Alessandro Rivali, Libero 23/9/2012, 23 settembre 2012
CONSONNO, LA CITTÀ IDEALE DIVENUTA FANTASMA
Esistono città che vivono di fantasmi. Alcune volte, nell’immaginario degli scrittori, come nella fantasia in scala di grigi di Cormac McCarthy o in quella grondante di vampiri del Richard Matheson di Io sono leggenda. Per non parlare dei classici zombi metropolitani di George Romero o della fenomenale saga tv di Walking Dead. Ci sono poi città «in carne e ossa» dove il tempo si è fermato. Città paralizzate dalla loro stessa tragica storia, infilzate nella memoria come farfalle dei musei. Città cresciute e scomparse lungo la ferrovia come le Bad Land del Montana raccontate da Jonathan Raban o come l’ucraina Pryp’jat’, nei dintorni di Cernobyl. Lì è tutto fermo al giorno della catastrofe nucleare... lì si possono trovare ancora i libri sui banchi di scuola... si può leggere il terrore dei bambini dal disordine immutato di quei banchi...
Ma anche senza tuffarsi in un libro di fantascienza, si può trovare a soltanto un’ora di macchina da Milano una città spettrale dove il tempo si è fermato. Chi per la prima volta cammina per le strade diConsonno,sulle colline a 650 metri sopra Olginate (Lecco), rimane sconvolto. Immaginate un paesaggio da cartolina con vista lago. E d’im - provviso vedere tra i boschi un minareto altissimo. E poi totem e mostri di pietra tra le piante. Una piazza dove le lancette del tempo si sono fermate nel cuore degli anni Settanta.
Gli scheletri
Ecco il catalogo della città: scheletri di edifici che furono lussuosi hotel, discoteche, night, fontane multicolori dove le spose si mettevano in fila per essere fotografate... adesso tutto questo è abbandonato, e reso più inquietante dai bestiari variopinti dei murales. Consonno è la città fantasma della Brianza. Un villaggio che viveva del commercio di sedano e porri e che fu trasformato in una Las Vegas nostrana. Visse una manciata di stagioni di celebrità e poi cadde nell’oblìo per diventare la location perfetta di film horror fatti in casa, di rave party o un orizzonte inquieto per artisti maledetti. Tre dardi uccisero il sogno di Consonno: la crisi degli anni Settanta, la frana che nel ’76 bloccò la strada di collegamento e una giunta che non vedeva di buon occhio questo villaggio per ricchi e che ostacolò il ripristino della viabilità.
Questa storia inizia l’8 gennaio del 1962. In quella data il conte Mario Bagno (1901-1995) riuscì ad acquistare dalle famiglie Anghileri e Verga per 22.500.000 di lire l’intero borgo per trasformarlo in una sorta di «città dei balocchi». Con una tensione a dir poco eccentrica volle diventare un po’ come il D’Annunzio del Vittoriale o l’Eusebi Güell dell’omonimo parco incompiuto di Gaudí. Naturalmente tutto in salsa kitche senza pretese artistiche.La «cattedrale» dunque sorse tra i boschi. In una delle discoteche più avveniristiche d’Europa si cimentarono personaggi del calibro di Mina, Milva, Johnny Dorelli, i Dik Dik...
Per iniziare il tour gotico di Consonno conviene salire da Olginate. Era la strada maestra che percorreva chi cercava un fine settimana alternativo. Primadi entrare nell’abitato si notano le reliquie del passato. Fanno quasi tenerezza le scritte rugginose al di sopra della strada che preparavano alla meraviglia: «Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo », «A Consonno è sempre festa », «Chi vive a Consonno campa di più». Del borgo primigenio è rimasta la chiesa medievale di San Maurizio. Alle sue pareti, brandelli di storia. Un paese largo come un francobollo ha pianto cinque morti nella prima guerra mondiale. Si chiamavano tutti Gilardi. Quattro invece quelli del ’40-’45, curiosamente tutti scomparsi in terra straniera: a Langen Tanten, a Berlino, sul Fronte Greco e il ventiduenne Salvatore Milani ingoiato dal fronte russo il 12 dicembre del ’42. Gli ovali dei caduti sono il confine della memoria. Di fronte a loro la spianata voluta dal Conte Bagno. Il suo stemma araldico rosso e nero disegnato sulle pietre è forse la cosa più ordinaria in uno scenario dove iniziano a delinearsi pagode in legno, fontane circolari a formadi tortaela lunga silhouette del«Galleria commerciale», sovrastata dal minareto, un edificio che sembra crivellato dai colpi dell’assedio di Sarajevo e che untempo ospitava due piani di negozi (straripanti di souvenir e giocattoli, aeroplanini di balsa compresi)edue piani diappartamenti. Sui marmi della spianata si poteva persino correre con le macchinine elettriche (50 lire a corsa) e poco più in là si tirava al piattello...
Angolo sinistro
Un leggero pendio porta all’ex Hotel Plaza. È tra gli angoli più sinistri della città fantasma. Nella parabola discendente di questa Gardaland arrugginita l’Hotel diventò una casa di riposo. Funzionava fino a pochi anni fa. Poi la distruzione improvvisa a causa della Summer Alliance. Tra il 30 giugno e il 1° luglio del 2007 si diedero appuntamento da tutta Europa centinaia di giovani vandali per un colossale rave party. Distrussero tutto quello che si poteva colpire ad altezza uomo. Dalle finestre lo spettacolo è impietoso: si vedono ancora il tappeto dei cocci, i letti ribaltati, gli arredi in legno sventrati. Barbara Fumagalli, la giovane e intraprendente presidente dell’Associazione Amici di Consonno, racconta che quella notte le uniche due famiglie rimaste ad abitare nel paese dovettero barricarsi in casa e che gli uomini ebbero molto da fare per tenere lontano l’assedio degli ubriachi che cercavano di forzare le finestre. Un dettaglio da raccapriccio: il pavimento dell’ex hotel quellamattina era pieno di orme insanguinate di cani...
Nella hall d’ingresso si possono ancora vedere le pareti dipinte. Su un grande riquadro si contempla sia l’immagine della Consonno bucolica (sembra uscita dal Catai di Pound), sia quella fantastica progettata dal conte Bagno. Nel retro, tra sterpaglie, reti metalliche e sfasciumi, riposa una malinconica locomotiva. Presenza magica e bizzarra, come lo erano le Veneri di pietra, le sfingi e le bandiere...
Le strade abbandonate. Il cemento sgretolato dalla vegetazione. Un percorso alternativo per la città segue l’ispirazione dei murales. Ci sono lunghi draghi blu, uomini-pesce, donne ciclope e poi «sentenze sapienziali »: «Anche se non siamo gigli, siamo cmq figli, vittime di questo mondo», «snobbo l’apparenza cercando la sostanza», «Acab finché vivo, finché respiro, finché morte...».
È difficile immaginare che un giorno qui si alternassero luminarie e piscine. Anche le foto dell’età dell’oro sono piuttosto rare. Su Youtube c’è un filmato prezioso (by Heza) intitolato «Consonno 1972». Dura poco meno di tre minuti. Si sale nella macchina del tempo. Si vede il cobalto della piscina, le famigliole in sosta sotto i ponti tibetani, un cannone finto e una ragazza vestita di verde dai lunghi capelli rossi che appare e subito si dissolve come una musa di Montale.
Quale sarà il futuro della città del Conte Bagno? Dal sito www.consonno.it (una miniera di informazioni e con imprescindibili avvisi per visitare la location) apprendiamo che il nuovo Piano di Governo del Territorio di Olginate prevede la riqualificazione dell’intera zona, ed è prevista la cancellazione di quel che resta della città dei balocchi. È chiaro che una completa risistemazione residenziale, con «aree boscate » e parchi sia ben più attraente degli scheletri arrugginiti. Però sarebbe un peccato non conservare proprio nulla della memoria di questa città pazza e onirica. Intanto, domani la città dei morti ritornerà in vita per un giorno per la Festa di San Maurizio.Ci sarà un’esposizio - ne di immagini, un mercatino, busecca e cassola per tutti. Tutto durerà fino a mezzanotte in punto. Poi scenderanno di nuovi i legittimi proprietari: i fantasmi.