Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 21/9/2012, 21 settembre 2012
RISPETTATE GLI OBIETTIVI DEL FISCAL COMPACT
La scommessa, il "cardine" lo ha definito Mario Monti, resta il pareggio di bilancio nel 2013, da conseguire al netto delle variazioni del ciclo economico e delle misure una tantum. Da questo punto di vista, le nuove stime del Governo non modificano il profilo temporale previsto in aprile: il saldo di bilancio strutturale a legislazione vigente dovrebbe ridursi di 2,8 punti percentuali nel 2012 (così da raggiungere -0,9% del Pil), per centrare nel 2013 l’obiettivo di medio periodo di bilancio in pareggio. Se si guarda a quel che prevede il «Fiscal compact», il vincolo dovrebbe essere rispettato. Si legge all’articolo 3, paragrafo 1, lettera b), del Trattato che la regola sul pareggio sarà considerata rispettata se il saldo strutturale annuo della pubblica amministrazione sarà pari «all’obiettivo di medio termine specifico per Paese, quale definito nel Patto di stabilità e crescita riveduto, con il limite inferiore di disavanzo strutturale dello 0,5 per cento del Pil». Innovazione non da poco, poiché per la prima volta in modo così esplicito si sposta il focus dall’indebitamento netto nominale (vale a dire il saldo della Pa calcolato secondo i criteri del Sec95) all’indebitamento netto strutturale. Posta in questi termini la questione non si porrebbe. Non è ancora del tutto chiaro però in che modo si dovrà definire paese per paese, e dunque anche per noi, il "valore" esatto da attribuire alle variazioni del ciclo economico nel peggioramento del disavanzo. In poche parole – come osservano Paolo De Ioanna e Lucio Landi nel loro recente paper «Politica, tecnica e democrazia» – chi valuta i cicli e soprattutto come? Qual è la «congiuntura normale» per ogni paese? I compiti non sono finiti, poiché stando al nuovo dispositivo dell’articolo 81 della Costituzione, così come modificato per blindare il pareggio di bilancio, andrà definito tra breve con precisione il perimetro entro il quale collocare gli «eventi eccezionali», crisi finanziarie e gravi calamità naturali, che giustificherà il ricorso all’indebitamento.
Anche in previsione delle "istruttorie" che andranno definite a Bruxelles e in casa nostra, l’obiettivo del pareggio di bilancio in termini strutturali si conferma con un obiettivo politico di prim’ordine, oltre che programmatico. Rappresenta l’impegno che il Governo (come quello che lo ha preceduto) ha assunto a livello europeo, cui evidentemente non potrà sottrarsi nemmeno il governo che verrà dopo le elezioni della prossima primavera. La Nota che aggiorna il Def di aprile lo conferma. Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ribadisce che l’Italia non ricorrerà agli aiuti previsti dal meccanismo di stabilizzazione europeo. La condizione è uscire in fretta dalla spirale recessiva. Non siamo condannati alla recessione o alla stagnazione. L’algida concretezza delle cifre mostra che l’urgenza per noi non è più o tanto il contenimento del deficit, ma la crescita. Obiettivo verso cui dovrebbero convergere gli sforzi congiunti del Governo, del Parlamento, delle forze produttive e sociali del Paese.