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 2012  settembre 21 Venerdì calendario

COSÌ UN ALGORITMO PREVEDE CHI AVRÀ IL SUCCESSO DEI BEATLES


Nell’aprile del 2011 il saggio The Making of a Fly di Peter Lawrence divenne il libro più caro della storia, toccando l’incredibile prezzo di 23.698.655 dollari nel settore «usato» di Amazon. Non perché fosse rarissimo, ma per via di una battaglia tra algoritmi: due venditori avevano impostato i cambiamenti automatici di prezzo in modo che il loro libro costasse un po’ di più di quelli venduti dalla concorrenza. Questo scatenò una serie di rialzi a catena che in sette giorni fece salire il prezzo da 40 dollari a quasi 24 milioni. «Gli algoritmi, termine che uso nella definizione classica di “procedimenti matematici che, dato un input producono una risposta in un numero finito di passi”, possono avere effetti bizzarri se lasciati agire incontrollati. Il problema è che stiamo delegando loro sempre più decisioni, in tutti i campi» spiega il giornalista economico Christopher Steiner, collaboratore del Wall Street Journale di Forbes, autore di Automate This: How Algorithms Came to Rule Our World (Penguin, pp. 256, dollari 25,95).
Oggi gli algoritmi fanno cose prima impensabili: per esempio, agiscono come talent scout musicali. Succede con la Polyphonic Hmi, i cui software dissezionano una canzone in elementi come la melodia, il tempo, il ritmo, il tono e poi, tramite funzioni matematiche, isolano gli schemi ricorrenti, costruendo su quelli dei modelli tridimensionali della canzone da confrontare con i modelli dei più grandi successi passati. «Un giorno alla Polyphonic trovarono che una canzone di un’artista sconosciuta generava dei valori numerici straordinariamente simili alle hit dei Beatles. Veniva quasi da pensare che il programma fosse guasto. Ma quando quell’album fu prodotto, vendette oltre venti milioni di copie ed ebbe otto Grammy: era Come Away with Me di Norah Jones» spiega Steiner.
Gli algoritmi sono ovunque, e la competizione tra loro è cosi spinta che in certi giorni il 40 per cento degli scambi di Wall Street sono tatti da due aziende, la Getco di Chicago e la Tradebot di Kansas City, che con, appunto, migliaia di algoritmi setacciano i mercati in cerca delle più piccole opportunità di scambio. «Possono poi pianificare veri agguati agli algoritmi dei trader concorrenti, magari rimanendo fermi per mesi, fino a quando non individuano una falla nei software altrui, o riconoscono uno schema in ciò che gli altri stanno facendo, utile a prevederne le mosse future» scrive Steiner.
Gli algoritmi guidano anche meglio di noi (le auto robotiche studiate da Google vantano 225 mila chilometri senza incidenti). Permettono a Telco come a Vodafone - tramite software come quelli prodotti dall’azienda americana eLoyalty - di catalogare solo grazie alla voce la personalità di chi chiama i servizi di help desk, così da abbinare il chiamante all’operatore con cui si prevede più armonia: questo ha dimezzato il tempo necessario a risolvere i problemi degli utenti, alzando il tasso di successo dal 47 al 92 per cento. E somministrano farmaci: l’anno scorso è stata inaugurata alla University of California di San Francisco una farmacia gestita interamente da un robot da 15 milioni di dollari.