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 2012  settembre 25 Martedì calendario

MATEMATICA SOTTO ATTACCO

C’è malcontento fra gli sto­rici della matematica ita­liani, una piccola avan­guardia della cultura scientifica nazionale minacciata da provve­dimenti sull’università che ri­schiano di spazzare via studi di al­tissimo livello per i quali l’Italia ha eccellenti quotazioni all’estero, non meno decisive dello spread. A provocare la protesta sono gli in­dicatori bibliometrici introdotti nella valutazione dei lavori scien­tifici. «La valutazione delle univer­sità è necessaria, ma in Italia stia­mo introducendo un sistema uni­co al mondo che valuta a priori, in­vece che ex-post, e con criteri sta­tistici », spiega Giorgio Israel, ordi­nario di Matematiche Comple­mentari all’Università La Sapienza di Roma.
«Per la gioia dei fautori delle ’due culture’ - aggiunge il professore- si è diviso il settore ’scientifico’, in cui vale il numero di citazioni dei lavori, dal settore ’umanistico’ in cui vale il numero di lavori pub­blicati, soprattutto su riviste la cui qualità è stata classificata dall’An­vur (l’Agenzia di valutazione). La bibliometria per citazioni è criti­cata proprio in ambiente scienti­fico da autorevoli istituzioni inter­nazionali come la European Phy­sical Society o la International Mathematical Union e da perso­nalità come il Nobel per la chimi­ca Richard Ernst. Nessun paese l’ha adottata come procedura di stato e in Australia è stata pro­scritta. Ma qui si fanno orecchie da mercante a costo di creare si­tuazioni incresciose: l’Anvur ha cambiato le procedure di calcolo varie volte, dimostrando la man­canza di oggettività della biblio­metria. Nel settore umanistico, la classifica delle riviste ha stimola­to l’arrembaggio a farsi accredita­re certe riviste come di serie A, pro­ducendo esiti penosi».

Perché le novità introdotte colpi­scono in particolare la storia del­le matematiche?

«La bibliometria ricorre a base da­ti gestiti da ditte private (ISI, Sco­pus) che indicizzano solo certe ri­viste, prevalentemente di scienza applicata: medicina, biotecnolo­gie, ingegneria. Gli storici della ma­tematica pubblicano su riviste po­co indicizzate, e soprattutto libri ed edizioni critiche, che sono i­gnorati. D’altra par­te, in quanto profes­sori di matematica, appartengono al set­tore bibliometrico. Dovrebbero essere premiati per gettare un ponte tra le due culture e invece so­no bastonati senza pietà dagli algoritmi dell’Anvur: tutti gli ordinari del settore sono stati esclusi come commissari (salvo, per caso, il sottoscritto che comunque non ha fatto domanda). È uno scandalo che grida vendetta tenendo conto della qualità e intensità della loro produzione scientifica».

Un appello rivolto da 150 docen­ti di 14 Paesi al governo italiano esprime ’viva preoccupazione’ per l’esclusivo uso di parametri quantitativi in luogo di giudizi qualitativi.

«In condizioni normali un appel­lo firmato dai maggiori storici del­la matematica del mondo dovreb­be condurre a un ripensamento. Al contrario, si risponde che qualche ingiustizia è accettabile pur di ap­plicare il sistema. È un modo di ra­gionare da commissari politici più che da professori».

Questa disciplina ha uno spiccato ruolo formativo sui giovani?

«Non c’è dubbio. In Italia abbiamo una tradizione di prim’ordine nel­la storia della matematica che ri­sale a Aldo Mieli e Federigo Enri­ques, uno dei maggiori matemati­ci del Novecento e un grande in­tellettuale che ha promosso il ruo­lo di questa disciplina nella ricer­ca e nell’insegnamento, Del resto, un altro grande matematico, Hen­ri Poincaré, sosteneva che l’unico modo di prevedere il futuro della matematica è studiarne la storia e lo stato presente».

I giovani che s’iscrivono a mate­matica avranno interesse a intra­prendere ricerche di ampio respi­ro?

«I settori più colpiti so­no le ricerche di base e interdisciplinari. Da tempo declina l’inte­resse a imbarcarsi in ri­cerche ’disinteressate’ come la storia della scienza. Figuriamoci ora che arriva la maz­zata finale».

Più in generale, oggi la matematica che cosa offre ai giovani?

«La matematica perva­de ogni aspetto della nostra esistenza, è il fondamento della tec­nologia, ha un ruolo sempre più ri­levante in un numero crescente di discipline e quindi l’ignoranza ma­tematica diventa un vero ostacolo nell’esercizio di molte professioni e attività, teoriche o pratiche. Ep­pure, il più grande paradosso del presente è che la matematica con­tinui a essere una delle discipline più ignorate e detestate, secondo stereotipi che la contrappongono falsamente alle scienze umane, quasi fosse una forma di sapere o­stile all’umanità. Ed è certo che, se è vista in modo acritico e mera­mente pratico, lo è davvero».

Come superare questo rifiuto?

«In libro appena uscito, Pensare in matematica (Zanichelli), Ana Mil­lán Gasca ed io sosteniamo che la via non è quella - apparentemen­te facile, di fatto sbagliata e falli­mentare - di ridurre la matemati­ca a un insegnamento pratico, al­la ’matematica del cittadino’, quella che serve per fare la dichia­razione dei redditi e la contabilità di casa. È bensì quella di restituire la matematica alla cultura, di mo­strarne i profondi legami con le di­scipline umanistiche. L’interesse per la matematica è stimolato dal­la consapevolezza che il suo modo di pensare è una componente del­la cultura essenziale quanto le ar­ti, la letteratura, la filosofia, la lin­guistica o l’antropologia e che i suoi concetti hanno origine nell’o­perare umano. L’esperienza d’in­segnamento ci ha convinti che su­scitare la passione per il valore co­noscitivo della matematica con­duce ad apprezzarne anche i tec­nicismi. E la storia ha un ruolo cen­trale in questo».