelle e dal nome infelice (Nanshan Lijing: significa «vacanze fortunate»), si è giocato lo scandalo più grave che la Cina abbia visto dal massacro di piazza Tienanmen. Di lui si è detto che era un agente segreto, che girava per Pechino con una Jaguar S-type con un adesivo britannico e la targa 007. Si è detto pure che, benché sposato con due figli, fosse stato a lungo l’amante di Gu Kailai, moglie di uno dei leader più potenti del Pcc, Bo Xilai, segretario del partito a Chongqing e membro del politburo. Secondo la Corte intermedia del Popolo della città di Hefei, Heywood è stato avvelenato dalla perfida amante con un composto a base di cianuro. Tre giorni prima di morire, il manager inglese avrebbe chiesto 13 milioni di sterline alla donna, minacciando di «distruggere» il figlio qualora la cifra non fosse stata recapitata. «Questa versione della storia, però, non è per niente credibile» spiega a Panorama Zhao Jing, alias Michael Anti, noto blogger, giornalista e attivista cinese. «È un romanzo non basato sui fatti ma su una serie di informazioni diffuse attraverso Weibo, un social network cinese molto simile a Twitter. Però non bisogna scordare che Weibo è controllato direttamente da Pechino». Per Zhao Jing, il Partito comunista cinese ha trovato una soluzione molto semplice per gestire internet: «Si è detto: se i social network sono il campo di battaglia per le notizie, allora ci conviene occuparli piuttosto che distruggerli. La leadership del partito, attraverso Weibo, crea delle finestre in cui autorizza il popolo a esprimere le proprie opinioni, e nello stesso tempo le indirizza. Anche con questo scandalo è andata così: se ne è fatto un romanzo costruito indizio dopo indizio a seconda della reazione degli utenti dei social network». Il Neil Heywood che tutti conoscevano, infatti, era molto differente. «Era un personaggio minore, sconosciuto nel giro che conta della comunità d’affari occidentale» dice a Panorama una fonte che ha conosciuto da vicino Bo Xilai e la sua famiglia, e che per la prima volta racconta la sua versione dell’accaduto. «Il paradosso è che il racconto ufficiale dello scandalo rispecchia più quello che Heywood avrebbe voluto essere piuttosto che quello che era realmente: voleva dare l’impressione di essere un affarista o un agente segreto, vantava un’aria da lord grazie al diploma presso la prestigiosa Harrow school londinese» dice la fonte, che ha chiesto di restare anonima per ragioni di sicurezza. «Tuttavia, per chi conosceva la famiglia Bo, Heywood non sembrava altro che l’insegnante d’inglese del figlio, quello che probabilmente si era speso per farlo ammettere alla Harrow school, dove poi ha effettivamente studiato nei primi anni 2000. Ufficialmente, Heywood era un consulente d’affari, qualifica che nei primi anni 90, quando si era trasferito in Cina, poteva dire qualsiasi cosa». Erano gli anni in cui il Partito comunista cinese si apriva al mercato e molti occidentali arrivavano in cerca di fortuna: «Bastava conoscere la lingua e si poteva trovare un buon lavoro. Ci sono riusciti in tanti e Heywood era uno di questi. Come molti, si guadagnava da vivere tessendo relazioni tra aziende cinesi e imprese straniere».
IL CADAVERE DI HEYWOOD: UNO STRUMENTO PER FRENARE L’ASCESA DI BO XILAI
Per la donna che, secondo il racconto ufficiale, l’ha avvelenato la scorsa primavera, l’inizio degli anni 90 è stato invece un periodo di grande tristezza. Sposata nel 1986, Gu Kailai aveva dato alla luce un figlio l’anno dopo e nel giro di pochi anni aveva dovuto fare i conti con ripetute scappatelle del già potentissimo marito. Stando a quanto hanno raccontato amici di famiglia, Gu Kailai aveva iniziato a trascorrere lunghi periodi via da casa, a Pechino dai genitori o in viaggi all’estero. Non è possibile sapere se l’inglese, come vuole il racconto ufficiale, sia andato a riempire lo spazio lasciato vuoto dal marito. Può darsi che Neil Heywood sia stato qualcosa di più di un semplice tutore del figlio. Secondo alcune fonti, non è improbabile che, talvolta, i servizi segreti britannici possano avergli chiesto qualche piccola informazione, però è difficile che la famiglia di Bo Xilai gli abbia mai affidato i propri affari, così come è improbabile che un uomo che conosce la Cina da vent’anni abbia commesso l’imprudenza di ricattare una famiglia così potente. Di certo c’è che il suo cadavere, ritrovato in un hotel su una collina vicino a Chongqing, la metropoli governata da Bo Xilai, è finito sulle spalle della presunta amante, azzoppando le speranze del potentissimo marito.
IL SUPERPOLIZIOTTO INCARICATO DI GESTIRE UNA SITUAZIONE IMBARAZZANTE
Da subito tutti hanno avuto l’impressione che il Pcc stesse costruendo una versione falsata. Una spia straniera avvelenata dalla potente e perfida amante in una stanza d’albergo. A conti fatti, è una storia banale, un romanzaccio» dice la fonte di Panorama. Che poi prova a scriverne una versione diversa, sulla base della sua profonda conoscenza della Cina e di quello che da mesi si mormora nei salotti dei businessmen occidentali. Nella notte del 14 novembre, Heywood riceve Gu Kailai in albergo. I due iniziano a bere, l’inglese accusa un malore improvviso, ha un collasso e muore. La moglie del potente leader cinese è terrorizzata e chiama in suo aiuto il braccio destro del marito, il superpoliziotto Wang Lijun. È l’uomo che ha aiutato il marito in una crociata contro il crimine e la corruzione per ripulire Chongqing: può gestire un’emergenza così imbarazzante. Wang, insieme ad altri poliziotti, prende in consegna il cadavere di Heywood e ordina di cremarlo in tutta fretta e di comunicare il decesso alla famiglia. Ma anche il superpoliziotto Wang ha i suoi scheletri nell’armadio: è indagato dalla commissione disciplinare del partito per un presunto caso di corruzione vecchio di 10 anni e finora rimasto segreto. Quando viene a sapere dell’indagine, nei primi mesi del 2012, Wang capisce che non gli resta che la fuga, se non vuole che la sua crociata anticorruzione gli si ritorca contro. E così, nella notte del 6 febbraio, prende la sua auto e guida per tre ore fino alla città di Chengdu, dove si rifugia nel consolato americano. Qui Wang resta per 33 ore con i diplomatici americani. Cosa racconta? «Probabilmente inizia riferendo diversi episodi di corruzione a carico del suo ex capo Bo Xilai, ma si accorge che sono argomenti di scarso interesse per gli americani» dice un’altra fonte di Panorama «allora, a un certo punto, alza il tiro: “Ho dovuto insabbiare la morte di un cittadino britannico ucciso a novembre”». E lo scandalo, all’improvviso, fa un salto di qualità. Il partito invia dei funzionari per riportare il superpoliziotto fuggitivo a Pechino, dove riferirà di tutte le rogne del suo vecchio capo. Nonostante la sua collaborazione, Wang verrà poi condannato a 15 anni di carcere per corruzione, abuso di potere e diserzione. A questo punto, il governo centrale deve decidere cosa fare: Bo Xilai è un leader carismatico, tanto forte da condizionare le decisioni del partito. È però inviso alle alte sfere di Pechino per le sue politiche personalistiche. Su che cosa lo si può attaccare? Non sulla corruzione, perché è un tema sul quale buona parte del partito ha la coscienza sporca. Nemmeno sulle disparità fra ricchi e poveri, perché Bo, almeno a parole, è un paladino delle fasce più deboli. L’insabbiamento di un assassinio in circostanze tutte da romanzare, invece, è l’arma perfetta per stroncare la sua ascesa politica senza dovere mettere in campo temi sensibili. Così cominciano a comparire sul web dettagli sempre più consistenti sull’affaire Heywood. Bo Xilai capisce il pericolo e tenta il tutto per tutto: visita il 14° Battaglione dell’esercito, fondato dal padre, per dimostrare la sua vicinanza ai militari e prova a difendersi nel corso di una serrata conferenza stampa all’Assemblea nazionale del popolo. Ma non c’è più niente da fare: il 15 marzo viene sospeso dalla carica di segretario di Chongqing, neanche un mese dopo arriva l’espulsione dal politburo, il vertice dei gerarchi che governano la Cina. L’accusa, ancora non meglio specificata, è di «gravi violazioni disciplinari». A luglio la moglie Gu Kailai viene formalmente accusata, a fine agosto condannata a morte per l’omicidio di Heywood (la pena è sospesa). Il potere che aveva Bo Xilai è confermato da ciò che è accaduto dopo la sua caduta. Senza di lui, l’opposizione al rinnovamento si è smorzata e i vertici del partito hanno iniziato a riformare le imprese di stato e le banche. Eppure, la lotta per il potere non si è ancora conclusa: diverse fonti riferiscono a Panorama che a Chongqing, la roccaforte di Bo, si celebra ancora in segreto il compleanno del leader, e ai funzionari locali viene impedito di recarsi a Pechino alla ricerca di un nuovo protettore, mentre il governo centrale passa in rassegna i fedelissimi dello sfortunato leader, punendoli a uno a uno. Non sappiamo in che ordine i nuovi leader del Partito comunista cinese si presenteranno al prossimo congresso. Ma la partita per la conquista del potere si è giocata sul cadavere di un piccolo businessman inglese, semplice pedina di un gioco molto più grande di lui.