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 2012  settembre 22 Sabato calendario

QUATTRO CARTE FEDELTÀ A TESTA COSA SI FA PER RISPARMIARE

IL PORTAFOGLI zeppo di carte fedeltà, almeno quattro a testa, corsi per imparare a risparmiare, gruppi di acquisto e badante condominiale. È questa la nuova ricetta delle famiglie italiane per non fare rinunce e mettere qualcosa da parte. «Ogni giorno il 90 per cento degli italiani fa acquisti con le carte fedeltà» spiega Cristina Zildiani, direttrice dell’Osservatorio dell’Università di Parma.
«OGNUNO usa due o tre tessere ma ne possiede di più e stimiamo che il fenomeno sia in crescita: con il potere di acquisto ridotto le famiglie sono più attente ai vantaggi delle card e pianificano la spesa in base alle promozioni». Una tendenza cavalcata dalle aziende: «Quelle che convertono i punti in sconti sono il 60 per cento, nel 2010 erano il 40» continua Zildiani. «Efficaci sono anche le iniziative per fidelizzare i clienti: l’Esselunga, per esempio, ai titolari dà un vantaggio palese, regalando otto euro di buoni benzina ogni 50 spesi». Dall’alimentare ai carburanti, dagli abiti all’elettronica, dai mobili ai trasporti,
con 80 milioni di card in circolazione, in Italia tutto fa brodo per acquistare con i punti. Ne è un esempio la multipartner Nectar, valida tra l’altro in negozi di abbigliamento e carburanti: lanciata nel 2010, ha raccolto nove milioni di clienti e dispensato 55 milioni di euro di premi. Ma le tessere aiutano, anche, a comprare i libri di scuola: molti ipermercati fanno prenotare i testi con ribassi tra il 15 e il 20 per cento.
Dai banchi alle vacanze, anche la scelta di mare o montagna si prenota con una card o può essere il risultato di una valutazione economica. Tanto che è boom di corsi per imparare a risparmiare, organizzati da comuni e associazioni per aiutare le famiglie ad abbattere le spese. Come fare viene insegnato ad esempio da Anna Madaschi, ex buyer di Bergamo che tiene un corso di compere consapevoli, al debutto a novembre al Consorzio delle biblioteche del nordovest di Milano. «Spiego come orientarsi
tra l’acquisto della lavatrice e i consumi in bolletta — dice Madaschi — tenendo d’occhio il bilancio». Trucchi che vanno forte pure nelle lezioni digitali: «La richiesta di strumenti
per sopravvivere alle spese è sempre più alta» spiega Silvia Migliori di Bruno editore, che pubblica corsi di formazione online. «La risposta a “Battere la crisi”, del 2009, ci ha
spinti a proporre anche “Risparmiare senza rinunce” e “Il bilancio familiare”».
Riduce i consumi mensili del 20 per cento, per un risparmio di 178 euro, lo stile di vita adottato dalle 1600 famiglie del movimento “Bilanci di giustizia”, organizzate in 35 gruppi locali, da Bari a Torino. «Anche noi facciamo la spending review» spiega il coordinatore nazionale, don Gianni Fazzini. «Non esiste un modello: ognuno valuta come spostare i consumi a favore della qualità della vita. Le famiglie così spendono 863 euro al mese, contro i 1.042 della media Istat». Il risultato suscita curiosità: a fine agosto il movimento ha tenuto a Fanano (Modena), un seminario per insegnare la sua ricetta. «Si parte da azioni banali» spiega Luca Gaggioli da Quarrata, in provincia di Pistoia, una moglie e due figli. «Come sostituire i cibi preconfezionati con
l’autoproduzione: una pizza fatta in casa è meglio di quella surgelata». Non ci sono regole fisse: c’è chi compra l’insalata sfusa invece di quella in busta (e risparmia circa 10 euro), e chi va al lavoro in bici invece che in auto (80 euro in meno al mese sui costi). Riempiono la dispensa spendendo poco i gruppi di acquisto condominiali. A marzo Confabitare ha lanciato la sperimentazione in quaranta condomini di Bologna per 2000 famiglie. Come funziona? Un paio di volte a settimana i volontari del palazzo vanno al centro agroalimentare e comprano frutta, verdura e latte: «Acquistando all’ingrosso i prezzi si riducono del 40-50 per cento» spiega il presidente Alberto Zanni. «E per gli anziani che non possono permettersi una badante a tempo pieno, abbiamo istituito quella collettiva, pagata a quote da chi ne usufruisce».