Andrea Tarquini, la Repubblica 23/9/2012, 23 settembre 2012
GIOCHIAMO A FARE I COMUNISTI?
VARSAVIA
«Lot, Polish airlines, volo per Minsk, imbarco immediato uscita A22». Gentile ed elettronica, la voce femminile chiama i passeggeri nell’ipervetrato, modernissimo Chopin international airport. Addio ai bei negozi, la coppietta si tiene per mano sorridente, corre verso il gate e sale sul comodo, fiammante 737 bianco e blu. Lui, atletico e poliglotta, è figlio di un eroe della rivoluzione dell’89, lei sembra una top model, insegna russo e milita in una Ong per i diritti umani calpestati a est della Polonia. Entrambi hanno un gioco da tavolo, ma non sono turisti, né invitati a un torneo. Quel gioco ricorda Monopoli, in Bielorussia è proibito e i due innamorati sono in missione quasi come 007 e una Bond girl. Lo portano agli oppositori, come arma di lotta non violenta contro la brutale dittatura di Lukashenko. È l’ultima sfida polacca ai postumi dell’Impero del Male. Si chiama Kolejka, che vuol dire la coda d’attesa davanti al negozio. Qui nella seconda locomotiva d’Europa è un “come eravamo” per raccontare ai
giovani, con humour, un passato sconosciuto. A Minsk o altrove è export clandestino del knowhow delle lotte per la libertà, una specialità della nuova Polonia. Kolejka, la coda per gli acquisti. Per chi nel 1945 ebbe la fortuna di venire liberato da britannici, americani e polacchi di Anders, sembra un nonsenso. Per chi ha vissuto il socialismo reale no. Ma le generazioni voltano veloci le pagine dei ricordi. L’idea di Karol Madaj, dello Ipn — Istituto per la memoria nazionale — era rammentare come si viveva nella penuria, quando anche nella capitale (nota come Parigi dell’Est prima dell’attacco di Hitler e Stalin nel settembre 1939) la gente dal 1945 al 1989 andava al lavoro con la borsa piena di mele contro i morsi della fame, e docenti universitari aspettavano davanti agli alberghi per comprare dollari al nero o chiedere antibiotici e aspirine a noi visitatori dal mondo libero.
Come nel Monopoli, vince chi guadagna o incassa di più. Ma in Kolejka non puoi acquistare alberghi a Parco della Vittoria o in Viale dei Giardini. Devi essere più veloce degli altri giocatori, scegliere la coda ai negozi meno lunga, trovare ogni stratagemma. Devi portare a casa abbastanza cibo, abiti per i figli, mobilio, e se possibile una radio o una tv. Allora non era facile: razionamenti, consegne improbabili nei negozi di Stato, le merci migliori riservate alle boutique speciali per i soli gerarchi.
Kolejka va a ruba, non solo in Polonia: centinaia di migliaia di copie, edizioni in russo, giapponese, inglese, spagnolo. Non è nostalgia del-l’Est o del passato, non ha nulla a che vedere con l’ipocrita
Ostalgie
dei tedeschi orientali che rimpiangono la Ddr pur vivendo oggi non peggio che a Colonia o Düsseldorf grazie ai cento miliardi di euro annui di aiuti, decisi per loro da Helmut Kohl. I polacchi no, non rimpiangono, e fecero da soli, non c’era una Bonn polacca. E allora puntiamo
tutti a vincere nel gioco della penuria di ieri. Serve astuzia, a Kolejka come a Monopoli. Ma regole e tattiche sono diverse come i due sistemi.
Tiri coi dadi, ma come a Monopoli non è tutto. Ecco le carte delle probabilità: «Conosci un gerarca locale del partito, avanzi di dieci caselle nella coda». Oppure: «Chi ha un neonato in braccio può passare avanti, tu non hai figli ma la vicina ti presta il piccolo e arrivi prima al banco ». Ecco, come in Monopoli, anche le carte degli imprevisti: la coda alla macelleria si allunga perché troppa produzione è finita a Mosca per pagare petrolio e gas. Ma il gioco ti offre scappatoie. Paga in contanti chi ti tiene il posto alla coda e vai ad attendere a un’altra coda, magari quella per i cappotti per i bimbi prima del gelido inverno. Se non trovi nulla, i piccoli non devono per forza congelare: affidati al cambio valute al mercato
nero. Ma attento alla cassa, dollari o sterline costano cari. Oppure organizzati con accordi tra giocatori, così come dal paese reale nacque allora l’opposizione. Ma attento: se una ti dice che perdi i nervi in coda e parli male del regime, la SB, la polizia politica di allora, arriva subito e vai direttamente in prigione “senza passare dal via”.
Vivevano così i genitori della coppietta in volo per Minsk. Passato ignoto, per quei due innamorati in missione. Shopping center pieni a ogni ora, Bmw, Golf e Audi a dominare il traffico, un ceto medio sempre più numeroso e prospero, sono il presente. Non nuovi ricchi alla russa, bensì solida economia reale: produce aerei con Airbus per Asia e America latina, o gli autobus più ecologici e moderni per i trasporti urbani di Berlino. Oggi per i polacchi Kolejka è solo un gioco, senza voglie di rivincite. Come il war game dello
Ipn,
303:
era una squadriglia polacca della Royal Air Force, la migliore in assoluto nella Battaglia d’Inghilterra. Ironia, tenacia e realismo furono sempre le carte vincenti di questo paese occidentale nato nel posto sbagliato, da Kosciuszko e Mickiewicz fino a Solidarnosc e al suo negoziato con Jaruzelski.
Aeroporto Chopin, qualche giorno dopo: «Il gioco aiuta a insegnare la tattica della lotta là dove la libertà ancora manca, Kolejka piaceva persino ai poliziotti che ci hanno perquisito», dicono i due giovani sbarcando dal Boeing di ritorno da Minsk. Qualcuno scommette persino che i due team di Walesa e dei militari, che nell’89 ormai lontano trattarono la svolta sfasciando il Muro e l’Impero, oggi da pensionati si rilassino ricordando. Giocando insieme a Kolejka, ovvio.