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 2012  settembre 22 Sabato calendario

L’UNIONE BANCARIA CANTIERE POLVEROSO

A due anni dallo scoppio della crisi greca, finalmente governi e Commissione europea hanno capito che l’Eurozona non ha solo un problema di finanza pubblica, ma anche di banche: e se anche gli Stati in crisi trovassero la soluzione alla sostenibilità del loro debito, i problemi delle banche non sarebbero automaticamente risolti. La crisi bancaria si manifesta nel dissesto di molte grandi banche dell’area: spagnole, greche e irlandesi; ma anche la franco-belga Dexia; o la nostra Mps, anche se si fa finta che la sua situazione non sia così grave. Ma il vero dramma è un sistema bancario che, nel suo complesso, ha smesso di funzionare: crescita nulla dei prestiti erogati dal sistema, e una costante riduzione delle attività rischiose nei loro bilanci (ovvero, le banche fanno sempre meno le banche). Le banche non espandono i prestiti per ridurre i rischi,
ma anche per le difficoltà che incontrano a raccogliere fondi sul mercato e presso i depositanti. Fonte importante di fondi è diventata così la Bce, alla quale danno in garanzia quelle attività che non riescono a finanziare autonomamente; trasformando la Bce in una gigantesca banca commerciale. O nella
bad bankdi
Eurolandia. La qualità degli attivi bancari è in continuo deterioramento, e il loro reale valore è nettamente inferiore a quello di bilancio. Regole contabili e criteri di valutazione sono interpretati in modo elastico, con il consenso di autorità nazionali che si preoccupano di dipingere un quadro di stabilità dei loro Paesi, al quale, però, nessuno crede più. Basta guadare allo sconto che mediamente la Borsa applica al valore contabile delle banche dell’Eurozona, molto superiore che altrove. Il mercato interbancario mostra che le stesse banche spesso non si fidano più tra di loro.
Per superare la crisi la Bce ha proposto l’Unione Bancaria. Il Verticeeuropeo la vorrebbe già nel 2013. Ma il quadro che emerge dal progetto della Commissione fa dubitare che sarà risolutiva.
1. La vigilanza nell’Eurozona passa alla Bce, che acquista
potere ispettivo e di sanzione. La risoluzione delle crisi rimarrebbe però nelle mani delle autorità nazionali. Che tendono naturalmente a essere compiacenti con una politica concentrata sugli “interessi nazionali”. Dissipando i vantaggi della vigilanza unica. Sarebbe invece indispensabile seguire il modello Usa e, in caso di crisi, dare alla Bce il potere di intervenire in qualsiasi Paese, rimuovere il management, decidere quali attività conferire in una
bad bank,
quali cedere, e cosa fare della banca ripulita. Ma qui il freno è la politica.
2. Lo stato di crisi di una banca, i suoi requisiti di capitale e la vigilanza si basano sul concetto di “attività pesate per il rischio” (Rwa): ogni prestito erogato, ogni investimento, viene “pesato” per il rischio da ogni banca, sulla base di un modello di rating interno, non verificabile esternamente, che produce un dato che nessuno,
tranne le banche centrali e qualche “esperto”, prende ormai più sul serio. Si rasenta il ridicolo: secondo il Fmi, il rapporto medio tra Rwa e attività totali per un campione di banche europee è sceso dal 90% del 2001 al 35% odierno; se fosse vero, le banche in questi anni avrebbero cambiato mestiere. 3. C’è infine il problema dei rapporti tra la nuova autorità di vigilanza e l’Eba, l’Autorità Bancaria Europea, costituita due anni fa per definire standard comuni per le banche europee, non solo dell’Eurozona. L’Eba è guidata da un Board dove le decisioni vengono votate: la Bce ne diventerà l’azionista di controllo? Gli inglesi non lo accetterebbero e sarebbe un’ulteriore spaccatura. E come farà la Bce a utilizzare gli standard dell’Eba, in crollo di credibilità, dopo aver validato la solidità del sistema pochi mesi prima del crollo delle banche irlandesi, e sottovalutato grossolanamente coi suoi stress test il fabbisogno di capitali delle banche spagnole?
Dopo l’Unione Fiscale e quella Politica, si progetta anche quella Bancaria. Un altro grandioso progetto per il futuro dell’Eurozona. A patto che si arrivi a vedere la fine del cantiere.