Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  settembre 23 Domenica calendario

RISO, ANNATA RECORD 465 MILIONI DI TONNELLATE PRODOTTE NEL MONDO

Il primo a finire sotto le lame delle mietitrebbia è stato il Venere, la varietà di riso nero che cresce nelle pianure piemontesi e ricorda il «riso dell’Imperatore» nato in Cina. Poi è toccato al Carnaroli, principe del Made in Italy, all’Arborio, al Balilla, al Sant’Andrea e a tutti gli altri alfieri del risotto italiano. La stagione della mietitura si è iniziata e le prime stime parlano di una raccolta ottima, dopo un’estate che aveva fatto temere pr il grande caldo. In realtà la risicoltura italiana è uscita indenne dagli effetti della siccità grazie a un sistema d’irrigazione storico che si è rivelato provvidenziale: in parte fu suggerito dalla genialità di Leonardo chiamato alla corte degli Sforza, poi fu migliorato da Cavour. Ma è stata anche la regia di una task-force di esperti che hanno messo in pratica la tecnica dei vasi comunicanti, una sorta di «spending review» dell’acqua. Ottavio Mezza, presidente Ovest Sesia: «Con una leggera riduzione, circa il 30%, siamo riusciti a soddisfare tutti e i risicoltori hanno compreso il senso dell’autoregolamentazione». Ma adesso il «triangolo d’oro» del riso europeo (VercelliNovara-Pavia) deve combattere un’altra e più difficile battaglia: quella legata ai consumi e alla crisi.

I prezzi all’origine nei primi sei mesi del 2012 sono crollati. Anche per questo e a causa del taglio dell’aiuto specifico comunitario al riso, la superficie italiana è diminuita del 4,6%, scendendo da 246.541 ettari a 235 mila, con molte aziende che hanno puntato su colture alternative (come il mais) altamente remunerate perché richieste dalla filiera delle biomasse. Un fenomeno nuovo, che rischia di pesare sul futuro della risicoltura.

Non solo in Italia, ma in tutta Europa, l’effetto crisi negli ultimi mesi ha limato i già scarsi consumi pro capite. Una contrazione confermata anche dalle esportazioni italiane nell’area Ue (-11%). Tutto il grande bacino europeo dei 27 Paesi segna una battuta d’arresto nell’acquisto di prodotti alimentari e il riso non sfugge a questa logica. La Commissione Ue stima che la superficie risicola comunitaria si attesterà attorno ai 454 mila ettari, con una riduzione del 5% e una produzione di 3 milioni di tonnellate. Un altro segnale inequivocabile del calo dei consumi: la campagna di commercializzazione 2011-2012 dell’Unione si sta chiudendo con un taglio dell’8% delle importazioni (-75 mila tonnellate). E tutto ciò a fronte di una valanga di riso che sta per essere immessa sui mercati di tutto il mondo: la produzione globale per il 2012 dovrebbe raggiungere il tetto record di 465 milioni di tonnellate, quasi 1,4 in più rispetto al 2011.