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 2012  settembre 21 Venerdì calendario

ROMA MANIFESTO CONTRO IL CARO DROGHE

Uno scherzo di dubbio gusto o una provocazione pseudo-artistica. Di sicuro, uno stratagemma per attirare l’attenzione. Difficile non notare le decine di manifesti che invocavano “basta con gli aumenti del prezzo delle droghe”, disseminati nel quartiere romano del Pigneto, regno della movida notturna. Attiravano lo sguardo, quei pezzi di carta in quattro colori, che riportavano il tariffario delle droghe più diffuse, con annessa percentuale del rincaro rispetto al 2010, e una firma sicuramente beffarda: “lavoratori a tempo indeterminato”. Riportavano, perché ieri pomeriggio il Comune ha fatto rimuovere i manifesti, dopo che la cronaca romana di Repubblica ne aveva dato notizia. Ora indagano polizia e carabinieri, per scoprire chi abbia ideato e affisso quei dazebao, apparsi in quantità sul ponte di ferro accanto a via del Pigneto e sulle pareti del cantiere per la metro C.
QUALCUNO , anche sui muri esterni di una scuola elementare. Nel frattempo, le immagini dei manifesti avevano già riempito i siti e i social network. E in tantissimi hanno visto e commentato quei quattro simboli grafici per altrettante droghe: cocaina, marijuana, mdma (ecstasy, ndr) ed eroina. Sotto, a occupare il centro del manifesto, una tirata da mal di testa: “Le sostanze stupefacenti sono uno strumento di sintonizzazione e sincronizzazione dei tempi di vita del lavoro, precario e intermittente. L’aumento del prezzo è un attacco alla nuda vita della crisi operaia. Noi la crisi non la paghiamo”. Ovvio pensare a una trovata per far parlare e scrivere i media. Comprensibile che in tanti non abbiano sorriso, soffermandosi su un manifesto che si rammaricava del 16% in più per un grammo di eroina. Per di più, in un quartiere dove la sera, assieme ai romani e ai turisti che affollano i locali, appaiono tanti, troppi spacciatori. Daniele Pifano, del comitato di quartiere Prenestino-Pigneto, vede un collegamento: “Temo che non sia casuale che manifesti del genere lì abbiano messi proprio nell’isola pedonale. Da anni chiediamo di riqualificare la zona, piena di spacciatori: inutilmente. E poi su Internet c’è chi soffia sull’odio sociale, puntando sempre il dito contro la comunità senegalese” . Fonti dei carabinieri parlano però di “una stupida goliardata” come ipotesi principale, e ricordano: “L’autore rischia una multa per affissione abusiva, l’istigazione al consumo di droghe non è reato.”. Il 25 aprile 2011, proprio sul ponte del Pigneto, apparve un’insegna (in inglese): “Il lavoro rende liberi”. Proprio simile a quella che i nazisti avevano montato all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. L’aveva messa un 32enne “artista precario” lucano, Domenico, che al Fatto spiegò: “Volevo far riflettere tutti sul dato che un pezzo di lager è nelle nostre città”. In seguito, di sculture e opere anonime su quel ponte ne sono apparse parecchie. Molto diverse dai manifesti pro-droga. Tra i residenti nel multietnico Pigneto non c’è grande voglia di parlarne. Tanti “non so”, e un signore che rimprovera il cronista: “Ma che, perdete tempo appresso a ‘ste cose?”. Ma anche i commenti di alcuni ragazzi. Colpiti dal tariffario sul manifesto, contestatissimo. Valerio assicura che “i prezzi più o meno sono quelli, ma non sono mica aumentati dal 2010”. Un ragazzo italo-romeno entra nel dettaglio: “L’mdma (tipica droga da discoteca, ndr) la prendi anche a meno”. Altri concordano. Tutti fanno la stessa premessa: “Io mica prendo le droghe, conosco i prezzi perché vado in giro”.