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 2012  settembre 26 Mercoledì calendario

LONDRA —

Dice di avere tre espressioni — «sopracciglio destro arcuato, sopracciglio sinistro, fronte liscia» — eppure, a sentire Michael Caine, «avrebbe potuto essere uno dei migliori attori della sua generazione, se solo ci avesse creduto». La sicurezza, invece, non è un suo forte. Non si è mai, dice, preso sul serio. Il senso dell’umorismo, precisa, «può essere un problema, ma non avevo scelta, sono fatto così». Ha la battuta facile, «The name is Moore, Roger Moore», il Bond più longevo nella storia della franchise di maggior successo del cinema, che con l’uscita di Skyfall, il 31 ottobre, raggiunge il 23esimo episodio e compie mezzo secolo (il primo uscì il 5 ottobre 1962 a Londra). I tratti sono appesantiti dall’età, le ginocchia ingranano lentamente, l’udito non è finissimo, ma l’occhio a quasi 85 anni rimane limpido, furbo. L’incontro e a Beaulieu, tenuta del barone Montagu dove si trova il museo nazionale dell’automobilismo (con una mostra su Bond) e dove la Aston Martin ha portato una decina di auto degne di 007. Moore è accompagnato dalla quarta moglie Kristina. «Ormai non vado da nessuna parte senza di lei», dice con spirito. «Non si fida». E le auto non gli fanno più effetto. «A Montecarlo guido una Smart».
Difficile immaginare Bond al volante di una microauto...
«Ha mai visto i garage di Montecarlo? Sono piccolissimi».
Abita lì per ragioni fiscali?
«È una città che mi piace tanto. Puoi andare al ristorante a piedi e la sera passeggi senza avere paura».
Chi è stato il Bond migliore?
«Daniel Craig, senza dubbio. Ha dato a 007 una nuova dimensione, maggiore spessore».
Lei però batte tutti in termini di film, sette contro i sei ufficiali di Sean Connery...
«Sean aveva quel suo meraviglioso accento scozzese, io le mie sopracciglia, ma Craig... credo che la scena in cui esce dall’acqua abbia fatto sognare molte donne. Che fisico! Spero che mi superi, che faccia più film di me».
Nel suo libro, «Bond on Bond», racconta di essere stato picchiato da due delle sue 4 mogli.
«Beh... più o meno. La prima mi ha sfasciato una chitarra in testa, la seconda mi ha tirato una teiera, ma me la sono cercata. Non sono uno che litiga, è una qualità che dà fastidio. Stavo lì, mentre loro sbraitavano, suonavo la chitarra. Sono stato un bad boy».
La terza e la quarta moglie l’hanno trattata diversamente?
«Diciamo che non sono uno che impara in fretta. Ma ora no, non mi picchia nessuno. Sono molto coccolato. Kristina e io non litighiamo mai».
C’è una qualità in Bond che ammira in modo particolare?
«Beh, per anni Bond è stato molto simile a me! Qualità no, gli invidio moltissimo i motoscafi».
Non le donne?
«Non mi sono mai mancate...».
Se non avesse fatto l’attore cosa le sarebbe piaciuto fare? «Il medico. Purtroppo mancavano i soldi per continuare a studiare e una volta che ho cominciato a lavorare, e a guadagnare, smettere era difficile. Oggi mi accontento di mettere le gocce negli occhi di Kristina».
Qual è il film che avrebbe voluto interpretare?
«Lawrence d’Arabia, il miglior film mai realizzato».
Ha girato tanto in Italia, qual è il suo ricordo preferito?
«Forse il peggior film che ho mai fatto, Il ratto delle Sabine. Erano anni spensierati. Stavamo girando una scena in cui la protagonista, che aveva "qualità" notevoli, era in acqua, nuda. Era la versione per il Sud America. Lì le scene di nudo si potevano già fare, da noi no. A un certo punto le è arrivata addosso una cascata di acqua gelata, e tutto svanì. Al pensiero mi viene ancora da ridere».
Paola De Carolis