Antonella Rampino, la Stampa 20/9/2012, 20 settembre 2012
AMMISSIBILE IL RICORSO DEL COLLE
Sulla linea delle indiscrezioni filtrate dal palazzo della Consulta lo scorso 14 settembre, ieri la Corte costituzionale si è riunita ed ha deciso per l’ammissibilità del ricorso che Giorgio Napolitano ha sollevato contro la procura di Palermo nella nota vicenda delle «conversazioni captate» del presidente della Repubblica. Il Quirinale ritiene che esse vadano distrutte, i magistrati di Palermo che occorre vengano disposte da un’udienza del gip, che tuttavia metterebbe a rischio la riservatezza delle comunicazioni anche telefoniche del capo dello Stato, sancita da una legge del 1989.
Il dettaglio della decisione della Consulta sarà noto solo oggi, quando la Corte renderà pubblica la propria ordinanza. Ma quel che trapela è che l’ammissibilità è stata decisa sia secondo il criterio soggettivo che oggettivo: vale a dire che l’accoglimento del ricorso è fondato sia sotto il profilo dei soggetti, poiché sia il presidente della Repubblica che la procura di Palermo sono poteri dello Stato, che oggettivamente, ovvero il conflitto sollevato è congruo. Nel merito, la Corte si esprimerà a quanto pare tenendo un’apposita udienza entro il mese di novembre: tempi brevi, dunque. Come aveva a suo tempo annunciato il presidente Quaranta.
Il giudizio di ammissibilità di ieri più che un atto dovuto come anche eminenti costituzionalisti hanno notato - è forse un atto naturale, e tale sembra lo si consideri al Quirinale. Perché ovviamente se il Capo dello Stato ricorre, con argomenti per l’appunto fondati, alla Corte Costituzionale, è semplicemente inimmaginabile che la Corte non lo prenda in considerazione. Specie se si tratta di un conflitto di attribuzione «oggettivamente fondato».
Ma mentre il Quirinale ovviamente tace, il procuratore di Palermo Francesco Messineo ha accettato di commentare con i giornalisti. «Non siamo sorpresi», ha esordito, «la valutazione di ammissibilità è un passaggio processuale, serve a stabilire se ci sono i presupposti astratti del conflitto di attribuzione». In pratica, «non significa che dall’analisi della vicenda non possa emergere con chiarezza che il nostro operato sia stato corretto».
In queste ore, i relatori del giudizio di ammissibilità - ben due, Gaetano Silvestri che fu indicato dal centrosinistra e Giuseppe Frigo considerato vicino al centrodestra - sono impegnati nella stesura dell’ordinanza che sarà resa pubblica domani. Entro sette giorni la decisione sarà notificata alle parti, che decidono da chi farsi poi rappresentare al giudizio. Per Napolitano sarà in campo l’Avvocatura generale dello Stato, che già ha scritto il ricorso alla Consulta sulla base del decreto presidenziale del 16 luglio scorso. La Procura di Palermo, non potendo ricorrere agli avvocati dello Stato, ha tre strade: decide di difendersi attraverso uno dei suoi magistrati, sceglie un avvocato, o si limita a mandare una memoria scritta. La decisione non è a quanto pare ancora presa, i magistrati siciliani ne stanno ancora discutendo.
La questione che la Corte dovrà dirimere - al di là delle dichiarazioni di Messineo non è tuttavia una valutazione sull’operato dei magistrati di Palermo, ma una interpretazione di rilevanti norme costituzionali. L’articolo 90 della Carta e le leggi correlate sulle prerogative del capo dello Stato e sull’ampiezza della sua immunità.