Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  settembre 25 Martedì calendario

QUANDO LA FOTOGRAFIA DIVENNE DEMOCRATICA


Tra i primi a sdoganarle c’è stato «Sports Illustrated»: nel numero di luglio il celebre settimanale sportivo americano a corredo di un lungo reportage dedicato al baseball, ha pubblicato tante immagini quadrate scattate con un iPhone e modificate con Instagram. Le ha realizzate un fotografo professionista, della rivista, Brad Mangin. Un professionista, certo, ma quelle fotografie avrebbe potuto farle quasi chiunque: basta avere uno smartphone nella mano e un po’ di estro creativo nella scelta di uno dei 17 filtri che questa «applicazione» fotografica da 100 milioni di utenti nel mondo mette a disposizione.

È rivoluzione? Forse. Una risposta cercheranno di darla questa mattina a Torino i partecipanti all’evento «Fotografie a confronto», organizzato nell’ambito della Social media week. Tra loro c’è Giorgio Psacharopulo, amministratore delegato di Magnum Photos, l’agenzia fondata, tra gli altri, da Robert Capa e Henri Cartier-Bresson, la più prestigiosa al mondo. Lui è uno di quelli che non crede che la fotografia professionale verrà sostituita da quella degli amatori. «È un po’ come confrontare Facebook con una testata giornalistica», dice.

Poi spiega: «I contenuti del primo interessano me e a una ristretta cerchia di amici che mettono “like” o fanno dei commenti. Nella seconda, invece, sono presenti temi che interessano più o meno tutti». Lo stesso vale per le fotografie. «I professionisti, quelli che lavorano per le agenzie, comunicano a un pubblico più ampio, idealmente a tutti, mentre gli Instagramers o chi pubblica i propri scatti su Flickr lo fa per pochi, per chi condivide gli stessi interessi».

Eppure è proprio la Rete il punto di forza di Instagram. «Ciò che conta è la condivisione e con essa la possibilità, grazie ai commenti negativi o positivi degli altri utenti, di avere un riscontro istantaneo delle proprie abilità di fotografo – spiega Nicola Pasianot di Instagramers Italia -. È come se si creasse un dialogo intorno all’immagine». Già, l’immediatezza. Era proprio questo il bello delle vecchie Polaroid. Alle quali l’applicazione per iPhone e Android, nata nell’ottobre 2010 da un’idea di Kevin Systrom e Mike Krieger e acquisita quest’anno da Facebook, si ispira. Con la differenza che nel mondo digitale ciò che conta non è tanto tenere tra le mani lo scatto appena uscito dalla macchina, ma piuttosto spararlo subito sul web. «Senza dimenticare la qualità», sottolinea Pasianot. Per stimolare la creatività degli appassionati di Instagram sono sempre di più i contest a tema organizzati a livello nazionale e internazionale. Insomma: fotografi no, ma quasi.
Twitter @lcastagneri