Cristina Nadotti, la Repubblica 21/9/2012, 21 settembre 2012
DAL CIOCCOLATO ALLE BISTECCHE ECCO SVELATI I SEGRETI DELLA FAME COMPULSIVA
UNA bistecca, soprattutto per gli uomini, una vaschetta di gelato, una tavoletta di cioccolata. Impossibile resistere. Ma perché? Non è questione di poca forza di volontà, neanche di un bisogno alimentare. Il motivo per cui ci lanciamo famelici a divorare alcuni cibi è stato a lungo sconosciuto. Ora la scienza prova a dare alcune risposte. Gli americani chiamano “food craving” il desiderio incontrollabile per alcuni alimenti che sta alla base del fallimento di gran parte delle diete, di obesità, bulimia e fame compulsiva. Negli ultimi anni sono state ingenti le risorse finanziarie per arginare con la ricerca l’emergenza obesità, in campo scientifico i
risultati sono stati forse al disotto delle attese. Ma qualche punto fermo c’è: dipende da un miscuglio complesso di fattori psicologici, culturali e sociali, perché è ormai un assioma che in tutte le società il cibo ha un valore che va ben oltre la necessità di nutrirsi.
A fronte di progressi enormi fatti nel campo delle neuroscienze e dell’alimentazione, capaci di individuare quali sostanze in un dato cibo stimolano nel cervello la produzione di alcuni neurotrasmettitori, resta la difficoltà di mettere insieme un numero incredibile di variabili, la considerazione delle quali sfocia nel campo della filosofia estetica. È il vecchio problema dei gusti, che, questo almeno è accertato, variano da persona a persona. Per ora, come riporta un sommario delle principali scoperte nel campo fatto dal
Wall Street Journal,
ci sono giusto quattro elementi cardine per la spiegazione del desiderio incontrollabile per alcuni cibi. Il primo rimanda appunto ai progressi nelle neuroscienze, che hanno permesso di accertare che alcuni alimenti atsarà
tivano in aree specifiche del cervello le stesse reazioni provocate da alcol e droghe. Un altro caposaldo della ricerca è che nessuno è immune dalle tentazioni dell’abbuffata compulsiva, ma alle donne capita più spesso mentre ai ragazzi
capita con i dolci. E a proposito di differenza tra i sessi punto tre - mentre dopo aver divorato una vaschetta di gelato o l’agognata bistecca in pochi minuti un uomo si sentirà soddisfatto nell’85 per cento dei casi, una donna lo
soltanto nel 57%. Ma questo forse qualunque donna può spiegarlo con la preoccupazione immediata per i chili in più e il conseguente senso di colpa. Infine punto quattro - c’è il potere
della suggestione.
A far arrovellare i ricercatori c’è soprattutto l’assenza di alcuni cibi dall’elenco dei maggiori tentatori. A lungo si è spiegato il “food craving” come una risposta inconscia ad alcuni deficit nutrizionali. La cioccolata — sempre grande protagonista delle voglie incontrollabili — contiene magnesio, oltre a sostanze importanti per l’umore, e il desiderio ardente di una bistecca potrebbe essere il campanello d’allarme di carenza di ferro o proteine. Ma allora perché non si ha notizia di qualcuno che mangia avidamente carote e frutta in modo compulsivo? Soprattutto, perché la carne è “craving food” per gli uomini, quando sono soprattutto le donne a
soffrire di anemia?
In assenza di spiegazioni precise la nostra società obesa cerca qualche trucco, che non dista dall’abusata frase di Oscar Wilde per cui il miglior modo di resistere a una tentazione è cederle. Quindi di fronte alla tavoletta di fondente che dice “divorami” il suggerimento è di mangiarne un pezzetto soltanto, meglio se a fine pasto, e di fronte al profumo della sfogliatella calda è utile stordirsi con una sniffata di menta piperita per ingannare l’olfatto. Dicono poi gli scienziati che l’attività fisica costante porta a una diminuzione del desiderio incontrollabile del cibo e che chiudere gli occhi e visualizzare l’oggetto del desiderio può aiutare a soddisfarlo. Trucchetti a parte, e in mezzo a tanta incertezza, le ultime ricerche riescono però a dare una speranza a chi si vede già condannato al girone infernale dei golosi. L’esercizio dell’astinenza aiuta e quanto più a lungo si riesce a non indulgere nelle scorpacciate, tanto più flebile si farà il
desiderio.