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 2012  settembre 23 Domenica calendario

FRONTE DEL PORCO MASCHERE INUTILI

GOYA d’un mondo ladro: il sonno della Regione genera mostri, quante volte bisogna dirlo? Polverini e polveroni, e alla fine poverini: quante critiche per una festa mascherati da maiali. Maschera superflua, in molti casi.
Questa storia mi ha portato due cattivi pensieri, uno più leggero uno più pesante. Il più leggero: maschere suine a parte (titoli ideali: Fronte del porco oppure Central Pork) la Regione Lazio si è fatta pescare con le dita nella marmellata, ma non sono sicuro che altrove non siano avvenute feste con figuranti vestiti da Gianduia, Meneghino, Pantalone, Pulcinella. Alla commedia dell’arte si è sostituita l’arte della commedia. E si recita a soggetto (esente da Iva). Prendere o lasciare. Prendere sempre, lasciare mai, lisciare forse. Guarda la iella, negli stessi giorni l’Ubs, banca di un paese comunista (la Svizzera) pubblicava i dati di una ricerca triennale: a Roma si lavora a ritmi cinesi (68 ore annue in meno). Anche Milano è ai primi posti per ore di lavoro e agli ultimi per potere d’acquisto e retribuzione. Per l’esattezza ai penultimi in Europa: tra gli ingegneri solo i cechi ci salvano dall’ultimo posto e tra i maestri elementari solo i greci. Non solo queste due categorie ma quasi tutti quelli che lavorano sanno benissimo qual è il peso della retribuzione, in compenso la pressione fiscale è tra le più alte d’Europa e non sarebbe male se il ministro Fornero ci intrattenesse su questo punto. Meglio di no, non sapendo cosa dire o cosa fare o entrambe le cose c’è il rischio che si metta a piangere.
Meglio passare al cattivo pensiero pesante. Mi è venuto il sospetto che il calcio italiano sia amministrato meglio dell’Italia. Ho visto Beretta (Lega) con l’aureola, ho pensato che presidenti a caso (Cellino, Zamparini, Preziosi) fossero cento volti più saggi e oculati di un qualunque assessore. Poi la realtà ha scacciato l’incubo.
Non sembra che sia stata una bellissima idea quella di mandare Allegri in visita pastorale a Inzaghi. Non mi occupo di siti, miti e liti, ma mi dicono che la notizia dello scontro più o meno verbale tra i due l’abbia data il sito sportivo di Mediaset, e qualcosa vorrà pur dire. Alla commedia dell’arte, recitata sul campo degli allievi, è seguita l’arte della commedia, recitata malissimo. Un uomo con cravatta gialla, molto somigliante a
Galliani, mi ha fatto pervenire un nastro con la registrazione del dialogo tra i due. Introduce la voce di Filippo Galli: «Pippo, sono latore di un messaggio. Tra poco arriverà ser Massimiliano per una visita di circostanza ». Inzaghi: «Oh quale lieta novella, che momento. Rondini in petto già volar mi sento. Rondinelle, vi prego, fate piano, che devo salutar Massimiliano». Allegri: «Ho corso più veloce di Akii Bua, la mia panchina un giorno sarà tua. Come è vero che son nato a Livorno. Or che l’ho detto, indietro più non torno ». Inzaghi: «Mi state lusingando, cavaliere. Accetto il vostro auspicio con piacere, ma conservo il mio senso del dovere. Ora sto qui, e affino il mio mestiere. Più in alto vai e da più in alto cadi. Preferisco procedere per gradi, volare basso, non avere premura. La mia riconoscenza è imperitura. Devo a voi se son già su una panchina e non in gara, lungo un’aspra china ». Allegri: «Vi auguro un futuro tutto d’oro e adesso me ne torno al mio lavoro». Coretto a due voci «ma quale rissa, ma quali spintoni, Max e Pippo son bravi, belli e buoni». Nella fretta dell’incisione, sulle musichette di chiusura si sente una voce dire qualcosa come «e vedi di non rompermi i coglioni» ma è inutile arzigogolare. Galliani ha smentito che a Inzaghi interessi sedersi al posto di Allegri. E’ verissimo, non gli interessa. Chiunque può sedersi al posto di Allegri, un calmucco, un chirghiso, un giavanese, un lettone, uno svizzero, un azero e lui non farà come la Fornero. Andrebbe bene anche un eschimese.
Altre cose. Su sei partite europee il calcio italiano ne vince solo una, ma non ne perde nessuna. Si trasuda ottimismo da tutte i pari. Ma c’è poco da essere ottimisti.
Aperta un’inchiesta sui cori razzisti dei tifosi laziali a Londra. A Napoli, tifosi svedesi sono stati aggrediti prima e dopo la partita, mentre mangiavano una pizza. Presi a mazzate e coltellate in piazza Borsa. «Chiamiamoli criminali e non tifosi» invita il sindaco de Magistris.
Questa non è nuova, chiamiamoli come ci pare, la sostanza non cambia. Ed è singolare l’appello del sindaco: «Invito tutti i tifosi organizzati e no a isolare i criminali». In attesa che ci spieghi come fa un bravo cittadino inerme a isolare un gruppo armato, forse sarebbe meglio estendere l’invito alle forze dell’ordine, che hanno
qualche mezzo in più.