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 2012  settembre 20 Giovedì calendario

La lobby degli omo ora punta al potere - C’era una volta il gay pride, l’orgoglio gay. Adesso c’è il gay party, il partito gay

La lobby degli omo ora punta al potere - C’era una volta il gay pride, l’orgoglio gay. Adesso c’è il gay party, il partito gay. C’era una volta la ri­vendicazione dei diritti. Adesso c’è la rivendicazione del governo. C’era una volta l’aspirazione all’uguaglianza. Adesso c’è l’aspirazione al potere. Non si capisce quello che sta succedendo in Italia se non si esce un po’ dagli schemi abituali (destra/sinistra, Pd/Pdl) e si provano a mettere in fila i fatti sotto una luce diversa. E diversa, nella circo­stanza, sia detto senza alcuna allu­sione. Nichi Vendola in una intervista a Pubblico , il nuovo giornale di Luca Telese, lancia la bomba della pro­pria voglia di paternità, spaccando volutamente il Pd. Il medesimo Ni­chi Vendola, in precedenza, aveva annunciato il matrimonio con il suo fidanzato storico, il giovin cana­dese Eddy, creando altrettanto scompiglio. Giuliano Pisapia a Mi­lano accelera sulle unioni civili, riempiendo i giornali di Riccardo& Roberto o Paolo&Giuseppe che ce­lebrano para- matrimoni davanti al­le istituzioni. Altri sindaci (dal geno­vese Doria al napoletano De Magi­stris) sono pronti ad accodarsi. In Si­cilia Rosario Crocetta si candida con corredo di ostentazione omo­sessuale, come se l’essere gay ba­stasse per salvare la Regione dal crac economico. Rosy Bindi alla fe­sta democratica di Bologna viene assalita a suon di riso e brillantini. Vogliamo andare avanti? Sono tanti piccoli segnali di un percorso scritto: il partito dei gay, evidentemente, ha gettato la ma­schera. Basta con i travestimenti e le piume di struzzo, basta con il fol­clore dei gay pride, basta con la muccassassina e l’allegria del car­nevale bisex, basta con gli scherzi e i lazzi: ora si fa sul serio. Ora si punta al potere. La lobby esce allo scoper­to. Non si accontenta più di fare una campagna per i diritti: fa una campagna per il governo. Legitti­ma, per l’amor del cielo. Ma deva­stante per i medesimi partiti, a co­minciare proprio dal Pd. Non si riesce a cogliere, infatti, la difficoltà con cui i vertici democrati­ci maneggiano la candidatura Ven­dola e il fastidio provocato dal suo crescendo di dichiarazioni esplosi­ve, non si riesce a interpretare que­sto contin­uo alzare il tiro del gover­natore pugliese in sintonia con i sin­daci della nouvelle vague di sinistra, senonsiprendeattodelsaltodiqua­lità che sta facendo il movimento gay: da rassemblement sostanzial­ment­elibertarioeunpo’gruppetta­ro a struttura che punta alla scalata dei vertici delle istituzioni. Dalle paillettesallalivrea, daicarriallego­rici alla stanza dei bottoni. Il percorso era stato preparato con cura. Come ogni ascesa al pote­re che si rispetti, infatti, era comin­ciata sul versante culturale. Così, nel corso degli anni, abbiamo assi­stito a un’escalation di film gay, personaggi gay, fiction gay, amori gay, canzoni gay... Da Nonno Libe­ro ai reality, ormai,non c’è più una storia che non preveda un ruolo im­portante per un omosessuale, a parte forse la Bella Addormentata e Cappuccetto Rosso. E comun­que su­l cacciatore nessuno è dispo­sto a mettere la mano sul fuoco. Si è arrivati al paradosso che la presun­ta diversità è la normalità: una fa­miglia tradizionale, mamma papà e due figlioli secondo natura, non la si vede nemmeno nella pubblici­tà della Barilla. Invasi tutti gli spazi comunicati­vi, dunque,non restava da compie­re che l’ultimo passo, e cioè trasfor­mar­e la supremazia culturale in su­premazia politica. Ecco fatto: la lob­by si sta muovendo e spara in alto. Il punto, come è evidente, non sono le primarie del Pd o le fughe in avan­ti di Giuliano da Milano: il punto è la discesa in campo del partito omo­sessuale che non s’accontenta più della sbandierata parità ma ora vuo­le la vittoria. Che, dopo una storia passata in minoranza, si candida a guidare la maggioranza. Chi l’avrebbe detto: la colorata sfilata del gay pride punta a finire fra le gri­saglie del palazzo. E non per creare scompiglio, ma per dettar legge.