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 2012  settembre 22 Sabato calendario

L’ecoterrorismo globale? Tutto cominciò col Ddt... - Nelcorsodellastoriatantevol­te è stata annunciata la fine del mondo, ma mai si è trat­tato di fenomeni collettivi: piccole sette, profeti improvvisati, indo­vini sibillini hanno sempre destato cu­riosità e attenzione ma la loro convinzio­ne nello stabilire date precise per l’ulti­mo giorno è sempre stata considerata una bizzarria dalla stragrande maggio­ranza della gente

L’ecoterrorismo globale? Tutto cominciò col Ddt... - Nelcorsodellastoriatantevol­te è stata annunciata la fine del mondo, ma mai si è trat­tato di fenomeni collettivi: piccole sette, profeti improvvisati, indo­vini sibillini hanno sempre destato cu­riosità e attenzione ma la loro convinzio­ne nello stabilire date precise per l’ulti­mo giorno è sempre stata considerata una bizzarria dalla stragrande maggio­ranza della gente. Negliultimidecenniinvecetuttosem­bra cambiato: allarmi e annunci di cata­strofi globali e irreversibili si susseguo­no senza sosta e fanno presa sull’opinio­ne pubblica al punto di generare quella che lo scrittore Gary Alexander defini­sce una vera patologia: l’apocaolismo, la dipendenza da apocalisse. E ha anche ironicamente promosso l’iniziativa de­gli «apocaolistianonimi»,peraiutareali­berarsi dal panico collettivo che in que­st­i anni ha toccato ogni aspetto della no­stra vita: esplosione della popolazione, riscaldamento globale, piogge acide, guerre per l’acqua,esaurimento delle ri­sorse, buco dell’ozono, epidemie di ogni genere, scomparsa delle api, telefo­nini che provocano il tumore al cervello. Tutti allarmi rivelatisi falsi o abbondan­te­mente sovrastimati ma ormai profon­damente inseriti nell’immaginario col­lettivo. Ma come ogni cosa anche per l’apoca­ol­ismo si può individuare una data d’ini­zio, che risale esattamente a cinquanta anni fa: il 27 settembre 1962 usciva infat­ti un libro che avrebbe cambiato il corso della storia, Silent Spring (la primavera silenziosa), una raccolta di articoli pub­blicat­i sul New Yorker dalla scrittrice Ra­chel Carson. Venduto in milioni di copie in tutto il mondo, questo libro ha reso po­polare la preoccupazione per i pesticidi e l’inquinamento dell’ambiente,ma so­prattutto va ricordato perché è stata la principale causa della messa al bando del DDT, il pesticida che ha permesso ai nostri paesi sviluppati di sconfiggere la malaria con l’eliminazione della zanza­ra responsabile dell’infezione. I test scientifici svolti in questi anni hanno sempre smentito i presunti effetti vele­nosi sull’agricoltura e sulla salute degli esseri umani del DDT,ma non c’è più sta­to niente da fare e nella lotta alla malaria - soprattutto in Africa - si è persa l’unica arma efficace. Ma questo è solo l’inizio:gli anni ’60 so­no stati quelli della «Bomba demografi­ca », come recita il titolo del libro del bio­logo Paul Ehrlich uscito nel 1968 e anche questo tradotto in decine di lingue e ven­dutoinmilionidicopie. Giànell’introdu­zione, il libro non lasciava scampo: «La battaglia per nutrire l’umanità è persa. Neglianni’70centinaiadimilionidiper­sone morirann­o di fame malgrado qual­siasi programma d’urto si adotterà ». Nul­la di tutto questo è accaduto ma ancora nel 2009 lo stesso Ehrlich anziché scusar­si rincarava la dose sostenendo che ne «La bomba demografica» era stato trop­po ottimista sul futuro. Punto di vista condiviso anche dal Club di Roma che nel 1972 pubblicò un altro successo mondiale, «I limiti dello sviluppo», in cui si annunciò la fine delle riserve di molti metalli entro il 1992, con conse­guente collasso della civiltà industriale. La fine delle risorse è quindi diventato un allarme ricorrente fino ai giorni no­stri, ma già nel 1977 ricordiamo il presi­dente americano Jimmy Carter andare in tv a dire che la produzione mondiale di petrolio sarebbe finita nel giro di mas­simo otto anni. In realtà la produzione di petroliohacontinuatoadaumentarene­gli ultimi 45 anni, ma non per questo i profeti di sventura si scoraggiano. E si passa all’allarme successivo: anni ’80, comincia il balletto sull’estinzione delle specie.«Siperdono40milaspecieall’an­no », tuonava il conservazionista Nor­man Myers, ma lo Smithsonian Institu­te si spinse fino al 75-80% di tutte le spe­cie entro il 1995. Il Museo americano di Storia naturale ci dice invece che l’estin­zione riguarda soltanto lo 0,2% di tutte le specie,e solo in minima parte ciò è dovu­to all’uomo. Ma in questo periodo abbiamo convis­suto anche con la continua paura delle malattie epidemiche,dalla Sars all’avia­ria, dallamuccapazzaall’ultimainfluen­za suina, che ha generato soltanto gua­dagni milionari per le industrie farma­ceutiche che hanno venduto vaccini poi inutilizzati. Per non parlare degli allar­mi sul clima che, ormai da anni, si susse­guono ogni giorno. Puntualmente la realtà si preoccupa di smentire ogni catastrofismo, ma evi­den­temente gli interessi economici e po­litici nel generare allarmi fanno sì che la «fabbrica della paura» aumenti la sua produzione e così per il futuro le cose po­tranno anche andare peggio. Sentite co­sa scriveva nel 2002 il WWF, nel suo an­nuale rapporto The Living Planet : «En­tro il 2050 scompariranno le foreste, le specie si estingueranno, non ci saranno più pesci nel mare, né animali sulla ter­ra. I consumi sono troppi, non ci saran­no più risorse naturali, la terra morirà e l’uomo dovrà cercarsi un altro pianeta dove vivere». Di fronte all’arrivo di cotante sciagu­re, ci si può veramente stupire se qualcu­no si augura oggi l’avverarsi della ( falsa) profezia dei Maya che prevede la fine del mondo per il prossimo 21 dicembre?