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 2011  febbraio 27 Domenica calendario

Lino Jannuzzi, pseudonimo di Raffaele Iannuzzi (Grottolella, 20 febbraio 1928), è un giornalista e politico italiano

Lino Jannuzzi, pseudonimo di Raffaele Iannuzzi (Grottolella, 20 febbraio 1928), è un giornalista e politico italiano. Indice 1 Attività giornalistica 2 Attività parlamentare e vicende giudiziarie 3 Campagne giornalistiche contro i giudici di Palermo 4 Campagne giornalistiche contro i giudici di Milano: "Il gioco dei quattro congiurati" 5 Opere 6 Note 7 Altri progetti 8 Collegamenti esterni Attività giornalistica Dopo avere fondato in gioventù l’Unione Goliardica Italiana, passò al giornalismo, scrivendo per L’Espresso. Insieme a Eugenio Scalfari pubblicò nel 1967 l’inchiesta sul SIFAR che fece conoscere il progetto di colpo di stato chiamato piano Solo. Condannato a 13 mesi, non andò in carcere perché eletto al Senato nelle file del PSI dal 1968 al 1972. Continuò la carriera giornalistica, fondando nel 1979 Radio Radicale e diventando in seguito direttore del Il Giornale di Napoli. Ha diretto l’agenzia di stampa Il Velino dal 1999 al 2002, lasciandola poi per fondare Il Nuovo VeLino. Tale progetto non ha avuto seguito, escludendo un breve periodo in cui sono state online le testate "Il nuovo VeLino" e l’agenzia "LinOnLine". Jannuzzi è riuscito di fatto a tornare al Velino, tramite la sua elezione a presidente della società editrice Impronta. Scrive anche per Panorama e Il Giornale. Attività parlamentare e vicende giudiziarie Dal 2001 al 2008 è stato nuovamente eletto senatore per due volte, nelle file di Forza Italia: la leadership di questo partito gli offrì il seggio come "scudo" nei confronti delle iniziative giudiziarie (azioni civili e procedimenti penali) scaturite a seguito delle sue campagne giornalistiche. La revisione costituzionale del 1993, in realtà, aveva reso assai più complesso questo tipo di operazione e - a differenza di quanto efficacemente garantitogli da Nenni con la candidatura al Senato nel 1968 - la soppressione dell’autorizzazione a procedere non mise fine ai procedimenti giudiziari riguardanti i suoi "reati di opinione": l’istituto dell’insindacabilità delle opinioni espresse (articolo 68 primo comma della Costituzione), invocato dalla difesa di Iannuzzi, si è prestato ancor meno, perché Iannuzzi ha dichiarato di non voler sottostare alla nuova giurisprudenza della Corte costituzionale sul ’nesso funzionale’ precostituendosi un alibi con una interrogazione che preceda i suoi articoli di stampa. Di conseguenza, fallito anche il ricorso alla sua "immunità diplomatica" quale componente della delegazione parlamentare italiana al Consiglio d’Europa, venne tratto in arresto ma gli vennero comunque concessi gli arresti domiciliari e fu solo grazie al provvedimento di grazia decretato nei suoi confronti dal Presidente della Repubblica Ciampi che riuscì ad evitare il superamento del limite di tre anni - nel cumulo delle condanne penali - che lo avrebbe portato alla detenzione in carcere. Nella fattispecie, Lino Jannuzzi era stato condannato in via definitiva a due anni, cinque mesi e dieci giorni di reclusione per diffamazione a mezzo stampa per degli articoli pubblicati su Il Giornale di Napoli negli anni ottanta e novanta, in cui criticava aspramente i magistrati responsabili del gravissimo errore giudiziario ai danni di Enzo Tortora. La condanna avvenne perché il Consiglio Superiore della Magistratura non procedette mai contro tali magistrati, quindi le accuse di Jannuzzi, pur essendo fondate e provate dai fatti, vennero ritenute diffamatorie.[1] Di fronte alla prospettiva che un Senatore della Repubblica venisse recluso per un reato di opinione, l’11 febbraio 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi firmò un provvedimento di grazia a favore di Jannuzzi.[2] Il Popolo della Libertà non lo ha ricandidato alle successive elezioni e Jannuzzi è tornato al lavoro di giornalista; tuttavia, per le opinioni espresse nell’arco di durata dei mandati parlamentari, il Senato ha continuato a riconoscergli il privilegio dell’insindacabilità, difendendolo dinanzi alla Corte costituzionale con il ricorso ad avvocati del libero foro[3]. Campagne giornalistiche contro i giudici di Palermo È autore del libro Il processo del secolo. Come e perché è stato assolto Andreotti, in cui sostiene che sia stata sancita l’innocenza di Giulio Andreotti nel processo che lo ha visto imputato per mafia, finito con la prescrizione del reato accertato fino al 1980, e l’assoluzione per i fatti contestatigli successivamente a tale data.[4] È risultato oggetto di discussione nelle intercettazioni della Procura di Palermo, nei primi mesi del 2001. Il giornalista Marco Travaglio in un suo libro scrive che il boss Giuseppe Guttadauro, parlando nella propria abitazione con l’amico mafioso Salvatore Aragona, stava organizzando una campagna stampa a favore dei colleghi detenuti; quest’ultimo gli avrebbe segnalato Giuliano Ferrara e lo stesso Lino Jannuzzi che «Ha scritto un libro contro Caselli e un libro pure su Andreotti ed in è in intimissimi rapporti con Dell’Utri», al che Guttadauro avrebbe risposto «Jannuzzi buono è!».[5] Campagne giornalistiche contro i giudici di Milano: "Il gioco dei quattro congiurati" Lino Jannuzzi Jannuzzi è al centro di un caso nazionale da quando, sul numero del 20 dicembre 2001 (uscito in edicola il 13 dicembre) di Panorama comparve un suo articolo [6] in cui descrisse un presunto complotto ai danni di Silvio Berlusconi. Il 14 dicembre la storia venne ripetuta in un suo articolo sul Giornale[7]. Jannuzzi sosteneva che nella settimana precedente ci fosse stato in un albergo di Lugano un summit segreto fra: Ilda Boccassini, PM in un processo a carico di Cesare Previti e Silvio Berlusconi; Elena Paciotti, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, all’epoca parlamentare europeo dei Democratici di sinistra, principale fautrice del mandato di cattura europeo; Carla Del Ponte, già procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia, che è stata a lungo la corrispondente svizzera per le rogatorie del pool di Milano; Carlos Castresana, capo della procura anti corruzione di Madrid. L’incontro, stando alle parole di Jannuzzi, sarebbe stato finalizzato a definire delle strategie per arrestare Berlusconi. Nel numero successivo di Panorama Jannuzzi [8] riconobbe parzialmente le smentite, dicendo che l’unica smentita attendibile era quella di Castresana ma scrisse che avrebbe dimostrato l’esistenza dell’incontro, e che in ogni caso esisteva una lobby antiberlusconiana. Lo stesso direttore Carlo Rossella lo difenderà in un editoriale affermando che «il problema esiste». Rossella verrà condannato a risarcire Ilda Boccassini per 12.000 euro. All’obbligo di pubblicare la sentenza relativa all’articolo di Jannuzzi su Panorama, il Cdr del giornale la fa accompagnare dal comunicato[9]: « Una sentenza del tribunale di Napoli ha ritenuto diffamatorio nei confronti di Ilda Boccassini un articolo di Lino Jannuzzi del 20-12-2001 in cui si riferiva di un incontro a Lugano fra magistrati e politici per «trovare il modo di arrestare Berlusconi». Ci furono smentite e polemiche. In un editoriale pubblicato il 27-12-2001, Panorama scriveva «Jannuzzi annuncia che dimostrerà che l’incontro c’è stato. Se così non sarà, diciamolo con chiarezza, chiederemo scusa». A fronte di questa sentenza i rappresentanti sindacali di Panorama si rammaricano che sulla vicenda il collega Jannuzzi non abbia fatto la promessa chiarezza, lasciando un’ombra di discredito sul nostro giornale che ha pubblicato il suo articolo. » Boccassini, Del Ponte e Paciotti citarono in giudizio Jannuzzi, la Mondadori (presieduta da Marina Berlusconi) e la Società Europea di Edizioni, editrice del Giornale (di proprietà di Paolo Berlusconi). Tutti e tre i processi si sono conclusi con condanne che riconoscevano la falsità delle parole di Jannuzzi. La Società Europea di Edizione è stata condannata a risarcimenti di oltre 100.000 euro e alla pubblicazione a proprie spese di smentite non solo sul Giornale stesso ma anche su altri quotidiani nazionali. La Mondadori ed il direttore responsabile di Panorama sono stati condannati a risarcimenti di oltre 250.000 euro. Opere Il profeta e i farisei (scritto con Adriano Celentano), Rusconi Libri S.p.A. 1988, ISBN 88-18-57017-X Il processo del secolo. Come e perché è stato assolto Andreotti, Mondadori 2001, ISBN 8804500107 Lettere di un condannato. Storie esemplari di ingiustizia italiana, Mondadori 2003, ISBN 8804517948 Lo Sbirro e lo Stato, Koinè Nuove Edizioni 2008, ISBN 8887509867 Note ^ Jannuzzi in prigione? L’Ordine propone la grazia - Ordine dei Giornalisti ^ Ciampi concede la grazia al giornalista Lino Jannuzzi - la Repubblica ^ Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 296 del 03/12/2009: sul rifiuto dell’Avvocatura dello Stato di assumere la difesa, vedasi intervento del senatore Izzo. ^ Per maggiori dettagli sulla vicenda si veda la voce Vicende giudiziarie di Andreotti ^ Marco Travaglio, La scomparsa dei fatti. Milano, il Saggiatore, 2007. p. 194 ISBN 8842813958 ^ Il gioco dei quattro congiurati ^ A Milano summit a quattro per il pool anti Berlusconi ^ Ma io non ci sto. Anzi, rilancio ^ Marco Travaglio, La scomparsa dei fatti. Milano, il Saggiatore, 2007. pp. 190-191 ISBN 8842813958