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 2012  settembre 23 Domenica calendario

L’ETICA DEL GRASSA EMILIA: BONUS PER TUTTI

Poi è ovvio, non è che si possono mettere tutte le Regioni sullo stesso piano. Prendiamo l’Emilia-Romagna: in quanto a servizi resi ai cittadini i parametri restano alti, peraltro è l’unica assemblea regionale - insieme con la provincia autonoma di Bolzano - a pubblicare in rete i conti dei gruppi consiliari. Non che costino poco nemmeno in zona Bologna: 4.976.000 euro stanziati nel 2011 - 2.326.000 per il «funzionamento» e altri 2.640.000 per il «personale». Era da questi fondi che gli esponenti dei partiti - Movimento 5 Stelle incluso - attingevano per pagarsi interviste o comparsate sulle tivù locali: la Procura indaga per peculato.
D’altro canto, le maggiori critiche rivolte all’amministrazione di Vasco Errani riguardano un sistema di potere cristallizzato intorno al partitone progressista e alle aziende “amiche”- leggi coop rosse. Mica per niente l’episodio che più imbarazza il presidente è rappresentato dalla richiesta di rinvio a giudizio per quel milione di euro concesso nel 2006 dalla Regione a Terremerse, coop ravennate all’epoca presieduta da suo fratello, e l’ipotesi è che il presidente abbia favorito il consanguineo. Per l’eventuale processo si deciderà il 7 novembre.
E gli stipendi dei consiglieri? Fra paga base, diaria e rimborsi, arrivano alla bellezza di 10.209 euro. Nonostante questo, c’è chi è stato accusato d’essere ricorso a un trucco per arrotondare.La Regione spende un milione di euro all’anno per pagare la benzina ai consiglieri che abitano fuori Bologna - le tabelle Aci riconoscono da 0,23 a 0,50 euro al chilometro, invece la tariffa approvata dal Consiglio regionale sale fino a 0,81. E comunque: su 50 consiglieri, ben 42 risiedono fuori Bologna, e come rimborso per le «spese di viaggio» c’è chi s’intasca fino a 3.400 euro al mese. Residenze vere o fittizie? Qualcuno insinua, grillini in testa. In questo senso, però, anche la Procura felsinea ha dimostrato perplessità, arrivando fino alla richiesta di rinvio a giudizio per truffa ai danni d’un consigliere PdL.
Altro discorso meritano i “premi di risultato”, bonus riconosciuti ai dirigenti regionali che dimostrano d’aver raggiunto gli obiettivi. Mica due soldi: 5 milioni e 300mila euro fra il 2009 e il 2010. Dice: bene, finalmente la meritocrazia. Solo che fa strano notare come addirittura il 90 per cento dei dirigenti abbia raggiunto il risultato (nel 2010 151 su 168). I premi vanno da 10.700 euro fino a un massimo di 19mila, e si sommano a stipendi compresi fra i 70mila e i 90mila euro annui. In qualche caso anche di più: i direttori generali, assunti con contratto di diritto privato e valutati dalla giunta, arrivano anche a 30mila euro di premio più lo stipendio da 120mila lordi. Meccanismo certo formalmente corretto, ma insomma, se il bonus arriva a tutti somiglia più a un contratto integrativo.
Soprassedendo sul fiume di soldi destinato a organismi e iniziative la cui importanza non sempre viene immediatamente percepita - 3 milioni e rotti in due anni -, un emblema di come la gestione emiliana non possa vantare solo successi è rappresentato dalla vicenda della «cittadella della salute» di Cona, che dovrebbe sostituire l’ospedale Sant’Anna di Ferrara. Vicenda cominciata nel ’92 e così riassunta daValentino Tavolazzi, ex grillino ed ora esponente di una lista civica ferrarese: «Ci sono voluti vent’anni e 500 milioni per realizzare un ospedale da 250mila metri quadrati in una palude».
Quando si dice soldi buttati.