Roberto Giardina, Italia Oggi 22/9/2012, 22 settembre 2012
ORA ANCHE BERLINO TAGLIA LE SPESE
Ogni tanto un’amministrazione comunale andrebbe lodata per quel che non fa, invece che per un progetto realizzato. Berlino non è sempre un esempio di gestione da lodare, anche se, bene o male, è una metropoli che funziona e che riesce a far vivere con dignità i suoi cittadini meno fortunati (il 20% dei 3,5 milioni di abitanti riceve aiuti sociali, o sussidi di disoccupazione).
Il nuovo aeroporto sempre rinviato ha fatto perdere la faccia all’intera Germania e costerà probabilmente la carriera al sindaco socialdemocratico Klaus Wowereit, che faceva un pensierino alla poltrona di Frau Merkel. In forte ritardo è la ristrutturazione della settecentesca Staatsoper. Si è rinunciato per motivi di soldi a prolungare la linea 7 del metrò fino al nuovo scalo anche se mancavano 8 chilometri alla meta, mentre va avanti a fatica la costruzione della nuova linea inutile che dalla Cancelleria andrà alla Porta di Brandeburgo e all’Alexanderplatz. Ed è cominciata la sostituzione degli ultimi suggestivi e romantici lampioni a gas con quelli più moderni, con dubbi risparmi di energia, e una spesa iniziale di 25 milioni di euro.
Ma ora, infine, si è detto basta. Forse. Il nuovo Besucherzentrum, il centro per i turisti che vogliono visitare il Bundestag, non verrà costruito. A meno che in extremis non prevalgano gli spendaccioni. In media, ogni giorno, almeno 8 mila persone desiderano entrare nello storico edificio, e in coda, soprattutto d’estate e nel week end, si resta per un paio d’ore. Finora si fa la fila davanti a un container, funzionale e poco estetico. Nel timore di un attentato, i turisti vengono controllati come al check-in prima di salire in aereo. Non è dignitoso, si commenta e, dunque, hanno progettato un moderno centro d’attesa che dovrebbe costare 200 milioni di euro. Anche in Germania, però, come in Italia, le spese previste vengono sempre superate.
Per la verità, a dire basta, che si scrive basta anche in tedesco, non è stato il borgomastro, ma il ministro federale ai lavori pubblici, Peter Ramsauer. È un cristianosociale, quindi viene dalla meridionale Baviera, Land ricco dove non si sprecano i soldi pubblici, non oltre un certo limite. «Devo semplicemente dire che la cosa non va», ha dichiarato.
Il centro dovrebbe offrire un ristorante, un kindergarten per i piccoli ospiti, uno shop e una sala cinematografica dove proiettare documentari storici sul palazzo. E ospitare almeno 1.500 visitatori alla volta. Ma dove sistemarlo se nella zona non c’è un metro libero, a meno di non distruggere il prato davanti al Bundestag? Costruiamolo sotto, è la proposta degli architetti che non badano a spese. E non pensano ai rischi. Ad appena tre metri di profondità a Berlino si trova l’acqua: si mette in pericolo la stabilità dell’edificio, che ha 120 anni. Si dovrà rafforzare l’ala occidentale per evitare che cominci a inclinarsi come la Torre di Pisa, e inoltre il centro si troverà a poca distanza dalla nuova linea del metrò, quella che è stata soprannominata ironicamente dai berlinesi la Kanzlerlinie. Serve solo ai politici. E Ramsauer, che pensa male, teme che, alla fine, si dovrà sborsare oltre mezzo miliardo di euro. Ne vale la pena? E chi vincerà? Qui è al contrario che da noi: Berlino è soprannominata Tunis, Tunisi, o anche Tue nichts, non far nulla. Ed è chiamata la Neapel della Mitteleuropa, sono loro a dirlo, non io a offendere i napoletani. Vinceranno i prussiani spreconi o i morigerati meridionali?