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 2012  settembre 23 Domenica calendario

Quei reclusi di Guantanamo che possiamo trovarci in casa - Gli Stati Uniti hanno pub­blicato la lista di 55 dete­nuti di Guantanamo che possono venir trasferiti in altri pa­esi e forse liberati, ma non hanno ancora trovato nessuno disposto ad accoglierli

Quei reclusi di Guantanamo che possiamo trovarci in casa - Gli Stati Uniti hanno pub­blicato la lista di 55 dete­nuti di Guantanamo che possono venir trasferiti in altri pa­esi e forse liberati, ma non hanno ancora trovato nessuno disposto ad accoglierli. Fra questi ce ne so­no 6 che avevano a che fare con l’Italia e potrebbero arrivare da noi. Di questi 55 elementi legati al­la guerra santa internazionale al­meno 24 sono yemeniti. Come Al Khadr Abdallah Muhammad Al-Yafi, il primo della lista, a Guanta­namo da 10 anni e 8 mesi. Nel 1999 andò in Afghanistan e si ritrovò nell’ultima ridotta di Osama bin Laden a Tora Bora. Anche se l’intelligence Usa ha approvato il trasferimento dei jihadisti come al Yafi, la Casa Bian­ca non vuol­e rimandarlo nello Ye­men dove potrebbe tornare a com­battere. Fra i prigionieri che posso­no venir trasferiti ci sono 6 «italia­ni », ovvero personaggi che hanno avuto a che fare con il nostro pae­se. Se a casa loro non li vogliono, oppure rischiano la pena di morte o sono ricercati in Italia potrebbe­ro tornare da noi. Il tunisino Adel Bin Ahmed Bin Ibrahim Hkiml, meglio noto co­me Adel al Hakeemy, arrivò in Ita­lia a 16 anni. Secondo le organizza­zioni dei diritti umani che difendo­no i terroristi era solo un innocuo aiuto cuoco a Bologna. Poi ha tro­vato moglie in Pakistan e si è trasfe­rito in Afghanistan. Per gli ameri­cani era ricercato dalla magistra­tura italiana perché faceva parte di «una cellula estremista specia­lizzata nel reclutare terroristi e for­nire appoggio logistico e docu­menti contraffatti» a gruppi legati ad Al Qaida. Al Hakeemy ha am­messo «l’uso di denaro falso in Ita­lia » e di «aver raggiunto un noto campo di addestramento di Al Qaida a Jalalabad, in Afghani­stan ». Ridah Bin Saleh al Yazidi è un al­tro tunisino della lista dei 55 pron­ti a venir trasferiti, che nel 1999 è partito dall’Italia per il campo di terroristi afghano di Khalden. Al Yazidi frequentava il Centro cultu­rale islamico di Milano. Non solo: prima di unirsi a Bin Laden e ai ta­lebani, al Yazidi era già stato arre­stato nel nostro paese per sospetti legami con il terrorismo. Yunis Abdurrahman Shokuri, pronto ad andarsene da Guanta­namo dopo 10 anni e 4 mesi, era se­condo gli americani «un sospetto membro di Al Jama al Islamya in Italia», una vecchia organizzazio­ne jihadista egiziana. Nel nostro paese il fratello maggiore Yassine, soprannominato il «monaco» è stato condannato a Milano per ap­poggio al terrorismo. Un altro della lista dei 55, Abdul Bin Mohammed Bin Abess Ourgy faceva lo spacciatore di droga in Italia fra il 1991 ed il 1995. «Non ero un fanatico islamico - spiega negli interrogatori - Abdullah, un amico, mi ha insegnato a pregare e poi mi ha dato soldi e biglietto per andare in Afghanistan nel campo di addestramento di De­runta ». Anche Hisham Sliti avrebbe tro­vato la redenzione nella guerra santa. Il tunisino, che teoricamen­te potrebbe ve­nir trasferito in Italia, era rin­corso, secondo i documenti Usa, «da un mandato d’ar­resto per i suoi legami con gli estremisti isla­mici di Bolo­gna ». Sliti arri­vò nel nostro paese nel 1995 diventando un eroinomane. In Afghanistan voleva cambia­re vita, ma si era trovato di fronte alle rigi­de regole dei ta­lebani che adesso dice di «aver odiato. Non si poteva andare con le donne o fuma­re ». Tipo più to­sto e difficile da incastrare, l’al­gerino Bensa­yah Belkacem, da 10 anni e 8 mesi a Guantana­mo. Lui stesso ha ammesso di aver vissuto in Italia, ma è stato preso quando si è spostato in Bo­snia dove gli americani sono con­vinti che fosse uno dei colonnelli di Osama Bin Laden. In tasca ave­va il numero di cellulare di Abu Zu­baydah, reclutatore di Al Qaida coinvolto nell’11 settembre. Nelle carceri italiane, abbiamo già ospitato, dal 2009, tre ex dete­nuti di Guantanamo: Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Ab­del Qader Fezzani. Dei 55 in attesa di trasferimento sui 169 «combattenti nemici» del­la prigione a stelle e strisce a Cuba, ci sono gli ultimi 3 uiguri catturati in Afghanistan. Si tratta di musul­mani della minoranza islamica ci­nese che se tornassero in patria verrebbero messi a morte. Un al­tro della lista è Shaker Aamer, l’ul­timo detenuto con passaporto bri­tannico di Guantanamo. Londra aveva già chiesto la sua liberazio­ne.