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 2012  settembre 21 Venerdì calendario

IL GOVERNO TAGLIA LE STIME SUL PIL

Profonda recessione quest’anno. Risalita, ma ancora numeri negativi, per tutto il 2013, ritorno alla crescita solo nel 2014. Nonostante tutto Mario Monti, in fondo al tunnel, la luce la vede. E a quanto se ne capisce, non è quella del treno evocato con amara ironia da Sergio Marchionne, molto più pessimista sulla ripresa dell’economia italiana. L’aggiornamento del documento di finanza pubblica approvato ieri dal consiglio dei ministri è più realista di tutte le stime precedenti: il prodotto interno lordo quest’anno sarà in calo del 2,4%, il doppio di quanto previsto ad aprile, lo 0,2% sotto le previsioni di Confindustria e degli altri organismi internazionali. Per il 2013 il governo stima ancora un calo dell’economia dello 0,2%, ben al di sotto del +0,5% dell’ultima previsione. Poiché l’economia va male, peggiorano anche i conti pubblici: il deficit quest’anno chiuderà a -2,6%, nel 2013 a -1,6%. E’ il rinvio sine die del pareggio di bilancio. È la concessione che il premier, senza poterlo ammettere, ha ottenuto dall’Europa per evitare una recessione più pesante del previsto: se avessimo voluto rispettare a tutti i costi quell’impegno, sarebbero state necessarie manovre ancora più dure di quelle approvate. Il documento che accompagna la decisione del governo non nega nulla: «Il maggior deficit di quest’anno è correlato ad un’evoluzione delle entrate meno favorevole del previsto, e a un maggior costo del servizio del debito, in parte compensato da una dinamica più contenuta delle altre voci di spesa». Le forme sono comunque salve: l’«indebitamento netto strutturale», ovvero il deficit al netto della recessione e delle misure una tantum, sarà pari a zero.

«Troviamo le cose in linea con quanto da noi sempre immaginato e previsto, salvo che il quadro internazionale è un po’ peggiore del previsto», ammette Monti, costretto a vedere il bicchiere mezzo pieno: «La luce della ripresa per l’anno prossimo si vede», perché «l’andamento dell’attività economica nel 2013 sarà crescente». A meno che - come ormai chiedono i partiti in campagna elettorale - non si rinunci a portare avanti fino in fondo le riforme: «Se l’Italia non continuasse sulla strada intrapresa» per risanare i conti «non solo i mercati darebbero segnali negativi», ma per il Paese sarebbe più difficile «continuare ad esercitare un’influenza» in Europa. Ecco perché «il cardine della nostra politica di risanamento dei conti rimane invariato. Non stiamo lavorando per un aumento delle tasse, ma per ridurre la spesa attraverso la spending review». Di qui a breve Monti conferma l’impegno di trovare almeno sei miliardi e mezzo «per evitare sine die l’aumento di due punti dell’Iva». Tradotto: nuovi tagli. L’aggiornamento del documento di finanza pubblica conferma anche il programma di dismissioni «pari ad almeno un punto di Pil l’anno».

Finito il consiglio dei ministri, il premier va alla presentazione dell’ultimo libro di Federico Rampini. Prima di entrare in sala si informa con l’ex ministro Pdl Antonio Martino su cosa sta accadendo nel suo partito dopo il caso Fiorito, quindi riprende in mano il microfono per un attacco diretto ai falchi della Bundesbank. Difende il tentativo di dare più trasparenza alle riunioni dei vertici della Banca centrale europea anche attraverso la pubblicazione dei verbali: «Un modo per ridurre le esternazioni di quanti inquinano il dibattito determinando ondate di sentimenti nazionali». Infine rivela un consiglio ad Angela Merkel a proposito dell’atteggiamento nei confronti della Grecia: «Ma perché non siete più orgogliosi sulla metà piena del bicchiere anziché rattristati, frustrati al limite del disprezzo, sulla parte vuota?» Già, perché?