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 2012  settembre 21 Venerdì calendario

I “PARASSITI” USA VOTANO A DESTRA

Nella vicenda del video rubato di Mitt Romney c’è un elemento paradossale che potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang. Il 47% di americani di cui Romney non intende curarsi, che non paga tasse sul reddito, che si sente “vittima” e “che crede di avere diritto a cibo, casa, cure mediche” non è composto da obamiani di ferro. Anzi: quelli che Romney sostanzialmente definisce dei parassiti sono il suo elettorato. È una delle più grandi contraddizioni della politica statunitense (oltre che una clamorosa lacuna per un aspirante presidente): i critici più aspri del welfare, i supporter dei Tea parties che vorrebbero tagliare la spesa pubblica sono anche quelli che ne beneficiano di più.
Durante le primarie repubblicane, la scorsa primavera, il New York Times pubblicò un’analisi dei flussi elettorali e dei sussidi governativi negli ultimi trent’anni. Contea per contea, città per città, le zone in cui Washington spende di più in aiuti (assistenza sanitaria agli anziani, mense scolastiche per i bambini di famiglie meno abbienti, sussidi alle madri single) coincidono con quelle che hanno - insistentemente - votato per i repubblicani. Secondo il Bureau of Census, (l’equivalente del nostro Istat) nel 2010 quasi la metà delle famiglie americane (il 48,5%) ha ricevuto un sussidio governativo. Dal 1980 in poi, secondo lo studio, il sostegno per i repubblicani
-che da Reagan in poi promettono tagli alla spesa - è aumentato proprio in quegli Stati dove il governo federale spende più di quanto ricavi dalle tasse. Al contrario, gli sStati che versano più di quanto ricevano in benefici sono quelli in cui è cresciuto il partito democratico. Anche il Wall Street Journal sottolineava come le contee più ricche (centri industriali, università e grandi città sulle coste e nel Midwest) abbiano votato per i democratici dal 2000 in poi, mentre nelle aree rurali e i piccoli centri sono repubblicani.
SECONDO IL WSJ, nelle considerazioni fatte davanti ai ricchi donatori della sua campagna elettorale, Romney ha commesso un altroerroreconcentrandosisolosuidatieconomici(tral’altroerrati:alla metà di quel 47% le tasse vengono trattenute in busta paga o le versa al proprio Stato, e gli altri sono pensionati e famiglie al di sotto della soglia di esenzione), dimenticando che a portare voti al Gop sono ben altri fattori che l’economia: i valori sociali e la religione pesano molto più delle tasse.
L’americano bianco e povero è repubblicano perché conservatore. È il Clint Eastwood di “Gran Torino” - pensionato, veterano di guerra, razzista - o quello di “Per un Pugno di Dollari” - il giustiziere solitario che non chiede aiuto alle autorità e che fa dell’autosufficienza la propria cifra sociale. Da almeno sessant’anni (dalla fine della Grande Depressione e del New Deal di Roosevelt) il serbatoio di voti repubblicani è nel sud, nelle aree rurali e nella fascia dei Monti Appalachi, dove il risentimento e l’avversione verso il governo federale hanno poco a che fare con tasse e deregulation e moltissimo a che vedere con il mito tutto americano dell’indipendenza. Un mito a volte distorto, che in passato ha partorito mostri come milizie di estrema destra o come il terrorista Eric Rudolph, l’antiabortista che piazzò una bomba ad Atlanta durante le Olimpiadi del 96 - che però ha ancora una grandissima presa su buona parte degli americani. A meno che qualche elettore repubblicano non se la sia presa per essere stato chiamato vittimista e democratico. Quale insulto considerino peggiore, si vedrà a novembre.