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 2012  settembre 20 Giovedì calendario

L’APPLICAZIONE DELLE NUOVE REGOLE RESTA INCERTA - M

età luglio del 2011: il giudice di Torino Vincenzo Ciocchetti deve decidere sul ricorso presentato dalla Fiom sulla legittimità dell’accordo di Pomigliano, che i metalmeccanici Cgil non hanno firmato. Accordo legittimo. Il modello Fiat tiene, con la nuova organizzazione del lavoro, dall’orario, all’assenteismo, pause, turni. E il giudice ammette un contratto aziendale, considerandolo di primo livello, firmato separatamente con i sindacati più rappresentativi.
Ma se questa sentenza ha tutelato l’applicazione del contratto, da parte della Fiom continuano a fioccare risorsi ai tribunali. In particolare su quella "condotta antisindacale" che lo stesso Ciocchetti, in quella sentenza, attribuì al Lingotto, dando facoltà alla Fiom in base al"titolo terzo" dell’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, di costituire Rsa di avere diritti legali, come indire le assemblee, affiggere in bacheca, avere una saletta sindacale (secondo l’articolo 19 chi non firma un contratto non può costituire a pieno una Rsa).
L’ad della Fiat, Sergio Marchionne, l’ha detto nell’intervista a Repubblica: 70 cause aperte con i metalmeccanici Cgil. Sono ancora di più. E si concentrano su alcuni grandi filoni: il mancato riconoscimento alla Fiom di costituire in azienda le Rsa, cioè le rappresentanze sindacali unitarie (61 cause, 45 sentenze favorevoli alla Fiat, 7 alla Fiom, 3 rinviate alla Corte costituzionale, 6 in attesa di decisione); mancata riscossione da parte dell’azienda delle deleghe (39 cause, 35 favorevoli alla Fiom, l’azienda ha deciso di effettuare le trattenute agli iscritti Fiom); condotta discriminatoria nei confronti degli iscritti alla Fiom a Pomigliano (sentenza favorevole alla Fiom).
Non è bastato, quindi, il quadro di regole che si è formato in quest’ultimo anno, l’articolo 8 della manovra dell’estate scorsa in cui si stabilisce la valenza erga omnes dei contratti aziendali siglati a maggioranza, e l’accordo del 28 giugno 2011 tra Confindustria e sindacati. Nè l’uscita da Confindustria, decisa da Marchionne ad ottobre dell’anno scorso, proprio per avere quelle certezze che l’intesa, a suo parere, non offriva. Fuori, quindi, da quel contratto nazionale che si sta rinnovando in queste settimane e che si profila di nuovo separato.
«Il contenzioso è la dimostrazione palese di quello che succede quando le relazioni sindacali non funzionano», dice il giuslavorista Arturo Maresca. «Per un sindacato - continua - abbandonare le relazioni sindacali e confrontarsi attraverso i tribunali è un grave errore, anche un segnale di debolezza, perchè dimostra di non essere in grado di promuovere un’azione sindacale adeguata e cerca il sostegno dei giudici». Ma Maresca aggiunge anche: «se fosse applicato l’accordo del 28 giugno la Fiat avrebbe potuto invocare il principio dell’accordo interconfederale per cui un sindacato che non firma è vincolato a rispettarlo quando è sottoscritto dalla maggioranza delle altre rappresentanze sindacali».
Un anno fa, dopo la sentenza di Torino, l’azienda disse che avrebbe valutato gli investimenti sui siti produttivi. Alle preoccupazioni sindacali si è aggiungo il crollo del mercato. Tutto temi che saranno oggetto dell’incontro di sabato con il governo.