DStefano M. Torelli, Sette 21/9/2012, 21 settembre 2012
CONTRACCEZIONE A RISCHIO
Dalle farmacie è scomparsa la pillola. E si sospetta che sia contrabbandata in Libia
Tunisia
Da alcuni mesi le donne tunisine hanno una preoccupazione molto più contingente da risolvere rispetto alle battaglie per l’uguaglianza dei sessi e l’arginamento dell’islamismo radicale. In molte, infatti, hanno denunciato la scomparsa dagli scaffali delle farmacie della pillola contraccettiva più diffusa e più economica, che costa l’equivalente di 1,3 euro per tre mesi di somministrazione. Alcune farmacie della capitale hanno dichiarato di non ricevere il farmaco addirittura dallo scorso 24 giugno e le donne sono costrette a ricorrere a medicine sostitutive, che però hanno un prezzo doppio o costano addirittura dai 5 ai 15 euro. Le donne tunisine spesso hanno salari molto inferiori agli uomini, che a volte non arrivano a 300 euro al mese. Secondo la Farmacia Centrale, l’ente che ordina e organizza la distribuzione dei farmaci su tutto il territorio nazionale, non vi sarebbe alcun problema e la mancanza del farmaco dagli scaffali dipenderebbe da un alto incremento della domanda. Alcuni hanno invece puntato il dito contro il nuovo governo guidato dal partito islamico al-Nahda, ma l’ipotesi che si fa strada è quella del contrabbando illegale del farmaco nella vicina Libia. Per la Tunisia resta comunque un problema da risolvere: circa il 65% della popolazione, infatti, ricorre a misure anticoncezionali (il tasso più alto di tutta l’area Medio Oriente - Nord Africa), in un Paese, rispetto agli altri dell’area, all’avanguardia nelle politiche di pianificazione familiare. La Tunisia è stato anche il primo Paese arabo a legalizzare l’aborto e il tasso di fertilità medio – 2 figli per donna – è il più basso del Maghreb.
Kuwait
Un Paese sovrappeso
Agli inizi di settembre le autorità del Kuwait hanno nuovamente lanciato l’allarme circa il problema dell’obesità e del sovrappeso nel piccolo emirato del Golfo. Una recente ricerca condotta dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità in collaborazione con alcuni centri universitari tra cui la Harvard University, pone infatti il Kuwait al secondo posto mondiale per percentuale di popolazione obesa, subito dietro gli Stati Uniti. La percentuale di popolazione kuwaitiana in sovrappeso sfiora addirittura l’80%, un record non invidiabile. Se si guarda alle cifre della ristorazione nel Paese, in effetti, si chiariscono anche i motivi di tale trend. Negli ultimi anni si registra un notevole aumento dei servizi di catering, a tutto dispetto della crisi economica internazionale. In media ogni anno in Kuwait si spende quasi un miliardo di euro per pranzi e cene in ristoranti. Un’esagerazione che, dunque, risulta anche esosa, dal momento che la spesa media per un pasto a persona supera i 40 euro.
Egitto
Il raduno delle band heavy metal non è piaciuto al ministro
Il circolo culturale el-Sawy, un’ex discarica riqualificata, è uno dei centri più attivi della vita artistica egiziana. Fondato nel 2003 al Cairo da Mohammed el-Sawy – colui che è stato nominato ministro della Cultura subito dopo la caduta di Mubarak e, a sua volta, è figlio di un altro ex ministro della Cultura – è diventato un must per le attività culturali della capitale egiziana. Tra le mura del circolo, nell’ultimo fine-settimana di agosto si è tenuta una manifestazione di musica metal, con band provenienti da tutto il Paese. Tanto è bastato a Ismail el-Weshahy, legale del Partito della Libertà e Giustizia – il partito dei Fratelli Musulmani – per segnalare il circolo al ministero dell’Interno, con l’accusa di ospitare riti satanici. La questione non è nuova in Egitto: già nel 1996, infatti, decine di fan di gruppi metal locali (un genere musicale molto in voga tra le giovani generazioni egiziane) erano stati arrestati con l’accusa di satanismo, per via del loro abbigliamento nero e di alcuni simboli ritenuti affini al culto di Satana. Furono tutti rilasciati per mancanza di prove. Nel caso attuale, non si è ancora arrivati ad alcun provvedimento giudiziario e, nonostante le accuse di el-Weshahy si basino su supposte prove dei riti satanici compiuti, sembra più che altro un ennesimo episodio di intolleranza verso la cosiddetta “musica nera”. Lo stesso centro culturale el-Sawy, del resto, ha fama di essere molto conservatore e attento a non offendere la sensibilità e i valori dei cittadini egiziani.