Alberto Stabile, la Repubblica 26/9/2012, 26 settembre 2012
MEDINA COSÌ SI RIFÀ IL LOOK LA CITTÀ DI MAOMETTO
BEIRUT
Quasi a voler disperdere le voci che lo danno sempre più debole e stanco, il re saudita Abdallah (89 anni), appena rientrato da un mese di vacanza in Marocco, ha annunciato un progetto di ristrutturazione e allargamento del Mausoleo di Maometto, nella città santa della Medina, che è poco definire faraonico. Secondo le poche notizie filtrate dall’abituale cappa di segretezza che circonda le vicende del reame petrolifero, i piani approvati da re Abdallah dovrebbero portare la capacità ricettiva del santuario dedicato al Profeta dell’Islam dalle attuali duecentomila persone a un milione e seicentomila.
Non si conosce la cifra stanziata per il completamento dei lavori che, divisi in tre fasi, dureranno alcuni anni, ma si sa che, soltanto le espropriazioni delle aree e degli immobili privati che dovranno far spazio alle nuove opere, costeranno sei miliardi e seicento milioni di dollari. Affiancato dal principe ereditario Salman (76 anni) e da altri membri della corte il monarca s’è lasciato fotografare davanti al plastico della nuova Medina, un’opera cui evidentemente intende legare il suo nome, nel giorno dell’Indipendenza. La prima pietra sarà posta in cantiere
alla fine di Ottobre, quando si concluderà il mese dedicato al pellegrinaggio alla Mecca (Hajj).
Pur non avendo formalmente preso parte alle violente ripercussioni suscitate in parte del mondo islamico dall’insulso e provocatorio film su Maometto, così come dalle vignette sul Profeta pubblicate dal settimanale francese
Charlie Hebdo,
la decisione di lanciare «il più grande allargamento» mai progettato della Medina, sembra rappresentare la risposta saudita alle ricorrenti forzature e denigrazioni occidentali sulla figura del Profeta.
Oltre ad essere la seconda città sacra dell’Islam dopo la Mecca e prima di Gerusalemme, Medina è storicamente fondamentale nella biografia di Maometto. Qui, Maometto si trasferì nel 622 per mediare fra le tribù in lotta da oltre un secolo. Qui, fondò la Humma, comunità dei fedeli. Qui compilò la
parte finale della legge islamica (sharia) e qui morì e fu sepolto in quella che viene tuttora chiamata la Moschea del Profeta, meta di affollati pellegrinaggi seppur non obbligatori.
Nonostante l’indubbio rilievo storico e religioso (alla Medina sono sepolti anche i primi califfi successori di Maometto e vi
sorge la più antica moschea dell’Islam) il cosiddetto recinto sacro delle moschee dove è inibita la presenza ai non musulmani, è assai più ristretto di quello stabilito alla Mecca. In pratica, soltanto il vecchio centro cittadino è riservato ai fedeli dell’Islam, ma il resto di Medina, oggi una città di un milione e mezzo di
abitanti, fra i quali alcune centinaia di migliaia di immigrati dall’Asia e dal Nord Africa, è una città aperta anche ai fedeli di altre religioni. C’è da chiedersi se sarà così anche dopo il grande allargamento progettato, o se non finirà con il diventare un luogo di fatto precluso ai non musulmani come la Mecca.
Istituzioni religiose e grandi opere, in un paese che soltanto negli ultimi decenni ha cominciato a creare le infrastrutture essenziali alla vita civile, sono state anche uno strumento di consenso e di stabilità del regime. Un regime che non ha conosciuto la Primavera araba grazie al potente flusso di danaro
destinato dalla corona ai servizi sociali, anche se proprio mentre re Abdallah varava il progetto-Medina si sono avute proteste e una sessantina di arresti per il trattamento inumano riservato alle migliaia di detenuti politici rinchiusi nelle carceri saudite.