il Giornale 21/9/2012, 21 settembre 2012
Girolamo, unico eroe in tre secoli di naufragi - In tre secoli di naufragi nessuno si era mai comportato come Giuseppe Girolamo, il musicista della Costa Concordia che morì per lasciare a una bambina il suo posto sulla cabina di salvataggio
Girolamo, unico eroe in tre secoli di naufragi - In tre secoli di naufragi nessuno si era mai comportato come Giuseppe Girolamo, il musicista della Costa Concordia che morì per lasciare a una bambina il suo posto sulla cabina di salvataggio. Girolamo non sapeva nuotare e il suo corpo fu recuperato tre mesi dopo il disastro del Giglio. L’eccezionalità del suo comportamento, anzi la sua letterale singolarità, è stata accertata da una recente ricerca condotta da ricercatori svedesi dell’Università di Uppsala e americani della California University di Berkeley: il comportamento di Giuseppe esulerebbe da ogni modello comportamentale finora osservato. La ricerca ha infatti analizzato i dati relativi a 18 naufragi avvenuti negli ultimi 300 anni, come quello del famoso Titanic del 15 aprile 1912. Nella valutazione è stato tenuto conto anche del tempo di affondamento in modo da considerare quanto possa influire l’interazione che si sviluppa fra i passeggeri prima di colare a picco. Sono state considerate 15mila persone di oltre 30 Paesi diversi e i loro indici di sopravvivenza sono stati confrontati a età, sesso, stato sociale, nazionalità, modo di viaggiare (da solo o in un gruppo, in coppia, con e senza figli). È risultato che, di fronte a una situazione di vita o morte particolare come il naufragio dove esiste una sola via di fuga predeterminata,s’innesca un unico tipo di comportamento dove la famosa regola non scritta del «prima le donne e i bambini» non è affatto rispettata e vige invece quella di «ognuno per sé». È emerso anche che il capitano e l’equipaggio hanno sempre indici di sopravvivenza maggiori rispetto ai passeggeri: su 16 capitani solo 9 non hanno abbandonato la loro nave che affondava. Fra i passeggeri, i maschi sopravvivono sempre il doppio delle donne, soprattutto sulle navi inglesi, a dispetto della famosa cavalleria anglosassone. Probabilmente intervengono anche fattori di maggior resistenza fisica dei maschi, tant’è che pure nei disastri di terra o nelle guerre avviene la stessa cosa. Ininfluente sulla minor sopravvivenza femminile pare peraltro la durata della crociera precedente al disastro indicando che la maggior socializzazione che può essersi nel frattempo sviluppata riducendo le distanze fra le persone durante il viaggio non aiuta le donne a essere più aiutate. Dalla prima guerra mondiale in poi il gap fra uomini e donne è comunque andato riducendosi, mentre quelli che se la cavano peggio restano sempre i bambini. Cosicché, per quanto ci è dato sapere, alla luce di questi risultati, dal Titanic alla Costa Concordia, solo Girolamo sembra aver superato questi deprecabili modelli di comportamento umano. Magari ce ne sono stati altri dei quali non ci è giunta notizia, uomini come Giuseppe che i suoi amici descrivono educato e rispettoso di tutto e tutti, timido e fragile, ma che è stato capace di dare la sua vita per salvare quella di un bambino. Un gesto grande che sicuramente rimarrà a memoria futura, che si va a scontrare in modo ancora più drammatico ed evidente con il comportamento del comandante Schettino e i suoi ufficiali di plancia, che sembrano invece rientrare appieno negli schemi psicosociali che ha fatto emergere la ricerca universitaria.