Barbara Gallavotti, Panorama 20/9/2012, 20 settembre 2012
CON I SUPERSPAGHETTI SAREMO TUTTI PIÙ SANI
Difficile migliorare quello che sembra già perfetto, eppure un gruppo di ricercatori delle Università di Bari, del Molise e di Adelaide (in Australia) si sono posti l’obiettivo di «ottimizzare» gli spaghetti e in generale i derivati del grano duro e dell’orzo. Cosa potranno mai avere quelli che sono già stati soprannominati superspaghetti più dell’immortale maccherone (il «verme» che annientava le velleità yankee di Alberto Sordi nel film Un americano a Roma)? Dal punto di vista del gusto, quasi nulla: i nostri spaghetti sono già al vertice. Non a caso in Italia consumiamo 1 milione 670 mila tonnellate di pasta all’anno, 28 chili a testa. A conti fatti, nel corso della vita ne divoriamo oltre 2 tonnellate, l’equivalente in peso di un ippopotamo.
I ricercatori tuttavia pensano che le virtù nutrizionali possano crescere. «Ciò che ci proponiamo è studiare a fondo la fisiologia di grano duro e orzo, capire come e quando vengono sintetizzate e accumulate molecole nutritive e fibre e individuare i geni che determinano i caratteri più interessanti nelle diverse varietà anche in situazioni di stress come la scarsità d’acqua» spiega Emanuele Marconi, della facoltà di agraria dell’Università del Molise.
Una volta ottenuta questa sorta di identikit si potranno per esempio miscelare le varietà di grano duro in modo ottimale e calibrare al meglio i processi di essiccazione e preparazione. Il superspaghetto sarà quindi buono come quelli attuali, ma più salutare. «In tre anni dovremmo avere i risultati che cerchiamo» prevede Marconi.
1.670.000 tonnellate
La quantità annua di pasta che consumano gli italiani, ossia 28 chilogrammi a testa. Nel corso della vita sono circa 2 tonnellate. Ora i ricercatori vogliono creare, con tecniche genetiche, una qualità di spaghetti che abbia un maggiore contenuto di fibre.