Silvia Nani, Corriere della Sera 22/09/2012, 22 settembre 2012
RIVOLUZIONE LED. LA NUOVA LUCE
Primo settembre 2012, una data che passerà alla storia: scompare dal mercato, per effetto della normativa europea, la vecchia lampadina a incandescenza, processo graduale in atto da tre anni esatti. Ultimo baluardo, le versioni a potenza più bassa da 25 a 45 watt. Sostituite dai led, al centro dell’attenzione di aziende di illuminazione e progettisti: «I vantaggi sono indubbi — riassume Piero Castiglioni, architetto della luce —. Miniaturizzazione, rendimento migliore dell’ottica, possibilità di regolare il flusso luminoso e la temperatura, modulando l’emissione luminosa: oggi si arriva ai 2700 gradi Kelvin per una luce calda dalla resa molto vicina a quella dell’incandescenza». Maggiore durata sì, ma se le condizioni sono ottimali; nemico numero uno l’elevata emissione di calore: «Nei progetti di architettura e nel design di prodotto è stata risolta inserendo dissipatori, microventilatori oppure membrane che, vibrando, creano vortici d’aria in grado di raffreddare ed evitare il surriscaldamento», spiega Castiglioni. Altri problemi ancora da risolvere? «La resa cromatica, ma già migliorata, e la potenza ridotta per singola sorgente: oggi siamo attestati sui 10 watt per un led».
La ricerca tecnologica combinata con il design, punto chiave per i produttori che in poco tempo hanno dovuto cavalcare il cambiamento: «È una rivoluzione che abbiamo subito in nome del risparmio e della tutela del pianeta. A cui abbiamo contrapposto la ricerca sull’elettronica di funzionamento e di comando: obiettivo togliere ai led un po’ di asprezza. In base all’uso la luce deve poter essere morbida e calda oppure brillante, regolandola con un semplice tocco», dice Ernesto Gismondi, presidente e fondatore di Artemide. Per i diffusori, materiali tecnologici: «Molti vengono dal Giappone, sono simili al pvc, con mescole che li fanno risultare bianchi ma riflettenti: contribuiscono a migliorare la qualità della luce», spiega. Tra questi, fiore all’occhiello la lampada In-Ei studiata in collaborazione con Issey Mihake, sognante ma ecologica al cento per cento: «Una sorta di "tessuto" ricavato dal PET delle bottiglie: tridimensionale, piegato a computer, fa passare la luce con gradualità come un velo creando giochi di ombre».
Ma come far convivere i led con le icone dell’illuminazione? «Non sempre è possibile e sensato farlo», afferma Piero Gandini, presidente di Flos, che sottolinea la necessità di una scelta secondo criteri filologici. «Non bisogna stravolgere il design. Se le modifiche sono eccessive meglio rinunciare. Quasi sempre un modello può continuare a vivere montando un’alogena». Simbolo di scelte opposte, due pezzi di Castiglioni: «La Arco, da pochi mesi anche nella versione led: sfruttando la griglia a sostegno della calotta come dissipatore naturale, l’unica modifica è stata l’aggiunta di un diffusore. Per la Parentesi invece, impossibile da adattare, stiamo lavorando a una nuova versione di ispirazione che lanceremo ad aprile all’Euroluce». Costi industriali da sostenere per la ricerca e rivedere i modelli a catalogo. Ma anche per dotarsi di led di qualità che garantiscano stabilità e durata, sottolinea Gandini da presidente di Assoluce: «Alla fine il consumatore per lo stesso modello nella versione led spende circa il 30% in più». Ma il risparmio sui consumi? «Il 30% in meno. Ma considerando che nell’energia elettrica l’illuminazione rappresenta il 16% e quella residenziale solo l’1,5%».
La scommessa per il futuro si chiama oled: «Sorgente diffusa e piacevole ma poco potente. Occorre lavorare sulla miniaturizzazione» dice Castiglioni. «E sul prezzo: servirebbe un’applicazione su larga scala per abbattere i costi di produzione», dicono i due maggiori produttori. Qualcuno però ci ha provato: Aldo Cibic, assieme a una piccola azienda di componenti automotive, con le lampade Wonderoled, giganti e poetiche cascate di luci. Per ora un sogno «su misura», in futuro chissà.
Silvia Nani