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 2012  settembre 21 Venerdì calendario

UN PIENO DI ENERGIA

[Hi-tech e rispetto del pianeta. Ricerca e urgenze future. Strategie per il benessere. A Bolzano il mondo della scienza fa il punto sull’innovazione sostenibile]

Computer che assistono i medici, centrali elettriche sul mare, fabbriche in Internet, robot che eseguono i lavori domestici, elaboratori della grandezza di un fagiolo, università virtuali: è il futuro, così dietro l’angolo da configurarsi già come presente. Il mondo corre: verso dove è il grande tema di questi anni d’accelerazione. E il motore di questa corsa è l’innovazione. Cambia la geografia dei Paesi che dominano la scena mondiale, e per quelli in via di sviluppo si prospettano scenari non più relegabili alla dialettica tra ricchi e poveri, non solo. In questo complesso scenario, l’Europa rischia di restare un passo indietro sul fronte del settore ricerca e sviluppo; e con essa l’Italia, che ha ancora molte posizioni da recuperare. Pochi laureati, scarsi investimenti, limitata capacità d’attrazione: il mantra delle nostre debolezze strutturali è lì, a segnalare le difficoltà e suggerire i cambiamenti. Anche di questo, si discuterà nel corso dell’Innovation Festival che dal 27 al 29 settembre terrà banco a Bolzano (www.innovationfestival.bz.it). «La crisi che stiamo vivendo e la diminuita capacità competitiva dell’Europa», spiega Massimo Egidi, rettore della Luiss di Roma e presidente del Comitato scientifico del festival, «si possono contrastare solo con l’innovazione delle imprese e del sistema di ricerca. Non si tratta solo di scelte politiche. L’Italia ha difficoltà strutturali: basti pensare che, al contrario della maggior parte dei Paesi smart in Europa, noi versiamo sui fondi comunitari per la ricerca molto più di quanto riusciamo a ricevere, sotto forma di progetti finanziati».
"Nuove energie", è lo slogan che accompagna il festival: in senso tecnico-scientifico, ma anche nell’accezione di una spinta propulsiva non più rimandabile. Da giovedì a sabato, sfruttando la funzione di ponte del capoluogo altoatesino, il mondo italiano e quello tedesco si confonteranno, aprendosi al contributo di ospiti di fama mondiale a partire da Jeremy Rifkin, l’economista americano che per primo ha teorizzato l’avvento della terza rivoluzione industriale: quella che sarà dominata dai temi dell’approvvigionamento energetico - con la fine dell’era fossile e nucleare - e della redistribuzione del potere mondiale. Considerato anche il guru mondiale dell’idrogeno, in Alto Adige Rifkin sarà facile profeta: all’Istituto per le innovazioni tecnologiche Iit è stata affidata la mission di porre le basi per la creazione del "corridoio verde" Monaco-Modena: l’Autobrennero prevede di installare una stazione di rifornimento a idrogeno ogni 100 chilometri, mentre a Bolzano Sud vedrà la luce il primo impianto per la produzione e distribuzione (2 milioni di metri cubi d’idrogeno all’anno). L’economicità di questa tecnologia, secondo stime Ue, sarà raggiunta soltanto a partire dal 2022, ma chi guarda avanti non perde tempo. La miscela di idrogeno con metano riduce drasticamente le emissioni degli ossidi d’azoto e delle polveri sottili. Ma l’innovazione non è questione di opzioni tecnologiche. È innanzitutto scelta culturale, e ancor più geopolitica. Significa cercare di capire, ad esempio, se sia possibile trovare un equilibrio tra produzione di energia ed ecologia: ne parlerà Rigoberta Menchú, Premio Nobel per la pace nel 1992, e l’interrogativo che porrà rappresenta una delle grandi questioni del nostro tempo: può, la fame di energia, affamare l’umanità? Ora che le risorse iniziano a scarseggiare, nessuno sembra mettere in discussione la fine dell’era delle energie fossili: ma allora l’approvvigionamento energetico su quali basi avverrà? «Nel 2020 il 60 per cento della popolazione mondiale si troverà a fare i conti con la scarsità di risorse idriche: più di 3 miliardi di persone», ammonisce Riccardo Petrella, docente di Economia all’università belga di Louvain, tra i più convinti sostenitori dell’uso pubblico dell’acqua.
Una cosa è certa: mai come in questo tempo, è richiesto uno sforzo di creatività a ricercatori, inventori, progettisti. E, ovviamente, scelte politiche che ne supportino il lavoro. Dopo la tragedia di Fukushima, un anno fa, la Germania ha deciso di svoltare in senso ecosostenibile e sta concentrando parte delle sue ricerche sull’accumulo di energia, laddove le attuali tecnologie presentano ancora limitate capacità e costi elevati. A Bolzano ne parlerà Johann Wörner, presidente del Centro per l’aeronautica e l’astronautica, che da 35 anni si occupa di ricerca energetica. A Colonia si lavora per il governo, ma il trasferimento delle conoscenze dal settore della ricerca scientifica deve riguardare anche il mondo imprenditoriale, perché qui si gioca la competitività del Sistema Paese. Del passaggio dalle conoscenze accademiche a nuovi prodotti e servizi, il ministro alla ricerca Francesco Profumo discuterà con il suo omologo austriaco Karlheinz Töchterle, con Egidi («Il rapporto tra i centri di ricerca e le imprese è un punto delicato un po’ in tutta Europa», dice) e con quello della Scuola superiore di Pisa, Maria Chiara Carrozza. Un punto sul quale ha sempre insistito Emma Marcegaglia, durante il suo mandato da presidente di Confindustria: a Bolzano lo ribadirà, forte anche dell’ultimo Report del Centro studi che introduce il tema dello "spread innovativo" tra Italia e Germania (il nostro numero di brevetti per abitante è meno della metà di quello tedesco) e individua nell’industria manifatturiera (soprattutto automotive, macchinari e apparecchiature) il principale volano di crescita per i suoi laboratori di grande prestigio, la capacità di commercializzare nuovi prodotti e il raccordo con il mondo universitario, altrove quasi assente.
«In Italia, il sistema pubblico non è sufficientemente tecnologico e non stimola il privato», conferma Nicola Villa, direttore mondiale di Cisco per l’innovazione delle amministrazioni pubbliche: «Speriamo nell’Expo del 2015». Villa è anche uno dei massimi esperti di smart city: «È tempo di pensare a progetti più maturi, e pianificati. Trasporti, illuminazione, servizi al cittadino, smart grid: ci sono buoni esempi anche da noi. Genova, Torino, Brescia. E in Trentino-Alto Adige».
E poi ci sono i giovani: ancora bamboccioni o serbatoi di idee? Miguel Benasayag, filosofo argentino teorico dell’epoca delle passioni tristi, ne parlerà con Mempo Giardinelli, scrittore suo connazionale. E ancora, il ministro dell’Ambiente Clini, il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè, l’ad di 3M Mario Mascolo, il direttore del Mit di Boston Kenneth Morse, l’ex commissario Ue Franz Fischler che farà da testimonial alle tecnologie alpine verdi, come presidente del Forum europeo di Alpbach.
«Io vedo il festival come un momento per ripensare alle debolezze di sistema, non come inutile vetrina. Serve aprirsi la mente e iniziare a sviluppare una cultura della ricerca che diventi percezione comune, a partire dalla scuola», dice Egidi. Perfetta, da questo punto di vista, la "Lunga notte della ricerca" che, all’insegna del motto "No Research? No Energy?", distribuirà su 16 stazioni sparse per la città una serie di giochi, seminari, laboratori, esperienze in prima persona. Scienza da vedere, da toccare, da scoprire: come sperimentare i rischi da congelamento; visitare la scuola del futuro senza banchi ma con le lavagne interattive multimediali; salire sul prototipo di trattore che serpeggia tra i vigneti terrazzati; scoprire la tecnologia che impedisce la dispersione dei vapori di carburante nei rifornimenti; imparare a vedere immagini tridimensionali o capire i segreti dei tessuti traspiranti. Perché la vera energia - dice lo slogan - è nella testa.