Massimo Picozzi, Panorama 26/9/2012, 26 settembre 2012
PERCHÉ L’UFFICIO CI RENDE FURIOSI
Ci sembrava, il luogo di lavoro, uno spazio più sicuro
e neutrale di casa e famiglia, classici teatri di violenze
e tragedie. Non più: oggi un mix fatto di timori
per il futuro, competizione e carichi eccessivi ha
trasformato uffici e aziende in contenitori di ostilità
e malcontento. Lo hanno ricordato gli esperti
riuniti nei giorni scorsi a Bologna, al meeting Ambrosetti
sulla rabbia in azienda, cui hanno partecipato oltre 150
top manager. Capita sempre più spesso di arrabbiarci
al lavoro: dal semplice fastidio allo scoppio di collera,
tutti proviamo una qualche forma d’irritazione almeno 10 volte al giorno. Ma la novità è che fatichiamo a gestire
il risentimento, che si trasforma in performance ridotte,
minacce, atti di sabotaggio, aggressioni verbali e fisiche;
con ricadute sul clima emotivo, sulla produttività e sul
bilancio dell’azienda, in un circolo vizioso e distruttivo.
La crisi economica ha un ruolo decisivo: ridimensionamenti
e ristrutturazioni trascinano paura e nervosismo.
Guai però, dicono gli esperti, a non prendere di petto il
problema. Occorre una policy aziendale chiara su cosa
sia consentito o meno, e quali siano le sanzioni in caso
di trasgressione. La rabbia è poi un segnale che allerta
il manager su un clima di ingiustizia, sulla presenza di
ostacoli che impediscono di raggiungere gli obiettivi,
sull’esistenza di conflitti da affrontare e risolvere. Perché
c’è solo una cosa più difficile da riconoscere e affrontare
che un collaboratore furibondo: non riconoscerlo e non
affrontarlo affatto.
MILLE MOTIVI PER LA RABBIA:
63% Dimostrare la propria autorità e indipendenza
57% Ottenere vendetta
54% Produrre un cambiamento nei propri interessi
39% Pareggiare il torto subito
37% Sfogare la rabbia accumulata e dovuta a motivi diversi
28% Esprimere malevolenza
22% Ottenere che si faccia qualcosa di utile, per se stessi
18% Rompere il rapporto
(Massimo Picozzi)